Cultura e Spettacoli

I pastori ebbero una paura… del diavolo

Dietro ogni toponimo esiste una storia. Vicende di una famiglia, di un personaggio storico o di fantasia, eventi e dicerie che abbiano lasciato un segno nella memoria comune a proposito di un determinato sito possono giustificarne il nome. Prendiamo il caso dello Jazzo del Demonio, nel territorio di Ruvo, a poca distanza da Bosco Scoparella (lo jazzo è un particolare recinto per pecore frequente nel territorio della Murgia e del Gargano, costruito lungo i tratturi e destinato al ricovero temporaneo delle pecore durante la transumanza). Il toponimo di cui vogliamo occuparci trae origine da una leggenda di cui esistono versioni leggermente differenti. Confrontandole, alla fine si mette assieme che una notte d’inverno, naturalmente tempestosa, due pastori, che in quello jazzo aveva trovato rifugio insieme alle loro greggi, si stavano scaldando al caminetto quando udirono i cani abbaiare insistentemente prima che si sentisse bussare. Aperto che ebbero, si trovarono davanti un viandante tutto imbacuccato il quale, come riferì con voce in apparenza rauca (in realtà artefatta?), aveva smarrito il cammino. Lo fecero entrare. Una volta fatto ingresso, lo sconosciuto apparve esitante a liberarsi degli stracci che lo coprivano, sì che non lo si poteva vedere in viso. I pastori, comunque lo invitarono accanto al fuoco. Appena l’ospite si fu seduto, il pastrano gli si sollevò scoprendo invece delle gambe due zampe pelose che terminavano in uno zoccolo… Il demonio! I poverini si segnarono e corsero a rifugiarsi sotto un crocifisso appeso al muro ed unico arredo di quel rustico ricovero. Immediatamente il demone svanì lasciandosi dietro una ventata di zolfo… Cosa c’è di vero in tutto questo? Che un viandante sperduto bussi in una tempestosa notte d’inverno alla porta di uno jazzo, per quanto faccia molto letteratura di maniera, ci può stare. E può essere pure che a quella novità due poveri pastori cresciuti nell’ignoranza si dispongano mentalmente più in chiave superstiziosa che razionale. Che succede allora se chi ha bussato, ancora intirizzito dal freddo, tiene il capo affondato nel bavero del pastrano in modo da non far scorgere il viso? E, ancora, che succede se il sedicente viandante nell’atto di sedersi svela sotto il pastrano rozzi pantaloni di pelliccia che coprono per intero gli stivali lasciandone libere solo le funte affusolate e scure?… Succede che alla reazione isterica dei pastori il pover’uomo s’impaurisce a sua volta e con un balzo torna sotto la tormenta. Il resto lo fa la fantasia : l’uomo è sparito, un insopportabile odore di zolfo… Il fatto vola di bocca in bocca e in capo a un paio di generazioni ecco che un ricovero forse noto da sempre come Jazzo (vicino al bosco) Scoparella, viene ‘ribattezzato’ nei termini più blasfemi.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 21 Ottobre 2018

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