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Il braccio di ferro nel Pd tra Emiliano e Minervini

Lunedì prossimo, 22 settembre, scade il termine per la presentazione delle candidature alle primarie del centrosinistra del 30 novembre, quando la coalizione di maggioranza formata essenzialmente da Pd e Sel, che governa la Puglia dal 2005, farà scegliere agli elettori dei gazebo il nome da presentare alla competizione della primavera del 2015, per mantenere la guida della Regione. I nomi già in campo, come è noto, sono soltanto tre: Michele Emiliano e Guglielmo Minervini, entrambi del Pd, e Dario Stefano, esponente di Sel a Palazzo Madama, presentatosi però formalmente come candidato indipendente, particolarmente vicino al governatore uscente Nichi Vendola. Alla scadenza del termine di lunedì difficilmente si verificherà una sorpresa con la presentazione di qualche altro nome intenzionato a concorrere alle primarie con i tre menzionati esponenti e, quindi, scompaginare l’attuale quadro di campagna elettorale per le primarie. Invece, ciò che sarà interessante per il gioco delle primarie è sicuramente l’esito dell’Assemblea regionale del Pd prevista a Bari nel pomeriggio di sabato 20 settembre, quando dovrebbero dipanarsi alcuni nodi interni a quel partito. In particolare, si vedrà infatti se il segretario pugliese del Pd, nonché aspirante alla candidatura di governatore, Emiliano per l’appunto, ri-proporrà all’Assemblea l’approvazione di una deroga alla regola del 35% delle firme dei componenti, per consentire a Minervini di partecipare alle primarie come altro candidato del Pd, oppure inviterà alcuni dei 225, su 275, componenti dell’Assemblea già schierati dalla parte sua a sottoscrivere la candidatura dell’Assessore regionale alla Trasparenza e Protezione civile. In quest’ultima ipotesi, però, sarà necessario che Minervini attivi tutti gli esponenti a suo favore dell’Assemblea e li inviti a firmare la sua candidatura ed a cui dovranno poi aggiungersi le firme dei sostenitori di Emiliano, in modo da raggiungere il numero necessario di almeno 96 sottoscrittori, pari a quel 35% di componenti il plenum dell’Assemblea regionale del Pd. Un’altra ipotesi potrebbe essere quella che il segretario pugliese del Pd proponga all’Assemblea del Pd l’ammissione alle primarie di entrambe le candidature, cioè la sua e quella di Minervini, per acclamazione. Ma Emiliano, potendo contare su una larga maggioranza (superire al 65%) dei componenti, potrebbe anche tentare di far sottoscrivere la candidatura del concorrente interno al partito interamente a 96 dei 225 a suo favore. Comunque, se l’autorizzazione del Pd pugliese alla candidatura di Minervini avvenisse attraverso una di queste ipotesi, l’ex primo cittadino di Molfetta si presenterebbe alle primarie sicuramente depotenziano in partenza, poiché tale candidatura passerebbe come concessione del segretario regionale del partito, che è anche un aspirante candidato alla guida della coalizione per le regionali. Pertanto, sarebbe forse preferibile per Minervini che la sua presenza alle primarie non passasse come una delle due candidatura del partito, ma esterna a quello, lasciando ad Emiliano l’esclusiva come candidato ufficiale del Pd, ossia dell’apparato partitocratico. In tal caso l’assessore ai Trasporti della giunta Vendola, come previsto dal regolamento interno alla coalizione di centrosinistra, per presentare la propria candidatura alle primarie deve raccogliere necessariamente circa diecimila firme. E questo, infatti, sarebbe indubbiamente già un primo indiscusso successo personale di Minervini nei confronti del segretario regionale del suo stesso partito, che per rafforzare la propria immagine ed auto favore la propria candidatura alle primarie ha tentato di sgambettare un rivale autorevole di partito, tentando di far passare la presenza del concorrente alle primarie come una concessione senza legittimazione. E questo da un aspirate candidato governatore, come Minervini, non dovrebbe essere forse accettabile né dall’interessato, né da altri esponenti del partito suoi sostenitori, che considerano il Pd un soggetto politico ancora aperto e pluralista, anziché chiuso e padronale. Alla luce di tali peculiarità il braccio di ferro tra Minervini ed il segretario del suo partito, per l’ammissione alle primarie, si fa ancor più interessante e l’esito dell’Assemblea regionale indetta sull’argomento sarà indicativa non soltanto del clima politico all’interno del Pd pugliese, ma soprattutto dell’impegno con cui lo stesso Minervini ed i suoi sostenitori nel Pd affronteranno la sfida del 30 novembre prossimo. Oltre che delle eventuali sorprese che potrebbero davvero scaturire da una partita che qualcuno, già ora, potrebbe probabilmente aver pensato di predeterminarne il risultato. 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 20 Settembre 2014

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