Cultura e Spettacoli

I soldati austro-ungarici di Altamura

La storia della Prima Guerra Mondiale – di cui ogni anno nel mese di novembre si celebra la vittoria nella “Giornata dedicata alle Forze Armate e all’Unità Nazionale”– oltre agli innumerevoli fatti d’Arme ci restituisce episodi, avvenuti in territori geograficamente lontani dalla linea del Piave ma al contempo vicini all’epopea bellica del 1914-1918, importanti da ricordare. Altamura oggi è una cittadina di oltre settantamila abitanti in provincia di Bari. Nonostante le centinaia di chilometri che la separavano dalle trincee della Grande Guerra, ne fu protagonista diretta: per i suoi giovani richiamati alle armi e mandati a combattere un conflitto di cui pochi comprendevano gli equilibri; e indiretta: perché in una delle sue frazioni, per la precisione a Casal Sabini, venne eretto un campo di prigionia per i soldati del multietnico esercito austro-ungarico catturati dagli Italiani. I primi militari che vi giunsero erano quasi tutti appartenenti al 41° Reggimento, fatti prigionieri il 12 agosto 1916 a San Martino del Carso, proprio la stessa cittadina immortalata dai versi struggenti di Giuseppe Ungaretti. Come ricordato da Gabriele Bagnoli nel blog “I segreti della storia” i furiosi combattimenti che interessarono San Martino colpirono così tanto il poeta-soldato che nei versi del breve testo poetico traspira tutta la sofferenza e il dolore per i tanti amici caduti: “ma nel cuore nessuna croce manca. È il mio cuore il paese più straziato”. Successivamente, nell’estate 1917, arrivarono i soldati fatti prigionieri tra le file dell’esercito asburgico durante l’11esima battaglia dell’Isonzo. Casale d’Altamura, fu scelto quale destinazione ultima per flussi considerevoli di uomini data la presenza in territorio comunale di una stazione di sosta della linea ferroviaria Rocchetta S. Antonio-Gioia del Colle. Realizzato dal Genio militare, il campo di prigionia contava una trentina di baracche, adibite a dormitori, mense, latrine, ma anche sale di lettura, un’infermeria ed una farmacia. Con il proseguire del conflitto, fino a tutto il 1918, nuovi soldati giunsero dopo i combattimenti sostenuti sul Monte Santo, sul Monte Kolbik e sul Monte Cucco. Quando, però, il flagello dell’influenza Spagnola colpì l’Europa, unendo al dramma e alle sofferenze della guerra quello di una epidemia mondiale, anche la cittadina di Altamura non venne risparmiata: nel campo di prigionia, complice la presenza di una legione rumena contagiata quasi per intero da tifo esantemico, vi furono a partire dal marzo 1919, e per tutto l’inverno, molte vittime. I loro corpi vennero interrati in un piccolo cimitero poco fuori il campo, rimasto pressoché in stato di abbandono fino al 1935. Da quella data in poi, i resti dei 1023 soldati, di quello che fu l’impero austro-ungarico, vennero trasferiti all’interno del locale cimitero cittadino, dove è stata eretta una piccola cappella per dare una degna sepoltura a quei militi strappati alla loro terra e alle loro famiglie. Inoltre, su proposta della Croce Nera austriaca, l’ente nazionale che si occupa delle sepolture dei soldati di Vienna caduti nel corso del conflitto, sul luogo dove sorgeva il campo di prigionia, è stato posto un monumento a quanti, come si legge nella grande targa di pietra, trovarono la morte al suo interno.

 

Maria Giovanna Depalma


Pubblicato il 10 Novembre 2020

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