Rischia di trasformarsi nella vertenza delle vertenze, quella riguardante il gruppo sanitario ‘Città di Bari Hospital’ se non entreranno nel vivo Regione Puglia e Aziende Sanitarie competenti per verificare –come hanno chiesto i sindacati, Cgil in testa- in tempi brevi che ci siano le condizioni per l’accreditamento. Insomma, si tratta di una situazione emergenziale, <<…bisogna procedere in maniera spedita per velocizzare il processo burocratico e mettere in sicurezza il sistema sanitario che in questo momento su Bari è in forte sofferenza>>, commenta perentoriamente il segretario generale della Funzione Pubblica della Cgil barese, Domenico Ficco parlando proprio della vicenda Cbh. In effetti sono stati ormai completati i lavori presso la struttura , che in base ad un accordo con la regione ospiterà 480 posti letto, ma in attesa di trasferimento, che sarà successivo al nulla osta della regione Puglia, risultano congelati tutti i posti letto attualmente accreditati con il servizio sanitario regionale. Per Ficco non è possibile attendere oltre perché, rimarca Antonio Mazzarella, responsabile medici Fp/Cgil di Bari, bisogna che le istituzioni tutelino nell’immediatezza cittadini e lavoratori senza derogare nulla sul rispetto delle regole. La priorità è quindi l’apertura della struttura. Circa quanto dichiarato dall’azienda in relazione al paventato problema occupazionale che coinvolgerebbe parecchi lavoratori, è una questione che verrà affrontata soltanto dopo che tutti i dipendenti saranno inseriti nella struttura e dopo un’analisi di merito approfondita e discussa sui tavoli competenti. Ecco spiegato il motivo per cui i rappresentati sindacali si sono opposti alla cassa integrazione: mancano le risorse finanziarie, ma soprattutto non ci sono i requisiti per chiederla, essendo un trasferimento e non rientrando quindi in una situazione di eccezionalità. non può essere il cittadino come sempre a pagare le conseguenze di una situazione del genere. Ma già l’estate scorsa i rappresentanti sindacali autonomi avevano invitato il governatore pugliese Nichi Vendola e il neo assessore regionale Elena Gentile, ad intervenire “….con fermezza al fine di scongiurare il dramma sociale (rischierebbero il licenziamento circa mille lavoratori) che va ad aggiungersi a quelli già in corso. La Regione aveva individuato nella Mater Dei il primo ospedale privato barese dotato di un pronto soccorso autonomo, cosa quest’ultima che agevolerebbe il ripescaggio di medici ed infermieri ma anche personale amministrativo, e maestranze varie”. Ma andiamo subito ai fatti tinti a colori foschi attorno al gruppo-colosso sanitario Cbh. La revoca alla procedura di licenziamento dei trecentotrentotto lavoratori del Gruppo Sanitario CBH di Bari (avviata ad agosto dell’anno scorso e congelata fino a fine gennaio 2014) è arrivata sul filo di lana, esito positivo per il sospirato accordo con la Regione Puglia, accordo definito dalle organizzazioni sindacali. Un accordo in realtà ancora fermo ai grandi principi. Comunque non è poco, almeno per i sindacati autonomi. Per i quali, a conti fatti, si può parlare di intesa perché nella letteratura sindacale si contano sul palmo di una mano vertenze tanto complesse risolte così velocemente e, almeno nelle premesse, , spiegava il responsabile Usppi, Nicola Brescia. La vertenza CBH, insomma, risulta particolarmente delicata e difficile da gestire perché calata in un momento difficile per la sanità del nostro paese e della Puglia, ancora sottoposta ai gravissimi contraccolpi del piano di rientro. Dunque, sulla vertenza in atto da anni monta sempre piu’ la rabbia di medici e personale paramedico della sanita’ privata, a rischio licenziamento. Assai duro, difatti, anche un altro comunicato emesso dalla Cgil, che puntava il dito senza tanti complimenti contro il tavolo di confronto per risolvere la vertenza, dal quale erano state escluse le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, salvo la Cimop. “Il tavolo, cosi’ come costituito, con la esclusione di Cgil, Cisl e Uil, sindacati maggiormente rappresentativi in campo nazionale, regionale e provinciale e’ illegittimo”, si leggeva in un comunicato della Fp-Cgil dell’estate scorsa. Che aveva escluso, durante il confronto con l’azienda, qualsiasi ipotesi di riduzione del personale medico e non, escludendo anche qualsiasi forma di “esternalizzazione” di attivita’ medica e sanitaria. Cosa fortemente voluta da CBH e da Aiop, che metterebbe fortemente a rischio altre centinaia di posti di lavoro in un settore gia’ in crisi da anni. Insomma, anche all’interno delle sigle sindacali c’e’ maretta nella vertenza CBH, tenendo conto che al tavolo della trattative sono seduti anche i rappresentanti della Regione Puglia, Ente dove fra poco più d’un anno si vota. Il dubbio, in altre parole, e’ che qualcuno stia preparando brutti “inciuci” sulla pelle dei lavoratori, visto che alla richiesta unanime di revocare le procedure dei licenziamenti, non c’è ancora niente di chiaro all’orizzonte. In ballo il rilancio della Cbh, rivisitando l’organizzazione del lavoro nelle cliniche private baresi, eliminando quelle sacche di sprechi e privilegi ancora presenti. A preoccupare soprattutto la mancanza di chiarezza sui bilanci del gruppo, contestata più volte in passato dalla Cgil, in prima linea allo scopo di coinvolgesse tutti gli enti pubblici e locali per cercare soluzioni condivise. Scopo ultimo, insomma, cercare di depotenziare gli effetti della crisi in atto, mentre l’azienda che da metà degli Anni Novanta ha rilevato le ex cliniche Ccr si incontra con altri sindacati meno rappresentativi, all’ombra dell’Ares regionale, discutendo dei destini di quelli che non rappresentano, magari escogitando il solito contratto di solidarieta’, che non cambierebbe nulla nella sostanza del destino dei trecento e passa dipendenti baresi sull’orlo del licenziamento.
Antonio De Luigi
Pubblicato il 8 Febbraio 2014