Cultura e Spettacoli

Il bianco disarma o eccita il sangue

Esiste colore migliore del rosso per lordare il bianco? Una macchia di fango o di nero di seppia che violi il candore di un lenzuolo non suscita lo stesso senso di profanazione procurato dal sangue. ‘Segnando’ il Mediterraneo centro meridionale, il bianco sembra richiamare il sangue. E’ dura resistere alla luce abbagliante della calce, di un sorriso fresco, di un centrino che riposi a cento tavola. Quando non disarma, l’assoluto evocato dal bianco agita fantasmi orridi. E’ quest’ultima infausta  reattività che ha dato vita alla (sotto)cultura della corrida, del duello, del delitto d’onore, della verginità o della circoncisione. Il bisogno di versare sangue è talmente radicato nella nostra natura che quando latita un grande motivo va bene pure l’ultimo degli appigli. Per esempio in ‘Nozze di sangue’ di Lorca sono sentimenti volgari (la foia, il possesso, la vendetta) a fare da pretesto all’ennesimo bagno di sangue. Opportunamente, il concetto di pretesto è presente già nel titolo di un recentissimo corto di Letizia Lamartire il cui soggetto è liberamente tratto dal capolavoro del poeta andaluso. “Pretexto andaluso”(che si ispira all’omonimo spettacolo teatrale di Rocco Capri Chiumarulo) è una produzione Terrae e Unika. In un Mezzogiorno ideale, solo marginalmente pugliese, la bellezza di uomini e cose e dei sentimenti che primi e secondi accendono, è sovrannaturale, insostenibilmente alta, sì che la morte diventa fuga necessaria e il sangue titolo di viaggio. Ma la Lamartire il sangue non lo fa vedere, al più ne fa percepire l’odore squallido nell’inquietudine che intorbidisce sguardi altrimenti limpidi. Gesti, stasi, silenzi, nulla qui è affidato al caso. L’insieme compone una partitura complessa e a tratti criptica dove la lucidità del disegno prevale sull’umoralità. “Pretexto andaluso” non ripercorre Nozze Di Sangue, studia piuttosto come far luce attraverso una sequenza di flashback sulla irresistibilità di forze oscure che slealmente sovrintendono alle umane sorti, condizionandole (ah, i Greci e l’Olimpo capriccioso…). Nel complesso un prodotto ben confezionato, malgrado secche di narcisismo. Percepibile nelle scelte la forza seduttiva del tema. Imponenti i contributi tecnici ed artistici ; su tutti brilla quello di Teresa Vallarella nella cui bellezza arcaica e fiera, prepotentemente alta e materna, si può leggere indifferentemente lo strazio dell’Addolorata come l’indifferenza di Atropo, quella che delle tre Moire recideva il filo (la vita degli uomini) che le altre due tenebrose divinità le tendevano. “Pretexto andaluso” segnala ragionevole ambizione, il che non guasta mai. Degna di nota , infine, l’amichevole partecipazione in voce di Arnoldo Foà che in apertura di film legge stralci dei testi adattati da Anna Garofalo.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 11 Settembre 2012

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio