Cultura e Spettacoli

I venerdì jazz al Musa di Bari

Uno show dipinto di jazz. Questa la formula adottata dal maestro Guido Di Leone per la rassegna “Man In Jazz – Un venerdì … Di Leone” che si svolgerà ogni venerdì di gennaio presso i locali del Musa Sapori & Saperi di Bari. Una dimensione intima e raccolta, fatta di piatti e calici di vino, brusii e confidenze per riportare, così nelle intenzioni del suo ideatore, la musica alla sua naturale dimensione: quella del club dove l’improvvisazione si fa magia e il contatto col pubblico è più autentico e appassionato. 

Guido Di Leone, cos’è “Man in Jazz”?

Una rassegna di musica e di intrattenimento, divisa in quattro date, da ascoltare e gustare all’interno del Musa Sapori & Saperi tra improvvisazioni, ospiti e artisti di fama nazionale. Tutto, naturalmente, in chiave jazz che cercheremo come sempre di riproporre in maniera originale al pubblico di questo nuovo “club” barese.      

In che modo si svolgeranno gli incontri?

Ho voluto creare quattro serate diverse chiamando alcuni fra i musicisti più interessanti della scena jazzistica. L’undici gennaio, data di esordio, hanno suonato sul palco del Musa Paola Arnesano, Fabio Delle Foglie e Dario Di Lecce. Il 18, invece, insieme a Larry Franco e Ilario De Marinis eseguiremo un live tribute di Nat King Cole mentre la sera del 25, intitolata “Con Alma Trio”, vedrà come protagonisti Vito Di Modugno e Mimmo Campanale. Nell’ultima data, infine, quella del 1 febbraio, suonerò insieme al gruppo “The Smitherson” presentando il disco “Palma” edito dalla Four record. Insomma, delle date molto ricche con tante piccole, splendide sorprese.       

Quali sono i vantaggi di suonare del jazz in un locale commerciale? 

Me ne viene in mente uno che è poi il motivo fondante di questa rassegna: il rapporto diretto con il pubblico. Può sembrare riduttivo ma, per chi come il sottoscritto fa jazz da tanti anni, non lo è affatto. Questo tipo di musica nasce dalla strada e trova la sua dimensione ideale all’interno dei piccoli club dove la gente sorseggia un drink, cena e ascolta della musica dal vivo. Una formula che dà al musicista una forza e un entusiasmo che difficilmente riesce a trovare nei teatri e nei festival dove si fa fatica a recepire anche l’applauso più fragoroso.

E gli svantaggi?

Pochi se non addirittura nulli. Va precisata però una cosa molto importante: suonare in uno spazio pubblico non è mai cosa semplice soprattutto se quello spazio è adibito anche a ristorazione. Si sa, la gente a tavola tende a chiacchierare e, come è naturale che sia, alzare un po’ il volume della voce. Inevitabilmente, però, questo clima di euforia tende a “disturbare” la qualità della musica eseguita dal vivo e deconcentrare il musicista che il più delle volte si trova alle prese con dei brani e delle melodie di difficile esecuzione.

E in quei casi come ci si comporta?

Cerchiamo di richiamare con gentilezza l’attenzione del pubblico invitandolo ad abbassare i toni per gustarsi al meglio la serata. A questo riguardo mi piace ricordare un avvenimento capitato qualche anno fa in Australia. Mi trovavo all’interno di un club in compagnia di alcuni importanti jazzisti e davanti a me c’era un signore che assisteva divertito al nostro spettacolo. Ad un certo punto lo vedo estrarre dalla tasca una caramella. Distolgo lo sguardo e, dopo alcuni minuti, mi accorgo che è ancora alle prese con il suo involucro. Dovettero passare circa trenta minuti prima che la mangiasse perché, ma questo lo capì solo dopo, non voleva disturbare l’esecuzione.

Torniamo alla rassegna. Arnesano, Di Lecce, Delle Foglie, De Marinis, Franco: viene da dire, la scuderia Di Leone al gran completo.

Per carità, nessuna scuderia. Si tratta di ottimi musicisti che calcano i palcoscenici da tanti anni e che hanno reso omaggio al jazz in Italia e in Europa. Certo, ce ne sono alcuni, soprattutto i più giovani, che provengono dalle fila del Pentagramma e con i quali mi diverto a suonare e condividere la scena. Ma questo, se vogliamo, rientra in una precisa scelta didattica che porta i ragazzi a sperimentare dal vivo le lezioni teoriche apprese durante i tanti anni di studio. E che costituisce per ogni maestro un punto di orgoglio. 

Prevede una secondo ciclo di live?

Lo spero vivamente. Il primo incontro è andato molto bene, la gente si è divertita, ha mangiato bene e la resa della performance è stata piuttosto buona. Ora lavoriamo alle prossime date per garantire al pubblico dei buoni concerti. Con la compiacenza dei vicini e degli amanti del jazz.   

 

Luigi Bramato

 


Pubblicato il 15 Gennaio 2013

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