I sindacati dei medici declinano l’invito in polemica con Emiliano: favorisce i privati
Seduta dedicata all’ascolto in Commissione Sanità alla Regione, quella svoltasi lunedì mattina nel nuovo Palazzo barese di via Gentile dell’Assemblea pugliese. Le audizioni hanno riguardato la delibera di Giunta contenente il Regolamento regionale “Riordino ospedaliero della Regione Puglia”. Provvedimento, quest’ultimo, al quale si è giunti dopo l’approvazione dei due precedenti Regolamenti di riordino ospedaliero (prima degli ospedali pubblici e poi delle strutture private accreditate). Numerosi i “soggetti” del comparto sanitario ascoltati dai commissari durante i lavori della III Commissione, quella alla Sanità per l’appunto, presieduta in tale circostanza dal consigliere di opposizione Luigi Manca di Dit. Ad aprire il confronto sono state le OO. SS della dirigenza sanitaria, professionale, tecnica ed amministrativa che, attraverso il presidente della Sezione pugliese dell’Associazione Rianimatori ospedalieri italiani emergenza Area Critica, hanno effettuato rilievi sui fabbisogni di posti letto per pazienti critici a disposizione delle unità operative afferenti al dipartimento. I secondi ad essere ascoltati sono state invece le OO. SS. del comparto sanità (FIALS CONFSAL, CISAL, FSI-USAE), che hanno rilevato che con il provvedimento approvato dalla Giunta regionale, si definisce in modo organico ed unitario l’intera rete ospedaliera, prevedendo un riequilibrio dei ruoli Ospedale-Territorio. Pertanto, la programmazione della rete ospedaliera e dell’offerta territoriale dovrebbe obbligare a scelte di diversificazione per livelli di specializzazione tra strutture e di definizione di precise competenze e dotazioni, in grado di coniugare l’equità nell’accesso ai servizi sanitari, con la qualità e la sicurezza degli utenti e degli operatori. In particolare, è stato evidenziato che per poter attuare l’incremento dei posti letto previsti nel Piano (dagli attuali 11.806 diventerebbero 13.403) è necessario aumentare il fabbisogno del personale medico e para-medico. Sulla stessa lunghezza d’onda anche gli interventi dei rappresentanti delle Confederazioni sindacali CGIL, CISL e UIL, i quali hanno aggiunto che è necessario attuare un Piano di crescita della medicina territoriale, per incidere sull’obiettivo della riduzione delle liste d’attesa e garantire il rispetto dei livelli essenziali di assistenza in maniera uniforme sull’intero territorio pugliese. Per conto dell’Omceo Puglia è intervenuto il presidente dell’Ordine dei medici di Lecce, il quale ha detto che è apprezzabile lo sforzo di ammodernamento del sistema sanitario regionale, ma restano ancora molte criticità da risolvere che potrebbero determinare il fallimento totale. Pertanto, secondo il presidente dei medici leccesi, è necessario puntare alla qualità delle cure e all’integrazione con il territorio, all’efficienza e sostenibilità economica e tenere conto soprattutto che nel campo sanitario in Puglia si opera con 15mila operatori in meno rispetto ai fabbisogni. A seguire, il direttore generale degli Ospedali Riuniti di Foggia Vitangelo Dattoli, ha dichiarato che il Piano di riordino ha confermato complessivamente quanto previsto per la sanità foggiana, esprimendo soddisfazione per i livelli raggiunti in termini di edilizia sanitaria, con la rideterminazione dell’area ospedaliera e delle vie di accesso e di penetrazione, e per il raggiungimento di una buona offerta ambulatoriale e territoriale e il massimo livello del Dipartimento di emergenza urgenza.
