Cultura e Spettacoli

Il 41esimo anniversario della morte di Severino Cavone, talento e sfortuna

 

Foto d’altri tempi. Bari, 2 novembre 1947, Stadio della Vittoria, campionato di serie A, settima giornata del girone d’andata. Nel corso di Bari-Modena, poi finita 1-1, dopo un violento scontro col modenese Braglia, il nostro Cavone (di cui oggi ricorre il quarantunesimo anniversario della morte) deve abbandonare il campo, portato a braccia dal massaggiatore Mordini. Il povero Severino Cavone, barese verace e ala destra di grande talento, non sa che per la sua carriera è già cominciato il declino (non ha neanche 23 anni). E dire che solo fino a 24 ore prima Severino Cavone veniva indicato dalla stampa sportiva come una delle promesse del calcio italiano. Tant’è che si dava per scontato il suo esordio in maglia azzurra il 14 dicembre proprio a Bari, dove poi la Nazionale avrebbe piegato la Cecoslovacchia per 3-1. E infatti Vittorio Pozzo, il leggendario allenatore, lo convocò, pur sapendo dell’infortunio e sperando in un recupero. Ma il recupero non avvenne poiché Cavone, invece che tenuto a riposo, venne di nuovo schierato in campo la domenica successiva contro la Fiorentina. Nel corso della partita  (vinta per 1-0) s’infortunò di nuovo e questa volta dovette assentarsi dal terreno di gioco per oltre un mese. Al rientro non era più lui. Uscito prim’ancora di farvi ingresso dal giro della Nazionale, Cavone avrebbe vestito più di cento volte la casacca del Bari, ma senza ritrovare lo smalto di un tempo, prima di chiudere la carriera alla soglia dei trent’anni in Prima Divisione col Palo del Colle. La meteora di Cavone era cominciata tre anni prima, ancora al Della Vittoria. Su quel terreno sistemato alla meglio (fungeva da parcheggio per camion, jeep e autoblindo) il 2 luglio 1944 si sfidarono una Rappresentativa Britannica e una Italiana. La prima era composta da soldati britannici di stanza a Bari, che in quei giorni era sotto occupazione alleata, la seconda si componeva dei tanti calciatori italiani che si erano rifugiati a sud dal momento che i campionati al nord erano fortemente compromessi dallo stato di guerra. Con amara sorpresa dei diecimila militari stranieri che affollavano gli spalti, i nostri si imposero per 4-0. Cavone, che faceva parte della rappresentativa azzurra, risultò il migliore in campo. Al termine della gara il selezionatore britannico, Sir Matt Busby, un ufficiale ex calciatore più volte nazionale scozzese e fino al 1940 stella del Liverpool, avvicinò Cavone :  Voleva trasferirsi in Inghilterra? L’avrebbe fatto tesserare coi Reeds… Oggi l’equivalente di un Severino Cavone ci avrebbe messo mezz’ora a fare la valigia. Ma all’epoca l’Inghilterra era lontana al di là di ogni immaginazione, troppo lontana per un ragazzo che non era mai uscito dalla Puglia, legatissimo alla sua città, agli affetti, agli usi. Cavone espresse tutta la sua gratitudine, ma non poteva, proprio non poteva accettare, si scusò. Chissà dove sarebbe arrivato Cavone con la maglia del Liverpool e con le gambe sane. Potenza del destino e del richiamo, per noi tirannico, della Terra Madre.

Italo Interesse 


Pubblicato il 6 Giugno 2017

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