Il buon vecchio graffia ancora
Se già è difficile allestire un cartellone, stante la difficoltà di assemblare cose diverse, ancora più arduo torna avvicinare autori distanti all’interno della stessa serata. A rendere credibile l’accostamento urge in questi casi un trait-d’union : un tema, un luogo, un personaggio. O qualche altro elemento suggerito dal caso. Ovvero quanto è capitato al Duse, dove fino a qualche giorno fa comparivano congiunte in cartellone due messinscene dell’Associazione Culturale Almanacco. Nella prima (‘In tre…no’) un marito decisamente maturo ma astuto trova come salvare una moglie seducente dalle grinfie di un giovane bellimbusto. Nella seconda (‘Una domanda di matrimonio’), invece, un padre anziano si trova al centro di un gustoso equivoco che ruota intorno ad una figlia zitellona e ad una rivendicazione di confine. Ecco l’aggancio, forse involontario : la terza età. Un aggancio che diventa un artiglio se in scena vanno figure inossidabili. Un Luigi Angiuli, per esempio. Diretto da Gianni Ciardo, questo vecchio e non ancora domo animale da palcoscenico ha offerto un saggio di una scuola di teatro in via d’estinzione. Una scuola che eleva la sapienza del gesto, del senso del tempo, del timbro e della profondità d’immersione nel personaggio a fondamentali della religione dell’arte scenica. Per fortuna dietro Angiuli e ‘gli’ Angiuli non c’è proprio il deserto. Anche in tempi difficili, promesse e giovani realtà non latitano. Al Duse, per esempio, il buon Luigi aveva per compagni di scena una Tiziana Gerbino e un Vito Latorre. Sodali ben ‘verdi’, non di meno già degni di raccogliere un pesante testimone (degno d’apprezzamento anche il sobrio contributo di Bruno Verdegiglio). Un’ideale passaggio di consegne ha avuto luogo al Duse in questi giorni. E’ giusto segnalarlo. E’ giusto poiché anche questa è Storia, ancorché lontana da contenitori fastosi, clamore mediatico e bagni di folla. Venendo alla mano di Ciardo, il quale firma gli adattamenti, essa è ben percepibile in alcune frizzanti libertà che regalano sane risate senza arrecare dispiacere ad alcun Autore. Ricche, variegate e quasi sempre opportune le scelte musicali, ancora a firma di Gianni Ciardo. Essenziale anche se un po’ austera la scenografia di Damiano Pastoressa (costumi : La Patriottica). – Da questa sera in cartellone al teatro di via Cotugno sarà ‘Don Chisciotte, ballata incantata per due attrici e un fantoccio’, di e con Caterina Firinu e Marilù Quercia (un lavoro premiato come ‘Miglior Opera Teatrale’ al Premio Luccica 2016). Con leggerezza e ironia da saltimbanchi e con incanto e disincanto di teatranti due interpreti omaggiano Cervantes di cui qui, adattato, si ripropone il capolavoro.
Italo Interesse
Pubblicato il 28 Marzo 2017