Il botto scaccia il Male?
Si avvicina la notte di San Silvestro e tornano le polemiche : vietare tutti i botti o tollerare solo i petardi più deboli? Gli abolizionisti invocano l’urgenza morale di farla finita con questi avanzi di barbarie. I loro avversari premono per una linea repressiva che sia morbida per rispetto verso una tradizione antichissima. Ma perché a Capodanno si deve fare chiasso a tutti i costi? L’usanza, che ha origini pagane, parte da una credenza che trova molti sostenitori : le energie negative temono i rumori forti, dai quali vengono messe in fuga. E siccome queste energie sono particolarmente presenti quando di mezzo è un rito di passaggio , come ad esempio l’avvicendarsi delle stagioni, l’unico modo per liberarsene resta il ricorso ai suoni improvvisi, secchi e forti, che possono andare dal botto che fa la bottiglia di spumante quando viene stappata al boato di un petardo (c’è pure chi a Capodanno approfitta della generale confusione per mettere mani alle armi da fuoco). Anche l’usanza di liberarsi delle cose vecchie risponde alla medesima esigenza : si pensi al suono ‘liberatorio’ di un bicchiere o di un piatto che s’infrangono. Chi invece non voglia sentir parlare di entità malefiche o di forme-pensiero dannose, può accettare l’idea che i suoni ‘traumatici’ servono a scaricare la tensione. Chi di noi, al colmo dell’ira, almeno una volta nella vita non ha tratto beneficio dal distruggere rumorosamente qualcosa, magari accompagnando l’azione con un gesto violento, un urlo o un’imprecazione? Nell’imminenza della mezzanotte di San Silvestro viene istintivo riflettere su quanto ci è capitato nel corso dell’anno morente e siccome la mente (un po’ ingenerosamente) tende a ricordare più gli smacchi che le soddisfazioni, ecco sorgere in noi un bisogno prepotente di liberarci come di una cappa nefasta. Questa impellenza porta a cercare espressioni gestuali clamorose come il produrre chiasso, appunto, urlando, rompendo o facendo esplodere. Un’altra usanza di Capodanno riconducibile alla scaramanzia benché ‘silenziosa’ è la candela rossa la quale, una volta accesa a mezzanotte, deve fare luce sino all’ultima stilla di cera. Il fuoco è il più antico strumento di purificazione magica. Per purificare non serve un rogo, basta pure la più piccola fiamma, proprio come quella di una candela, a condizione che la sua accensione sia accompagnata da preghiere opportune. In Ecuador e Perù si va anche oltre, nel senso che la sera di San Silvestro vengono esibiti alla porta di casa rozzi manufatti in cartapesta che vogliono rappresentare l’anno vecchio col suo carico di guai. Scoccata la mezzanotte queste effigi vengono bruciate per strada a scopo beneaugurante.
Italo Interesse
Pubblicato il 31 Dicembre 2016