Cronaca

I rifugiati contro il muro dell’indifferenza: in 8 dentro tende di 20 metri, col rischio contagio

Ormai sono trascorsi più di quattro mesi: era fine novembre 2014 quando oltre un centinaio di migranti e interi nuclei famigliari sono stati sgomberati dal Comune di Bari dall’ex-convento di Santa Chiara per essere accompagnati nella tendopoli sistemata all’interno del capannone ex-Set di via Brigata Regina. Per convincerli, bisogna dirlo, le solite rassicurazioni che entro due mesi al massimo avrebbero ricevuto un’abitazione migliore e che, quindi, era una sistemazione temporanea, ma qui in Italia il Governo rende stabile e normale tutto quanto è temporaneo ed emergenziale. Infatti la stessa cosa succede nel Centro di Bari/Palese, dove si aspetta anche un anno, invece delle quattro/cinque settimane previste, per la concessione del documento. Ma andiamo avanti, lasciando la parola ai volontari che li assistono, i richiedenti asilo e rifugiati di stanza negli spazi all’ex Set del Libertà. <>. E non è finita. Nel frattempo le condizioni di vita all’interno della tendopoli sono sempre più insostenibili e peggiori: sicuramente il capannone è inagibile per utilizzarlo come alloggio. E’ freddo e sempre più umido; sempre più infestato da piccioni ed altri volatili che defecano ovunque. <campagna di solidarietà, grazie alla quale riusciamo a ricevere beni di prima necessità, che molti non riescono a reperire: dalle reti ai materassi, dai generi alimentari a quelli per la pulizia personale e alle scarpe>>. E quando denunciano questo stato di abbandono, i volontari della rete antirazzista, non è per ottenere assistenza o carità; bensì per veder riconosciuto quanto previsto dalle Convenzioni e dai Trattati internazionali. <<Non abbiamo lasciato l’Africa, i nostri studi e le nostre famiglie per stazionare in un ghetto, per perdere la nostra dignità in una tendopoli. Siamo stati costretti a farlo. Abbiamo studiato il diritto internazionale, cosa significa diventare Rifugiato politico. Conosciamo i nostri doveri, ma vogliamo che ci siano riconosciuti anche i nostri diritti, semplicemente per essere messi nelle condizioni di poter trovare un lavoro, vivere dignitosamente>>, ripetono i ragazzi africani. Dopo settimane di indifferenza , in ogni caso, è stato chiesto ufficialmente alle Istituzioni competenti un incontro con i rappresentanti del Comune e della Prefettura di Bari, allo scopo di conoscere i tempi di chiusura della tendopoli, l’individuazione di altri siti per un immediato trasferimento, ma anche come si stanno utilizzando i finanziamenti europei per i rifugiati  destinati all’ottenimento di un’altra e umana abitazione. E adesso, dopo l’ultima richiesta avanzata dai migranti, il Comune di Bari ha confermato un incontro per stamattina a Palazzo di città, sperando di avviare in questi giorni di pace e festività pre-pasquali un percorso che eviti altre pene a chi ne ha già dovute sopportare tante, per colpa di persecuzioni e guerre.

 

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 3 Aprile 2015

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