Cronaca

I rimborsi dei buoni pasto non riguardano i dirigenti medici

La patata bollente all’interno dell’azienda sanitaria locale barese, la più grande della Puglia, è venuta a galla già da qualche tempo. E cioè da quando, circa sette mesi fa, il Tribunale del Lavoro ha depositato le prime sentenze che davano ragione ai dipendenti che s’erano rivolti al giudice per ottenere il rimborso dei buoni pasto, che l’Asl non passava. Il resto l’hanno fatto i sindacati che hanno denunciato, appunto, la cattiva gestione della indennità di mensa alla “Asl di Bari” e le vicende ad essa legate. Una brutta storia che ora sta costringendo l’azienda a dover pagare diversi risarcimenti. Gravi ombre, dunque, sulla gestione del servizio mensa alla Asl di Bari, una storia che di dipana da diversi anni e che interessa circa 7.500 dipendenti mentre “stranamente” i vertici aziendali hanno dimenticato di impugnare, nei mesi scorsi, diverse sentenze, liquidando il risarcimento a circa un centinaio di dipendenti, discriminando così altre migliaia di lavoratori che vantavano lo stesso diritto. Infatti, come emerge anche dalla relazione che l’estate scorsa il vecchio direttore generale Domenico Colasanto consegnava al capo della giunta regionale per difendersi dalle accuse di una ben più vasta ispezione ministeriale in uffici e servizi Asl, il riconoscimento del diritto al buono pasto è stato per anni disatteso dalla stessa azienda sanitaria. Ciò ha prodotto, bisogna ricordare, un contenzioso enorme con il personale, fin dal 2007, cioè da quando i dipendenti interessati alla questione -oltre cinquemila- ottennero sentenze di primo grado favorevoli al riconoscimento del diritto alla mensa. E così ora l’Azienda Sanitaria di Bari, dopo aver anche mutato timoniere, rischia di bruciare una decina di milioni di euro per il mancato accordo coi sindacati sulla distribuzione dei buoni-pasto in sostituzione del servizio mensa che ancora non c’è. «Si ritiene – si legge nelle conclusioni della ispezione ministeriale – che mediamente tali spese possano stimarsi in non meno di 1000 euro per singolo ricorso, di cui 500 euro per Consulenze Tecniche (Ctu) con un potenziale costo complessivo pari a 5 milioni e mezzo, ai quali occorre aggiungere la sorte capitale>>. Insomma, la mensa rappresenta ancora una tribolazione per l’Asl del capoluogo pugliese: prima è stato istituito dalla precedente direzione generale, poi è stato revocato, e infine negato ai lavoratori. E così, con diverse delibere dell’anno scorso è stato stabilito di liquidare il risarcimento soltanto a circa duecento dipendenti (tra personale medico, paramedico e amministrativo dei vari ospedali appartenenti alla azienda sanitaria barese) poiché il settore legale si sarebbe lasciato sfuggire la impugnazione di altre sentenze, in particolare nei confronti di un avvocato, moglie di un dirigente sindacale. Stranezze che non hanno messo a tacere le voci di ulteriori sprechi nel servizio pubblico, ignorando il piano di rientro e gli accordi già sottoscritti che farebbero risparmiare l’azienda sanitaria. Tanto che, per sgomberare il campo dagli equivoci e delle presunte lettere minatorie appese alle bacheche aziendali a firma della direzione del personale, torna a montare la rabbia di migliaia di medici, impiegati e paramedici senza rimborso, buono pasto e servizio mensa, mentre si sparge la voce dei primi riconoscimenti economici al personale per i buoni pasto. Ma siamo sicuri? Alcuni sindacati autonomi hanno diffuso la voce che sarebbero stati dati i soldi dalla ASL per la mensa non goduta anche per i medici. <>, precisa Leonardo Damiani, dirigente medico all’Ospedale ‘Di Venere’ di Bari/Carbonara che ha seguito con grande attenzione la vertenza fin dall’inizio. L’accordo in atto con l’azienda sanitaria barese, difatti, riguarda quel Comparto che in effetti comprende infermieri, personale tecnico e impiegati non dirigenti. <>, chiarisce infine Damiani. Che, come molti suoi colleghi medici in servizio all’ASL di Bari, probabilmente non sa ancora che la tredicesima mensilità verrà erogata direttamente in busta paga prima della fine mese e non in anticipo, come sempre accaduto negli anni scorsi. Ma a questo punto, si può dire senza tema di smentite, erano altri tempi…

Antonio De Luigi 


Pubblicato il 15 Dicembre 2015

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