Icaro tra Freud e ‘pietas’
A proposito della fine di Icaro il mito si limita a dire che, quando il sole ebbe sciolta la cera che teneva assieme le sue ali posticce, il temerario giovinetto, il quale incurante dei disperati richiami del padre aveva voluto volare troppo in alto, precipitò in mare. Poi?… Nella fervida fantasia di Gaetano Colella, il figlio di Dedalo sopravvive miracolosamente al gran tonfo e viene soccorso da un pescatore pugliese. Accudito e adottato dall’uomo e da sua moglie, diventa ‘L’Angelo Caduto Dal Cielo’, una sorta di attrazione, di oracolo da consultare a pagamento. Ma presto Icaro-Angelo non ne può più e parte alla ricerca del padre, che finirà col trovare in Sicilia. Il giovane allora non si separa più dal genitore, che accudirà sino alla morte, mettendo finalmente a fuoco alcune cose del loro tormentato rapporto… ‘Icaro caduto’, una produzione Armamaxateatro/Paginebiancheteatro andata in scena al Kismet sabato scorso, vede lo stesso Colella in scena, diretto da Enrico Messina. Colella affronta il tema del rapporto padre/figlio con doppio metro: contemporaneo e classico. Icaro accusa Dedalo d’averlo trascurato a favore di progetti architettonici passati alla storia, poi, ancora attraverso freudiane modalità di scavo nella coscienza, scopre d’essere in errore. Allora assolve e il padre e con senso classico della pietà filiale sceglie di restare al suo fianco, assistendolo sino all’ultimo. Avvolto dal nulla (salvo una bitta cui è legata un gomena e che all’occorrenza funge da piedistallo), Colella cattura con un linguaggio molto musicale che sembra la trasposizione in termini felicemente moderni di un possibile poema precristiano d’autore ignoto. Con senso della misura Colella alterna spunti sapidi e caserecci ad altri di accorata ispirazione che talvolta occhieggiano all’epica. Splendido il momento in cui Cocalo, il re siciliano che accoglie Dedalo, riferisce a Icaro dove il giovane potrà incontrare il padre: il racconto è ‘metricamente’ sincronico col battito d’un cuore in sottofondo. L’idea, meritevole di maggiore sviluppo, andava fatta slittare (ci permettiamo) al momento in cui Icaro, fattasi luce nella coscienza, si sveste del risentimento verso il padre, che perdona e in qualche modo ringrazia. Uno spettacolo intenso e che riesce ad essere ‘alto’ senza cadere nella trappola dell’enfasi. Assai buona l’accoglienza della platea. Hanno collaborato al successo: Lisa Serio, Paolo Baroni, Loredana Oddone, Raffaele Bassetti e Francesco Dignitoso. – Prossimo appuntamento per la stagione di Teatri di Bari, sabato 26 e domenica 27 al Nuovo Abeliano con ‘Euhoè’, di e con Daniele Parisi (compagnia 369 gradi).
Italo Interesse
Pubblicato il 23 Gennaio 2019