Cultura e Spettacoli

I pesanti segreti del Principe

Il Cristo velato (vedi immagine) è una scultura  realizzata nel 1753 da Giuseppe Sanmartino econservata nella Cappella Sansevero di Napoli. L’opera, tra le più celebri al mondo, è passata alla storia per l’effetto straordinario e anche inquietante prodotto dal sudario adagiato sul corpo del Salvatore. Come venne prodotto?… In questo mistero c’è un tocco di casa nostra. Committente del Cristo Velato fu Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, nato a Torremaggiore  il 30 gennaio 1710. Uomo geniale e dalla curiosità poliedrica, Raimondo di Sangro si occupò anche di esoterismo e alchimia. Tale aspetto del principe pugliese è messo in relazione con lo strabiliante risultato raggiunto dal Sanmartino nel realizzare il velo che copre il corpo di Cristo. Un risultato che divide. C’è chi crede solo al talento straordinario di Sanmartino e chi invece pensa ad una scultura sulla quale sia stato adagiato un velario di stoffa ‘sensibile’, poi impregnata di una sostanza chimica ‘vetrificante’ ; in quest’ultimo caso la stoffa e la sostanza chimica impiegate sarebbero frutto delle conoscenze segrete del Sanseverino. Ma allora, ribattono i sostenitori della tesi non esoterica, come spiegare quanto affermato da analisi accuratissime e cioè che salma e sudario appartengono allo stesso blocco roccioso? Una risposta può essere questa : Una stoffa ‘non comune’ che venga immersa in un ‘bagno acido’ può perdere l’elemento vegetale (che a questo punto si dematerializza) e ‘impregnarsi’ a livello molecolare del supporto roccioso su cui viene stesa… La questione è ancora aperta. Ma c’è un punto : Se il Cristo Velato è tutta farina del sacco di Sanmartino, perché lo scultore partenopeo, soprattutto alla luce dell’enorme successo dell’opera, non replicò il soggetto o non adattò ad altro soggetto la stessa stupefacente tecnica…? Forse non poteva senza l’aiuto di Sansevero, il quale a sua volta doveva avere tutto l’interesse a che il suo Cristo Velato restasse inimitabile. Se Sanmartino non vuotò il sacco lo fece per calcolo o prudenza, ovvero allo scopo di evitare che la sua fama venisse ridimensionata o di patire le conseguenze della violazione di un patto di segretezza (se l’autorità religiosa avesse fiutato la presenza del Maligno negli esperimenti di Raimondo di Sangro, Sanmartino rischiava la correità). Una parte consistente della produzione di Sanmartino è in Puglia, distribuita tra Monopoli, Foggia, Martina Franca e San Severo. Il meglio però è conservato a Taranto : il cappellone della chiesa di San Cataldo è ornato da otto statue di grandi dimensioni a riproduzione di San Filippo Neri, San Domenico, Santa Teresa D’Avila, San Francesco di Paola, Santa Irene, San Giovanni Gualberto e San Giuseppe.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 9 Luglio 2020

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