Cultura e Spettacoli

I vecchietti e la scopa, passione da panchina

 

Che fiacca in giro. Fra caldo, tempo di ferie e depressione da crisi devi aspettare le nove per vedere un po’ di gente in giro. C’è però un piccolo popolo che, desto alle sei, alle sette si mette in movimento, alle otto si dà convegno e alle nove è ‘operativo’. Parliamo degli anziani da giardino pubblico. Di rado li vedi isolati, seduti al fresco a leggere qualcosa. Per lo più fanno mucchio attorno a una panchina dove in quattro si sfidano. La collocazione è piuttosto precaria. Due contendenti siedono frontalmente, posizionati a gambe larghe ai lati opposti del sedile. La squadra avversaria si dispone al contrario rispetto al ‘tavolo da gioco’ sedendo su cassette da frutta o bidoni arrangiati chissà dove. Non esiste panno verde e le carte sono logorate dall’uso, tutto è alla buona, tuttavia quanta passione fra giocatori e spettatori. I primi, concentratissimi, sembrano non accorgersi del fitto contorno umano che li avvolge, benché vien da pensare ne percepiscano l’interesse cavandone stimolo importante . I secondi, in piedi, fitti, rispettosamente muti seguono attentissimi le fasi di gioco (particolarmente ambiti sono quei posti in prima fila che ponendosi in diagonale rispetto ai giocatori consentono di vedere le carte di due contendenti e seguire così le distinte strategie di squadra). Al silenzio religioso del pubblico corrisponde la correttezza dello stesso ; nessuno, ammicca, storce le labbra, si gratta il naso, si passa una mano sul capo, come a dire al compare : guarda che quello ha un asso, un cavallo, un sette… Solo in presenza di giocate decisive – un sette bello calato per forza di cose, una scopa inattesa – alle esclamazioni dei giocatori corrisponde un sommesso coro di consenso o disapprovazione. Perché quella piccola folla smetta l’atteggiamento compunto bisogna aspettare la fine della ‘mano’ ; è quello il momento dei commenti ad alta voce, delle previsioni sull’esito della partita. A sfida terminata il relax si fa generale, anche perché,  quale che sia stato l’esito della sfida, non esistono polemiche. I giocatori si alzano, cedono il posto ad altri, si concedono una sigaretta. Gli spettatori intanto si disperdono ; alcuni non torneranno più, altri si raccolgono in crocchi chiacchierosi in attesa dell’eventuale rivincita o di una gara tra squadre di nuova formazione. Ma a che si gioca? In mezzo non vedi mai  carte francesi. Tra i tantissimi giochi che si possono fare con le napoletane, spopolano il tressette e la scopa in quattro ; lo scopone scientifico incontra meno successo – ci dicevano – per il fatto di necessitare di una concentrazione che un giardino pubblico non può consentire. Insomma un modo gradevole di passare il tempo, soprattutto pulito. Nessuno scommette sulla vittoria di questa o quella squadra e gli stessi giocatori più in là che mettere in palio una consumazione al più vicino chiosco non vanno. Tutt’altra atmosfera, invece, quando la stessa partita viene giocata al chiuso di qualche localaccio al piano stradale, dove si sbraita da far spavento, le sconfitte vengono metabolizzate maluccio e in palio c’è sempre qualcosa di più di un caffè (la birra viene consumata nel corso della sfida).

 

Italo Interesse


Pubblicato il 4 Agosto 2012

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