Invece, da parte dell’Ordine delle professioni infermieristiche è giunto l’appello a sostenere l’inserimento nel Regolamento della figura dell’infermiere di famiglia, che dovrebbe essere il responsabile delle cure domiciliari del paziente. Le audizioni sono proseguite sono proseguite con gli interventi dei direttori generali degli IRCCS “Casa sollievo della sofferenza” di San Giovanni Rotondo e “Giovanni Paolo II” di Bari. Per l’istituto foggiano è stata richiesta l’attivazione di una struttura di II livello che andrebbe ad aggiungersi alla Stroke Unit di I livello già presente, mentre il polo oncologico barese ha fatto rilevare la riqualificazione delle strutture semplici in complesse, l’incremento dell’organico e dei posti letto che hanno portato ad una considerevole aumento del fatturato con conseguente riduzione della migrazione sanitaria verso le strutture del Nord. Per gli Enti ecclesiastici accreditati – “Pia Fondazione Panico” di Tricase e l’ospedale “Miulli” di Acquaviva delle Fonti – è stata sollecitata la necessità di rivedere l’innalzamento dei tetti regionali di spesa, per consentire l’effettiva realizzazione del Piano, dal momento che in molti casi, per questi presidi ospedalieri, la richiesta di prestazione dei servizi è di gran lunga superiore a quella consentita dalle norme. Il direttore del Dipartimento salute della Regione Puglia, pur riconoscendo le criticità esistenti, ha tenuto a sottolineare la fiducia espressa dal Ministero dell’Economia e Finanze e dal Ministero della Salute, illustrando tutti gli interventi programmati, tra cui la revisione del fabbisogno del personale, l’indizione dei concorsi per gli infermieri, l’integrazione tra acuzie e cronicità, l’individuazione di un nuovo modello di gestione delle liste d’attesa che prevede una tripartizione delle agende e su cui è già al lavoro una Commissione tecnica. Inoltre, è stato fatto presente che la Regione è al lavoro sul piano dei tempi di implementazione necessario ad ottenere il via libera definitivo dal Ministero. Alla seduta sono intervenuti anche il sindaco di Bisceglie, che ha espresso soddisfazione per il mantenimento del punto nascita del locale ospedale, e il Primo cittadino di Terlizzi, Ninni Gemmato, che ha chiesto alla Regione maggiore attenzione per il territorio del nord barese, perché necessita di ospedale di I livello. Necessità, questa, riconosciuta già nel 2016 dal governatore Emiliano, ma che in realtà non ha trovato ancora risposte. Infatti, ha rlivato il sindaco Gemmato: “Un’area di 200mila abitanti, con un territorio otto volte superiore a quello di Bari e molto più complesso orogeograficamente, dall’Alta Murgia al Mare, non può rimanere privo di un Presidio sanitario completo ed efficiente, raffigurabile nella figura di un Ospedale di primo livello, secondo il Piano di riordino regionale, all’interno del proprio territorio”.Ricordando, inoltre, che il governatore Michele Emiliano l’11 Ottobre del 2016, insieme a un Comitato di cittadini e operatori sanitari, firmò a Ruvo di Puglia il memorandum “Verso una sanità partecipata”, meglio nota come “Carta di Ruvo”, in cuiconfermava l’indisponibilità di fondi per costruire nel nord barese un nuovo ospedale, ma si impegnava “per l’ampliamento-riconversione di uno dei plessi esistenti” tra quelli esistenti a Molfetta, Terlizzi e Corato, con facoltà per la Regione Puglia di individuare in tempi brevi su quale di questi doveva ricadere la scelta. Dure le critiche alla bozza di Regolamento oggetto di confronto in Commissione Sanità da parte dei consiglieri Nino Marmo e Giandiego Gatta, entrambi di Forza Italia, che per detta seduta hanno rilevato: “Oggi (ndr – ieri, per chi legge martedì) è accaduto un fatto significativo: i medici hanno sbattuto la porta. Anzi, non l’hanno nemmeno aperta! Erano convocati in Commissione Sanità per le audizioni sul Piano di Riordino ospedaliero, a firma di Emiliano, e i rappresentanti di diverse sigle (Anaao-Assomed, Fassid, Fesmed, Fed CISL Medici, Cgil-Fp, Cimo, Anpo-Ascoti-Fials e Fvm) hanno declinato l’invito con la seguente motivazione: il provvedimento, di fatto già approvato, non può essere più modificato con la loro partecipazione, quindi inutile, e la Giunta regionale non si è mai preoccupata di avviare un processo di confronto vero nel merito”. E, proseguendo, hanno commentato: “E menomale che è la Regione che sbandiera lo strumento della partecipazione, tanto da averne fatto persino una legge (che è carta straccia, inutile e fumosa, come denunciammo da subito!)”. “I medici – hanno inoltre riferito Marmo e Gatta – sostengono anche che la Commissione sia stata l’unica sede istituzionale dedita all’ascolto, cosa che non ha fatto Emiliano”, perché “ l Presidente ha redatto il suo piano senza l’apporto di nessuno, con qualche tavolo ‘spot’ con le associazioni che non ha più convocato”. Ma c’è di più! “I medici, nella lettera con cui hanno declinato l’invito ad intervenire all’audizione, sostengono che con il Piano di Riordino ci sia un massiccio ingresso del privato nella sanità regionale”. Ed “il tutto mentre gli ospedali pubblici sono in affanno, tra carenza di personale, turni massacranti e scarso confronto sindacale con i vertici delle Asl. Ma Emiliano non ha voluto correggere il tiro su nulla e ha inviato il documento in corner, in fretta e furia, per non consentire alcuna modifica e non dare modo di poterla nemmeno proporre”. Per poi concludere che “i frutti, amari, di questo capolavoro li raccoglieranno, come sempre, i pugliesi”. Ma anche quest’ultima considerazione di Gatta e Marmo non è affatto una novità nella nostra regione. E, soprattutto, in campo sanitario.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 30 Luglio 2019