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Il brivido sull’asfalto

Sono due gli autodromi pugliesi. Il primo è a Binetto, il secondo a Nardò. Caratteristiche tecniche e finalità li differenziano alquanto. Infatti, mentre l’Autodromo del Levante è aperto a competizioni auto-motociclistiche di livello nazionale, il Circuito di Nardò è solo una pista di prova per veicoli commerciali. I due impianti sono lontani anche sul piano delle vicissitudini storiche. L’Autodromo di Binetto è stato inaugurato il 10 giugno 1989. Ma quale fatica arrivare a quel giorno. Era dal dopoguerra che la Puglia sognava di dotarsi di un autodromo nazionale. Già nel 1954 si pensò ad un circuito da realizzarsi nel capoluogo nei pressi della Fiera, ampliando e ammodernando il precario circuito su cui dal 1947 si disputava il Gran Premio di Bari. Ma non fu cosa. Allora cinque anni dopo si fece avanti Castellana Grotta offrendosi di realizzare L’Autodromo dei Trulli in contrada Cavallerizza. Nemmeno questa volta fu possibile dare corso al progetto. A questo punto si propose Putignano. Sembrava fosse la volta buona. Ma nonostante l’arrivo dei finanziamenti e l’inaugurazione del cantiere (fu Moro a porre la prima pietra), ancora una volta beghe politiche fecero sfumare il sogno. Un sogno destinato a restare nel cassetto se nel 1979 un tenace e appassionato imprenditore barese, Michele Di Gioia, non avesse deciso di sfidare tutto e tutti, rinunciando a domandare contributi pubblici e scegliendo di rischiare di tasca propria. La sorte gli fu amica (pur imponendogli un calvario di dieci anni d’attesa). Così, da quasi trent’anni l’Autodromo del Levante è inserito con successo nel grande circuito nazionale di formula. E’ lungo 1577 m., presenta un rettilineo di 250 m,. sei curve a destra e tre a sinistra ; il senso di marcia è orario. Venendo a Nardò, quella pista – dal disegno assolutamente circolare e dallo sviluppo di 6,2 km – fu costruita nel 1975 dalla Fiat per testarvi i propri modelli. Ma cinque anni fa l’Anello è stata venduto ad una società controllata dal gruppo Porsche. Attualmente ditte diverse testano auto, moto e perfino camion. La velocità più alta è stata toccata il 28 febbraio 2005 quando una Koenigsegg CCR toccò i 388 km/h. All’interno del tracciato anulare è presente un circuito tradizionale, il Nardò Handling Track, costituito da un unico rettilineo e da 16 curve di ampiezza sempre differente. Su questo tracciato è possibile eseguire 9 test: di mappatura termica, durata, affidabilità, usura gomme, sistemi di aiuto alla guida, driveline, manovrabilità, dinamica del veicolo e guida in notturna.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 11 Ottobre 2017

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