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I “nodi” da sciogliere nella maggioranza e nell’opposizione sono ancora molti

Il rinnovo dell'Assemblea dovrebbe essere previsto in autunno, tutti alla ricerca del nome da candidare a governatore

Oggi, salvo sorprese in Aula con il numero dei presenti, dovrebbe svolgersi la prima seduta di Consiglio regionale del 2025. L’Assemblea pugliese, infatti, a torna riunirsi dopo una pausa di oltre un mese, visto che la precedente seduta si è svolta il 18 dicembre scorso per l’approvazione della legge di bilancio, durante la quale – come si ricorderà – fu approvato, con voto segreto e quasi sicuramente trasversale, anche un emendamento della consigliera pentastellata Antonella Laricchia, per le nomine di competenza regionale, ma non gradito al presidente Michele Emiliano ed al Pd pugliese, o parte di esso. All’ordine del giorno di oggi figurano solo mozioni ed interrogazioni, ma l’odierna seduta sarà utile a capire il “clima” presente all’interno del Consiglio pugliese e, in particolare, della maggioranza di centrosinistra che governa la Regione Puglia. Infatti, la legislatura volgerà al termine al massimo entro l’autunno, però i nodi scottanti ancora da sciogliere all’interno della maggioranza sono ancora tanti, a cominciare da quelli di carattere elettorale. Primo fra tutti è sicuramente quello sulla cosiddetta norma “anti-sindaci”, introdotta anche questa con voto segreto e trasversale, visto che a proporla erano stati due consiglieri della civica “La Puglia domani” di centrodestra, Pagliaro e Scalera, e che alle prossime regionali dovrebbero essere candidati entrambi nelle fila di Fratelli d’Italia. Norma che – come è noto – ai sindaci dei Comuni pugliesi ha esteso il termine delle dimissioni dalla carica, per potersi candidare alle regionali, da 45 a 180 giorni prima della consultazione. Un nuovo “tetto” all’ineleggibilità dei sindaci alla Regione che non è gradito soprattutto al Pd, o parte di esso, e in particolare all’eurodeputato dem Antonio Decaro che, in caso impossibilità ad un eventuale terzo mandato di Emiliano, è già sulla rampa di lancio con la propria candidatura, a sostegno della quale vorrebbe anche una folta schiera di sindaci in lista per il Consiglio regionale. Ma tra i “nodi” di carattere elettorale vi sono anche quelli riguardanti le modifiche che la maggioranza vorrebbe apportare all’attuale legge pugliese sull’elezione del Consiglio e, in particolare, alla soglia di sbarramento del 4% per le liste ammesse alla ripartizione dei seggi. Un’altra modifica riguarderebbe la possibilità di introdurre la figura del “consigliere supplente”, da far subentrare in via provvisoria ai consiglieri chiamati a svolgere il ruolo di assessore e, quindi, a rendere sostanzialmente incompatibile tale carica con quella di consigliere, senza però farli dimettere in modo irreversibile dalla carica di consigliere, ma solo per il periodo permanenza in giunta. Una novità, quest’ultima, che in Puglia alcune forze politiche presenti in Consiglio vorrebbero introdurre perché dalla prossima legislatura il plenum dell’Assemblea dovrà passare da 50 a 40 seggi, poiché la popolazione è scesa ad di sotto di 4 milioni di abitanti e, in base alla legge voluta nel 2012 dall’ex governo Monti, è prevista una diminuzione del 20% dei posti da assegnare in Consiglio. Per tale riduzione, però, è in corso un’iniziativa in Parlamento del deputato pugliese Ubaldo Pagano del Pd, che in “combutta” con il responsabile regionale del partito di Giorgia Meloni (Fdi), il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, vorrebbe emendare l’attuale norma Monti con un escamotage numerico che sostanzialmente modificherebbe la soglia dei 4 milioni di abitanti, abbassandola quindi a 3,8 milioni, con l’introduzione di un’ulteriore soglia del 5% di oscillazione al limite previsto, per rendere effettiva la contrazione dei seggi. Un emendamento che – stante a qualche bene informato – difficilmente troverà in Parlamento i consensi per essere approvato, perché sia nelle fila governative che in quelle dell’opposizione ci sarebbe l’effettiva volontà ad accogliere. Alla luce di tale incertezza, per le eventuali modifiche alla legge elettorale pugliese, i principali partiti presenti in Consiglio, sia di maggioranza che di opposizione, vorrebbero elevare lo sbarramento dal 4 al 5 per cento; mentre tutte le forze politiche minori sarebbero per un abbassamento dal 4 al 3 o, addirittura al 2,5%. Alla fine è possibile, però, che non se ne faccia nulla per evitare possibili sfilacciamenti nella maggioranza di centrosinistra, con spiacevoli ripercussioni a conclusione della legislatura, sia per il governatore uscente Emiliano, sia per il candidato del centrosinistra che dovrebbe succedergli nella candidatura, qualora non fosse possibile il terzo mandato. Infatti, allo stato dei fatti, un’uscita di scena definitiva di Emiliano dalla corsa per la riconferma a governatore, con l’eventuale possibilità di terzo mandato, sembrerebbe alquanto improbabile. Nel frattempo che anche questo enigma si chiarisca, sul fronte del centrodestra il nome da portare come candidato governatore sembra essere ancora un “rebus” di difficile soluzione, sia se dall’altra parte ci sarà Emiliano, sia se ci fosse qualche altro nome del centrosinistra. Tra questi, il più temuto, al momento è sicuramente l’ex Primo cittadino barese ed ex presidente dell’Anci, Decaro, che alle scorse europee – come è noto – si è “guadagnato” l’appellativo di “Mister preferenze” per aver conseguito solo in Puglia circa 350mila voti di preferenza. Ma su di lui – come è pure noto – pende ancora la “spada di Damocle” della decisione del ministro degli Interni sull’esito dell’indagine amministrativa effettuata dalla Commissione di accesso agli atti sul Comune di Bari e dalle cui conclusioni potrebbe dipendere la possibilità per Decaro di potersi, o meno, candidare alle regionali. Infatti, un’eventuale incandidabilità di “Mister preferenze” alla Regione conseguente ai provvedimenti che potrebbero eventualmente interessare il Comune di Bari potrebbe facilitare al centrodestra la soluzione del “rebus” sulla candidatura a presidente alle prossime regionali, ma anche nel centrosinistra c’è chi verosimilmente non si strapperebbe le vesti, se Decaro restasse fuori dalla partita per la successione ad Emiliano. “Anzi, – ha esclamato ironicamente qualcuno della stessa parte politica che dovrebbe sostenere Decaro a governatore – è possibile che non tutti i mali vengono per nuocere!”. Infatti, a ben vedere la situazione del centrodestra pugliese, è possibile anche che a prescindere dal nome che il centrosinistra indicherà per la carica di governatore, il risultato finale anche per le prossime regionale potrebbe non cambiare. Come dire, anche per la prossima tornata elettorale “nulla di nuovo” a livello locale per il centrodestra pugliese.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 28 Gennaio 2025

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