Cultura e Spettacoli

I predoni non lasciarono una pietra

Nel suo ‘Storia della città di Ariano’ (Ariano di Puglia, Tipografia Marino, 1893, pp. 114-119) Nicola Flammia afferma che dopo il 1461 l’alta valle del Sannoro (un torrente affluente del Cervaro) venne battezzata ‘Lago di sangue’. Il raccapricciante toponimo è legato ad un fatto d’arme occorso in quell’anno e che vide contrapposti il barone Giovanni d’Angiò col suo seguito e le truppe aragonesi. Scacciati da Orsara, i primi stavano tentando di rifugiarsi nel castello di Crepacuore, che allora sorgeva in cima al Castiglione, una vetta di 959 metri nel territorio di Faeto, in posizione baricentrica tra l’Appennino campano e il Tavoliere delle Puglie. Ma non fecero in tempo. Catturati poco prima di giungere a destinazione, furono trucidati. Di quale castello si parla se in cima a quella montagna non esiste altro che un manto di vegetazione spontanea? Eppure un maniero esisteva, con ogni verosimiglianza edificato a suo tempo sulle rovine di un’antica fortificazione sannitica. Un maniero anche d’una certa importanza considerata la sua posizione strategica (questo ‘forte di valico’ era a guardia del passo montano lungo cui scorreva uno dei tanti percorsi della Francigena, fascio di vie che dall’Europa occidentale, in particolare dalla Francia, conducevano a Roma, proseguendo poi verso la Puglia dove erano i porti d’imbarco per la Terra Santa, meta di pellegrini e crociati). La prima notizia che si ha di questo maniero risale al 1024, anno in cui esso – come riportato da un documento – venne assegnato dagli imperatori bizantini Basilio e Costantino al vescovo di Troia. Chiusa l’era delle Crociate dopo la resa di San Giovanni d’Acri nel 1291, la fortezza progressivamente decadde. Il colpo di grazia glielo inflisse il devastante terremoto del 1456. Definitivamente abbandonato e ridotto a un rudere, il castello di Crepacuore rimase alla mercé degli agenti atmosferici… e dei predoni. In passato era così, quando una costruzione in mattoni di pietra squadrata andava in degrado, gli abitanti della zona si dedicavano ad una puntigliosa opera di spoliazione. Quei blocchi rocciosi venivano impiegati altrove per elevare fabbricati delle specie più svariate : magazzini, stalle, case rustiche… Se invece si metteva le mani su merce pregiata (marmi, colonne e capitelli), quest’altro materiale andava ad ornare chiese e dimore signorili. Quando ebbe termine il lavoro dei predoni ? Tornando a ‘Storia della città di Ariano’, Flammia afferma che nell’Ottocento era ancora visibile qualche rudere e che già allora il sito veniva chiamato Castellone o Castiglione e non più Crepacuore. –  Nell’immagine, i ruderi di Castle Ardvreck, nella contea di Sutherland, in Scozia.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 21 Maggio 2022

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