Ikea: la vertenza non ingrana alla sede di Bari-Mungivacca
Nonostante scioperi e manifestazioni, ristagna il rinnovo del contratto integrativo aziendale
Continua senza troppe schiarite la vertenza condotta da parti sociali e sindacati nei confronti del gruppo “Ikea” tra astensioni dal lavoro e presidi di protesta che si stanno alternando alle porte di diversi punti vendita disseminati lungo lo Stivale, compreso quello alle porte di Bari, a Mungivacca. Una mobilitazione che, però, almeno finora non ha smosso granchè l’immobilismo del colosso svedese dell’arredamento con oltre 7mila dipendenti di cui circa 250 alla sola sede barese per il rinnovo del contratto integrativo aziendale scaduto da quasi sette anni. In prima linea il Segretario Filcams/Cgil Antonio Ventrelli, tuttora in campo dopo mesi di trattative per il rinnovo di quel contratto aziendale scaduto nell’oramai lontano 2018. Di fronte a rappresentanti sindacali e lavoratori, insomma, finora il solito muro invalicabile, anzi per meglio dire, il rifiuto netto dell’azienda di fornire risposte concrete alle richieste tese a tutelare i diritti e a garantire condizioni di lavoro più dignitose. Insomma, la conferma che sembra delinearsi – almeno a un mese di distanza dalle ultime manifestazioni – è di una grande azienda che predica ammodernamento, risparmio e futuro a mille colori, ma senza riconoscere il valore minimo dei sacrifici posti in essere dai dipendenti. La multinazionale che ha fatto del ‘design democratico’ uno degli slogan di maggior impatto e meglio pubblicizzati, sembra non aver compreso che i cambiamenti iniziano sempre dal basso. E cioè proprio da chi trae sostentamento dall’azienda e dovrebbe guardare con più fiducia e ottimismo al futuro. Proprio per “ispirare un cambiamento duraturo nel nostro modo di vivere”, come si legge in manifesti e depliant della multinazionale svedese. Belle parole, insomma, ma a quanto pare con realtà ben diverse “…nonostante il raddoppio del fatturato grazie alla professionalità delle sue lavoratrici e dei suoi lavoratori, dopo oltre un anno e mezzo di trattative per il rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale, l’Ikea ignora ogni richiesta, voltando le spalle ai propri dipendenti”, rammentano anche i segretari sindacali Uilcam. In ballo, tanto per entrare ancor più a fondo della trattativa, ci sarebbero le maggiorazioni salariali a beneficio dei nuovi assunti, senza imporre sistemi derogatori su professionalità in servizio, magari cancellando istituti migliorativi su ferie e malattie. Pretendendo, come non bastasse, l’obbligatorietà del lavoro festivo. Va da sé che, se non ci saranno novità dell’ultim’ora, le relazioni potrebbero ridursi ancor più, spegnendo sul nascere le speranze di quei lavoratori assunti part-time e cioè senza possibilità d’integrazione oraria. Insomma, a sentire le voci più pessimistiche sugli sviluppi della vertenza in corso, Ikea sembrerebbe voler introdurre senza troppi altri indugi nuovi modelli ancor più integralisti -dal punto di vista del riconoscimento dei diritti dei dipendenti – magari calcando la mano sul peso della rappresentatività in seno alle aziende dislocate nel Mezzogiorno. Ma i lavoratori non ci stanno e i loro rappresentanti sindacali sono ancora al lavoro per manifestare contro le “inique divisioni generazionali tra i dipendenti”, come le ha definite la Filcams/Cgil. Rivalutando conciliazione dei tempi di vita e lavoro, non senza riconoscere adeguate compensazioni all’interno d’un sistema di progressione di carriera consono a impegno e capacità della forza-lavoro.
Francesco De Martino
Pubblicato il 30 Aprile 2025