Cultura e Spettacoli

I segreti dell’Adriatico

 

La Scienza ha molte ragioni per scandagliare gli abissi dell’Adriatico, specie lungo le coste di casa nostra. Per esempio, da Bari a Mola, a una ventina di chilometri dalla costa si allunga un canyon ; è probabile che milioni d’anni fa, quando la costa pugliese presentava tutt’altro aspetto, all’interno di quella lama serpeggiassero le acque di un fiume. Al largo di Monopoli, a una cinquantina di metri di profondità, si estende una barriera corallina (ma Ferdinando Boero precisa che si tratta di una ‘biocostruzione’, ovvero una sopraelevazione del fondo dovuta a scheletri di organismi che si sovrappongono secondo uno schema tipico  delle barriere coralline. Ciò non esclude, tuttavia, che un domani anche nei mari di Puglia possano formarsi  barriere coralline. Per il troppo caldo pesci, meduse e crostacei tropicali, come tanti “rifugiati climatici” fuggono attraverso il canale di Suez per trovare rifugio in Mediterraneo. Portandosi dietro le spore delle alghe, queste forme di vita stanno creando le condizioni perché prenda quel fenomeno tipico del mondo tropicale, come già sta avvenendo nelle acque di Israele). E poi c’è un altro fenomeno noto come Continental Shelf Waves : Al largo della Puglia il fondale passa rapidamente da circa 200 a più di mille metri. Ciò richiama dall’Adriatico del nord acqua più densa, ricca di ossigeno e di elementi nutritivi essenziali per gli ecosistemi abissali, che in forma di corrente sinusoidale attraversa il canale d’Otranto per raggiungere il cuore del Mediterraneo, rinnovandone le acque. Si parla poi di montagne sottomarine che sottomarini a pilotaggio remoto starebbero mappando. Ma non c’è solo del buono in fondo all’Adriatico. Se pensiamo a tutte le bombe inesplose e alle navi dal carico ‘sporco’ deliberatamente affondate c’è di che non dormire. E gli squali? Ebbene sì, nelle acque dell’Adriatico nuotano, e da sempre, trenta specie diverse di squali, nessuna delle quali però è pericolosa per l’uomo. A meno che specie oceaniche e dalla natura aggressiva non facciano ingresso in Mediterraneo attraverso il canale di Suez o lo stretto di Gibilterra… Fino ad ora in Adriatico nessun bagnante, subacqueo o naufrago ha perso la vita per colpa di pescicani. Gli unici – non letali – attacchi ad opera di specie pericolose di cui abbiamo notizia risalgono a luglio 1963 (Riccione) e ad agosto 1988 (località Ippocampo, Manfredonia). In conclusione, in Adriatico non sono stanziali bestiacce. Però non era così ancora nell’Ottocento. Il pericolo rappresentato dai temibili squali bianchi era particolarmente avvertito nell’alto Adriatico, dove erano attive numerose tonnare. Per liberare il mare di questa minaccia per l’economia ittica si arrivò a premiare i cacciatori : da venti a cento fiorini a seconda delle dimensioni dell’esemplare. L’incentivo funzionò e gli squali bianchi sparirono dall’Adriatico.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 20 Marzo 2020

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