Cronaca

I motivi del “No” al referendum di Quagliariello e Fitto

 

E’ stato presentato a Bari il libro: “Perché é saggio dire No – La vera storia di una riforma che ha cambiato verso”, scritto dall’ex ministro per le Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello e dal presidente emerito della Corte costituzionale Valerio Onida, edito da Rubbettino. Un volume scritto a quattro mani dai due citati coautori che dal governo di Enrico Letta a quello di Matteo Renzi, entrambi del Pd, ripercorre senza reti o filtri, attraverso un serrato dialogo tra i due giuristi, la storia delle riforme in corso di questa tormentata Legislatura durante la quale si è passati dalla diaspora del centrodestra al patto del Nazareno, poi interrotto bruscamente a seguito di eventi che hanno determinato lo scenario politico attuale. Uno scenario che, come afferma lo stesso senatore Quagliariello uscito alcuni mesi fa da Ncd per fondare un proprio movimento politico, Idea (Identità ed azione) per l’appunto, vede “diviso il Paese in due sulle regole” e che “ha messo al bando i principi”, per cui è saggio – secondo Quagliariello ed Onida –  dire “No” al referendum costituzionale del prossimo autunno. Infatti, il coautore del libro e leader di “Idea”, parlando con i giornalisti a margine della presentazione, ha affermato che la riforma costituzionale “è stata portata avanti con un metodo insopportabile ossia quello di dire, come fa il premier Matteo Renzi, “o me o il diluvio”. E per questo, ha sottolineato Quagliariello: “Oggi le forze di alternativa a Renzi, di alternativa liberale, cristiana, devono dimostrare che dopo questo referendum non c’è il diluvio ma la possibilità di dare un altro governo, in tempi brevi, a questo Paese”. “Iniziando – ha aggiunto il fondatore e leader di Idea – con una disposizione di questa riforma, e cioè il taglio dei parlamentari” che, secondo l’ex esponente di Ncd, si può fare in sei mesi  con una semplice legge costituzionale che riduce i deputati 400 ed i senatori a 200. Mentre con la riforma costituzionale messa in campo da Renzi, secondo Quagliariello, “il Paese uscirebbe più debole e non più forte”. “Noi – ha aggiunto inoltre il leader di Idea – avevamo pensato a una riforma che dovesse unire il Paese, nei fondamentali e sulle regole. E che poi dovesse dare alle forze politiche la possibilità di cambiare e innanzitutto di rinnovare i loro principi. Ma alla fine del percorso ci troviamo un Paese spaccato in due, una riforma scritta male che nessuno vuole più, e i principi cacciati dal gioco politico”. “Noi – ha affermato a conclusione Quagliariello – crediamo che una Costituzione si cambia quando si può migliorare, non perché là si deve cambiare. Perché altrimenti il Paese si indebolisce e in questo momento abbiamo tanti problemi e non possiamo avere una Italia ancora più debole”. Invece un altro esponente del centrodestra, Raffaele Fitto, leader dei “Conservatori e Riformisti”, che è intervenuto alla presentazione barese del libro di Onida e Quagliariello, ha  rilevato che se si pensa “di fare emergere i patti del Nazareno a seconda delle circostanze, questo non può riunire una coalizione, ma rischia di indebolirla e basta”. Infatti, per Fitto, il centrodestra ha bisogno di un “chiarimento, a livello nazionale”. E sul suo ruolo di opposizione: “Se si vuol votare contro il referendum dopo averlo sostenuto nelle prime votazioni, e lo si vuole fare per bocciare questa riforma, ma non per fare cadere Renzi” allora – ha rilevato ancora il leader di Cor – “sembra che il pasticcio si abbastanza evidente”. Infatti, ha poi sottolineato Fitto “il centrodestra si può riunificare superando i giochi nelle stanze, le indicazioni verticistiche, l’idea che si possa cooptare e scegliere qualcuno”.  “Il centrodestra – ha pure spiegato l’europarlamentare di Maglie (Le) – si può coalizzare scegliendo alcuni elementi di base: essere alternativi a Renzi e al suo governo non a giorni alterni, ma in modo serio e definitivo; riempire il proprio programma di contenuti veri di cui gli italiani hanno bisogno per dare una prospettiva di cambiamento al nostro Paese”. E Fitto ha poi concluso il suo intervento dicendo che occorre dare “la parola agli elettori, aprendo alla partecipazione popolare con delle primarie regolate che possano scegliere i programmi e poi anche chi dovrà andare a guidare questo percorso”. Per intanto, da Roma, un altro esponente pugliese di centrodestra, il forzista barese Francesco Paolo Sisto ha dichiarato che girerà “per tutti i 41 comuni dell’Area metropolitana di Bari, per spiegare quanto questa riforma (ndr – costituzionale), in combinato con la nuova legge elettorale, sia dannosa per la democrazia”. Infatti, Sisto nell’annunciare la sua campagna per il “no” al referendum, che sarà presentata giovedì prossimo alla Camera insieme al capogruppo di Fi a Montecitorio, Renato Brunetta, ed alla collega Mara Carfagna, il cui slogan è “41 volte no, 2mq di libertà”, ha pure spiegato che il riferimento dei 2 mq “è allo spazio in cui è consentito manifestare in un’area pubblica senza chiedere l’autorizzazione”. “Per questo – ha concluso Sisto – ci saranno molti giovani del partito che, in tanti piccoli speakers’ corner, illustreranno le ragioni del ‘no’, indossando la maglia di difensori della Costituzione”. Ma la partita referendaria è appena agli inizi ed il “meglio” è, per tutti, sicuramente da venire quando, agli inizi dell’autunno, il gioco entrerà effettivamente nel vivo e, quindi, si farà davvero duro con l’inizio ufficiale della campagna propagandistica del “Sì” e del “No”. 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 27 Luglio 2016

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