I rapporti tra Renzi ed Emiliano sono instabili e alquanto imprevedibili
In vista delle elezioni politiche della primavera prossima le gatte da “pelare” sono più di una nel centrosinistra pugliese e nel Pd in particolare, dove la “tregua” armata tra il governatore pugliese, Michele Emiliano, leader di una neo nata corrente interna al partito, “Fronte democratico”, ed il segretario nazionale, Matteo Renzi, proprio in Puglia potrebbe trasformarsi in una “battaglia” politica senza esclusione di colpi, qualora le prossime candidature pugliesi del Pd, per Camera e Senato, fossero gestite esclusivamente dai vertici romani del partito e, quindi, senza la preventiva condivisione con i vertici locali. Condivisione che, nel caso pugliese, significa verosimilmente la possibilità per la corrente del presidente della Regione di poter eleggere almeno la metà dei rappresentanti parlamentari pugliesi potenzialmente eleggibili dal partito di Renzi. In altri termini, significa che il segretario nazionale del Pd dovrebbe poter dare ad Emiliano la possibilità alle prossime politiche di poter portare in Parlamento solo dalla Puglia un numero di eletti della corrente “Fronte democratico” che dovrebbe aggirarsi intorno a non meno di 8/10 unità. Però, questo significa che, se la legge elettorale della Camera dovesse rimanere quella in vigore, ovvero l’Italicum, tutti i nomi dei capilista bloccati dei sette collegi camerali pugliesi dovrebbero essere indicati da Emiliano. Mentre i restanti candidati delle liste, ossia quelli che – come è noto – devono avere il voto di preferenza, dovrebbero invece essere suddivisi in base ai rapporti di forza su base provinciale tra la corrente renziana, quella del ministro Andrea Orlando e lo stesso Emiliano che, attraverso le preferenze dovrebbe poter riuscire ad esprimere almeno qualche altro deputato in qualcuno dei collegi dove il Pd riuscirebbe ad ottenere il quorum per far scattare qualche altro candidato, oltre il capolista che – come è pure noto – sarebbe comunque il primo ad essere eletto, se c’è il quorum di collegio per il partito. Analogo discorso dovrebbe poi avvenire per le candidature pugliesi al Senato, quando saranno definite le nuove modalità di voto per i candidati a Palazzo Madama e dove Emiliano dovrebbe verosimilmente puntare ad ottenere in Puglia per la sua corrente non meno di due o tre eletti. In realtà, però, l’ex premier fiorentino difficilmente concederà al presidente Emiliano di egemonizzare con i propri nomi i capilista pugliesi di collegio alla Camera ed i posti pugliesi sicuri al Senato. Perché ciò significherebbe mettere il governatore pugliese nelle condizioni di poter fare, successivamente, nel Pd quello che l’ex governatore pugliese di centrodestra, Raffaele Fitto, ha tentato di fare nel 2015 in Forza Italia con Silvio Berlusconi. Ossia tentare di condizionare la linea politica nazionale del partito, attraverso le presenze parlamentari a lui fedeli. Oppure, diversamente, avere comunque la possibilità concreta di creare propri gruppi politici autonomi in Parlamento, come poi effettuò l’europarlamentare di Maglie (Le), uscendo da Forza Italia. E il segretario Renzi sicuramente in Puglia, alle politiche della prossima primavera, non farà con Emiliano per il Pd l’errore di Berlusconi che in Fi nel 2013 affidò la scelta della maggioranza dei candidati alla Camera ed al Senato con elezione quasi sicura ad un solo capo corrente, qual’era all’epoca Fitto in quel partito in Puglia. E’ probabile, invece, che l’ex premier Renzi in Puglia, come in tutte le altre regioni, suddivida le candidature di Camera e Senato con più alte probabilità di elezione fra tutte le anime interne al partito sulla base dei rapporti di forza emersi dall’ultimo Congresso del Pd. E, quindi, che Emiliano nel suo feudo elettorale pugliese non ottenga in tutto, tra Montecitorio e Palazzo Madama, non più di due o tre nomi sicuri da eleggere. D’altronde già qualche mese fa il segretario Renzi, attraverso l’eurodeputata pugliese del Pd, Elena Gentile (all’ultimo Congresso notoriamente di area renziana e su molti temi locali in polemica con il governatore Emiliano), ha indirettamente reso noto che “non c’è alcun patto” tra i vertici romani del partito e quelli pugliesi, perché la scelta delle candidature per le politiche sarà appannaggio esclusivo della segreteria nazionale e non delle singole segreterie regionali o provinciali del Pd. Per cui, se tale indirizzo sarà confermato, la ventilata “tregua” interna al Pd tra Emiliano e Renzi difficilmente sarà confermata dai fatti. Ed infatti già dalle parole pronunciate dal governatore Emiliano nel suo discorso di sabato scorso alla presenza del premier, Paolo Gentiloni, e del ministro renziano alla Coesione territoriale, Claudio De Vincenti, durante la cerimonia inaugurale della Fiera del Levante, si evince che la situazione dei rapporti politici tra il leader di “Fronte democratico” ed il segretario del Pd è alquanto instabile e destinata a imprevedibili sviluppi.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 13 Settembre 2017