Cultura e Spettacoli

Il calendario 2018 dedicato al tema dello “sradicamento”

Il Villaggio Trieste di Bari in collaborazione con l’Istituto Storico “Don Policarpo  Scagliarini” presenteranno domani il calendario 2018 dedicato, quest’anno, al tema dello ‘sradicamento’. Un argomento mai così attuale in un periodo nel quale si parla di migrazioni solo in termini di accoglienza e quasi mai ci si sofferma a pensare alla profonda sofferenza che comporta, nel migrante, l’abbandono della propria terra d’origine. Lo sanno bene gli esuli del Villaggio Trieste, i quali furono costretti a lasciare le terre italiane di nord-est per sfuggire alla pulizia etnica jugoslava al termine del secondo conflitto mondiale. Bari, nel 1954, fu tra le prime città ad accogliere questi profughi ai quali, nel 1956,  concesse delle piccole case costituenti, appunto, il quartiere ‘Villaggio Trieste’ situato tra lo Stadio della Vittoria e la Fiera del Levante. La particolarità del quartiere che lo rende tutt’oggi unico nel suo genere sta nella capacità di questa Comunità, composita per etnia e provenienza, di convivere pacificamente tra usanze orientali, accenti tripolitani, piatti greci e radici italiane. Anche le differenze religiose non sono mai state un problema data la presenza di fedeli cattolici, ortodossi e mussulmani. Infatti oltre alla costituzione nel 1957 della chiesa di San Giovanni Crisostomo, cattolica di rito bizantino, durante il parrocato di Don Michele delle Foglie, la chiesa di S. Enrico diede ospitalità ad un Imam giunto da Roma per assolvere alle esequie di una residente mussulmana del quartiere. Non è un caso che sulla copertina del calendario 2018 sia rappresentata la Vergine del Phileremo, Patrona dell’Ordine di Malta, conosciuta anche come “La Madonna profuga”, un’Icona che appartiene tanto alla religione quanto alle secolari e tormentate cronache civili e militari d’Europa. Perché definire la Madonna ‘profuga’? Perché le vicende legate all’Icona della Madre di Dio del Monte Phileremo, sono similitudine del migrante in cerca di rifugio. La leggenda tramanda addirittura che essa fu dipinta dal vero da san Luca. Sfuggita miracolosamente alla furia iconoclasta degli imperatori bizantini, fu rinvenuta in una grotta del Monte Phileremo a Rodi a metà del ‘400, quando i cavalieri giovanniti governavano l’isola. Nel 1523 con la caduta dell’isola in mano agli Ottomani, l’icona segui gli Ospedalieri in Italia e, nel 1530, giunse a Malta, dove l’Ordine le destinò prima una cappella nella Chiesa di S. Lorenzo a Borgo e poi nella nuova chiesa conventuale di San Giovanni della Valletta. Caduta Malta in mano a Napoleone, il Gran Maestro Ferdinando Hompesh fuggì con le tre principali reliquie dell’Ordine: un frammento della vera Croce, la mano destra di san Giovanni Battista e l’icona della Madonna del Phileremo. Nella speranza di ottenere aiuto dalla Russia per riottenere Malta, le reliquie furono inviate allo Zar Paolo I, che era stato proclamato Gran Maestro. Nel 1852 lo Zar Nicola I ordinò di eseguire una copia, anch’essa dalla vita movimentata: rimasta in Russia durante la rivoluzione d’ottobre, nel 1925 venne inviata a Rodi, allora provincia italiana, dal governo bolscevico su richiesta del Governatore Mario Lago, che nel 1931 la fece intronizzare sul Phileremo, dove era stato costruito un santuario. Quando nel 1948 Rodi passò alla Grecia, l’icona venne portata dai Francescani ad Assisi e posta su uno degli altari della basilica di Santa Maria degli Angeli, dove si trova tuttora. Intanto, subito dopo la rivoluzione, il quadro originale aveva raggiunto la Danimarca ed era stato consegnato all’unica superstite della Famiglia reale, la Zarina Madre. Alla sua morte fu consegnato alla Chiesa Ortodossa russa in esilio con sede provvisoria a Berlino, che a sua volta l’affidò ad Alessandro I di Jugoslavia. Le reliquie restarono a Belgrado fino al 1941: con l’occupazione tedesca se ne persero le tracce ma dopo circa mezzo secolo essa è stata fortunosamente ritrovata a Cettigne, in Montenegro, città natale della regina Elena. <<Questo è il terzo calendario del Villaggio Trieste, ha dichiarato il promotore dell’iniziativa -Avv. Paolo Scagliarini-  e quest’anno abbiamo voluto affrontare il tema dello ‘sradicamento’ attraverso le poesie scritte da 12 autori nazionali ed internazionali. Viste le vicende personali degli abitanti del Villaggio Trieste crediamo che sia diritto di ogni uomo nascere, crescere e vivere liberamente nella propria terra e tra la propria gente, perché il dramma vissuto dai profughi non si può risolvere solo con l’accoglienza ma deve essere evitato a monte; a maggior ragione se certe ferite non si rimarginano facilmente, nemmeno nelle successive generazioni.>>  Le poesie pubblicate sono di autori nazionali come Vincenzo Cardarelli e Salvatore Quasimodo, locali come Sandro Marano e Daniele Giancane, e internazionali come i greci Konstaninos Kavafis, Iannis Ritsos, Adonis , gli spagnoli Jorge Luis Borges e Antonio Machado, e il siriano Nazim Hikmet. L’appuntamento è  domani 11 gennaio alle ore 18.30 presso la Libreria Barium in via Roberto da Bari 130. Ingresso libero.

Maria Giovanna Depalma


Pubblicato il 10 Gennaio 2018

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