Cultura e Spettacoli

I misteri di Roca Nuova

Nel territorio di Melendugno, tra San Foca e Torre dell’Orso, a pochi chilometri dal mare, si levano quattro plessi abitativi che si raccolgono intorno a una piazza, un castello e una chiesa. E’ Roca Nuova, un villaggio eretto nel Cinquecento a beneficio degli abitanti di Roca Vecchia, ormai nell’impossibilità di continuare a vivere nelle grotte affacciate sul mare ed esposti alle incursioni dei mori. Ma a Roca Nuova non vive nessuno. Il sito rientra fra i tanti centri abitati d’Italia e del mondo che versano in abbandono. Mutevole è il destino delle borgate, un tempo più di oggi esposte ai capricci della natura e ai casi della Storia. Tale esposizione è stata spesso ragione di fughe in massa. Fughe giustificate in passato da sismi, frane, inondazioni e saccheggi. Oggi invece basta il venir meno di una risorsa economica, la costruzione di una diga o di un’autostrada per tagliare fuori dal mondo un posto. Perché gli abitanti di Roca Nuova se ne andarono ? Eppure il nuovo villaggio – disegnato da Gian Giacomo dell’Acaya ; Giovan Tommaso Scala secondo altre fonti – era stato costruito con criteri assolutamente moderni per l’epoca : Abitazioni standard composte da due stanze, ognuna delle quali dotate di un soppalco e di un camino. E dette abitazioni erano state persino assegnate gratuitamente agli abitanti di Roca Vecchia per effetto dell’intervento economico del Re di Napoli e del Vescovo di Lecce… Un mistero.  E ce n’è un altro : Roca Nuova dista poco dal sito di Roca Vecchia, che come detto si affaccia sull’Adriatico. La maggiori attrazione del sito di Roca Nuova consiste in due piccole baie distanti circa sessanta metri l’una dall’altra e battezzate Poesia Grande (nell’immagine) e Poesia Piccola. Sono entrambe il risultato del crollo della copertura di vasti ipogei ; l’Adriatico vi penetra attraverso un canale percorribile a nuoto o con una piccola imbarcazione. Lungo i fianchi scoscesi dell’insenatura più grande si nota una cavità di forma rettangolare. Il cunicolo, invaso dall’acqua per qualche decina di centimetri, si presenta scavato con regolarità geometrica e procede per un centinaio di metri in linea retta prima di allargarsi in un ambiente dai contorni irregolari e privo di copertura ; probabilmente si tratta di un piccolo ipogeo dalla volta crollata. Appena a destra, il cunicolo riprende ad affondare nella roccia ma con un disegno diverso : una piramide tronca assai rastremata. A intervalli regolari si aprono in alto bocche di pozzo murate. Il livello dell’acqua si mantiene costante sino al punto in cui il tunnel s’interrompe bruscamente, ostruito da quelle che sembrano macerie da crollo. S’ignora cosa ci sia oltre. La struttura fa pensare ad un acquedotto molto vicino al modello dell’acquedotto del Triglio, che in epoca romana andava da Statte a Taranto. Lo confermerebbero la qualità limpida e (oggi) leggermente salmastra dell’acqua che percorre questa galleria artificiale e la presenza, come prima si diceva, di imboccature da cui attingere. E’ quel cunicolo l’inizio di un mai completato acquedotto che doveva alimentare Roca Nuova?

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 11 Settembre 2021

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