Cultura e Spettacoli

Il bianco è tentazione

Un lungo velario immacolato che avvolge un leggio e che di là si dipana verso l’abside salendo sino al più vicino capitello. Si presentava così la scena giovedì sera alla Vallisa dove in cartellone era una produzione Federico II Eventi / Mediterraneo Opera Ballet. S’intitola “I colori danzanti del sacro”, l’ultima creazione di Michele Loiacono, che della stessa era due sere fa protagonista nelle vesti di ‘live painter’ insieme a Carmen Savino (danza) e Barbara De Palma (voce recitante). ‘Colore, voce e danze dell’Anima’, questo il sottotitolo di uno studio che mescola  sacro e profano, virtù e tentazione, sobrietà ed eccesso. A spezzare il dominio del bianco, l’azzurro strascico della danzatrice e il nero minaccioso del live painter. Una presenza,  quest’ultima,  minacciosa e ambigua. Quasi uno stregone avvolto di segni tribali (il volto e le braccia maculati dei colori fondamentali), questo iniziatore a un qualche culto misterioso bagna il pennello nelle sue scodelle e tinge, marchia, unge il neofita. La danzatrice non può sottrarsi. Inizia così un gioco sottilmente erotico che parte da poche pennellate su mani e braccia per poi allargarsi a manate di colore sul viso, sul corpo, senza risparmiare l’abito di scena. Al gesto fresco, fuggevole, divertito e rapito della fanciulla, corrisponde – davanti al leggio, posto su un piccolo podio – l’espressione sospesa tra tormento ed estasi di una giovane donna, ancora paludata di bianco. E’ la danzatrice proiezione onirica della donna?… A tratti il testo di Loiacono lo fa sospettare. Qui si parla scopertamente della Madre di Dio, e, fra le righe, di peccato originale, quindi di tentazione. E difatti questo processo trasgressivo e fagocitante del colore ai danni del bianco egemone si allarga dalla fanciulla alla donna. La prima chiama, anzi invoca dal suo mondo la seconda e con lo stesso gesto un po’ cercato con cui nel Giudizio Universale il Padre Celeste e Adamo si toccano con l’indice. Per un attimo le due figure si scambiano di posto prima di diventare doppia preda dell’oscuro sacerdote in un crescendo quasi orgiastico. All’acme del parossismo, in un profluvio musicale, cala l’ideale sipario. Consensi per questa ipotesi di lavoro confezionata  con cura e sostenuta da non poca ambizione. “I colori danzanti del sacro’, dicevamo in apertura, si presenta come ‘studio’, dura infatti una trentina di minuti. Come tale sembra preludere a più articolata performance. Le premesse sono buone. Se l’enfasi e la voglia di strafare non prenderanno la mano a Loiacono e alle brave Savino e De Palma, è lecito attendersi in avvenire uno spettacolo di spessore.
italointeresse@alice.it
 
 


Pubblicato il 30 Maggio 2011

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