I rivenditori: “Sbagliato multare e sequestrare le biciclette elettriche. Chi pagherà, adesso?”
Più di una ventina, le biciclette elettriche che i vigili urbani hanno multato e sequestrato a Bari, il mese scorso, calcando molto la mano. Tre le irregolarità contestate in quello che è stato un vero e proprio ‘blitz’ orchestrato dai poliziotti municipali agli ordini del comandante Stefano Donati, dalla mancanza di targa e assicurazione, alla guida senza casco, che ha portato i vigili ad applicare il ‘massimo della pena’, e cioè il sequestro del motorino. Eggià perché –e qui cominciano i problemi- per la Polizia Municipale di Bari quei velocipedi non sarebbero biciclette a motore, ma veri e propri ‘scooter’ taroccati, nel senso che, non contemplati dal codice della strada, i baresi li userebbero più che altro per scansare spese abbastanza pesanti, come quella dell’assicurazione. Ma da ottobre i proprietari di quelle biciclette a motore sequestrate e accatastate nel deposito della Polizia Municipale, si sono ribellati, prima presentando opposizione alle contravvenzioni e poi prendendosela in molti casi con i rivenditori, anche se bisogna dire che in molte altre città italiane – tra cui Catania, Riccione e Andria – quelle bici motorizzate le usano per spostarsi proprio i vigili urbani. Quindi, per svelare l’arcano se sono in regola o no, ne abbiamo parlato con un addetto ai lavori come Francesco Giannini, direttore marketing del “Gruppo Di Ruvo”, azienda produttrice di biciclette elettriche e tradizionali.
Allora, che dice di questa ‘retata’ di bici a motore a Bari?
“”Abbiamo avuto esperienze simili in altre città da noi servite, ed ogni volta abbiamo vinto i ricorsi. È un problema di conoscenza delle leggi. Le biciclette dette “elettriche” sono più precisamente inquadrate come “biciclette elettriche a pedalata assistita”, e per legge hanno limitazioni chiare. Il motore elettrico deve funzionare solo quando vengono azionati i pedali, e non può aiutare il conducente oltre i 25 km/h. Oltre il motore non deve funzionare. Lo stesso motore deve avere potenza massima di 0,25 kW. Inoltre, è consentito un dispositivo per la partenza senza ausilio della spinta sui pedali, purché la velocità così raggiunta non superi i 6 km/h””.
Quali sono, dunque, le norme in materia?
“”A essere precisi le leggi di riferimento sono il decreto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti del 31/01/2003, che recepisce la direttiva 2002/24/CE, e l’art. 50 del Codice della Strada. Infine, e qui con rispetto mi cadono le braccia, la marcatura CE comporta il non subire limitazioni alla libera circolazione del prodotto nell’area del Mercato Unico Europeo, ai sensi articoli 28 e 30 del Trattato CE””.
Ma scusi, se quei cicli elettrici sono legalmente riconosciuti, quali le contestazioni dei vigili baresi?
“”Si può contestare che siano state modificate, come modificato può essere un ciclomotore. Ma non è quanto accaduto a Bari. Secondo quanto abbiamo letto sulla stampa locale, durante i sequestri di ottobre, le stesse forze dell’ordine hanno dichiarato “Denunciate i rivenditori per truffa, se vi hanno detto che quel tipo di motorino è utilizzabile su strada: la normativa prevede l’uso dei pedali senza acceleratore. Se viene montato l’acceleratore manuale si tratta di un motorino e bisogna metterlo in regola con targa e assicurazione”. Insomma: che ci siano mezzi non omologati in giro, è risaputo, ma fare di tutta l’erba un fascio, attraverso comunicazioni sbagliate e fuorvianti da parte di chi indossa una divisa, mi delude profondamente””.
Può essere più chiaro?
“”Il cittadino serio deve sentirsi tutelato: ha fatto un acquisto con coscienza, e deve poterlo usare. In questo caso invece pare che non si sia badato al concetto di “partenza assistita” sino a 6 km/h, che non si sia nemmeno dato rispetto a chi il mezzo l’ha acquistato per ovvia coscienza ecologica. Il messaggio che è passato ai cittadini è stato quello che le bici elettriche siano tutte illegali. Adesso, i mezzi sequestrati ingiustamente, nonostante i ripetuti appelli dei cittadini, che fine faranno? Chi pagherà per questo?””
Ora il mercato delle bici elettriche è crollato. Lei che dice, da addetto ai lavori?
“”Come la nostra, ci sono molte aziende serie, che hanno subito un danno di immagine. Adesso, chi pagherà per questi errori? Chi ha sbagliato, fermo restando che non ha sbagliato il produttore? La cosa che dà terribilmente fastidio è che a pagare saranno i cittadini e non chi ha dato l’ordine di sequestrare senza ritegno e senza conoscenza delle leggi in vigore””
Francesco De Martino
Pubblicato il 28 Novembre 2014