Il Cantore denunciò i Canonici
La circonvenzione d’incapace non è delitto tipico solo di quest’era impermeabile alla pietà verso deboli ed indifesi. Anche in passato nipoti cinici, potenti senza scrupoli e disonesti in genere approfittano della debolezza degli anziani o di quant’altri resi vulnerabili da infermità di mente. Da questo punto di vista si rivela particolarmente interessante una missiva spedita da Cracovia a Bari il 30 marzo del 1540 e attualmente conservata in buono stato nell’archivio della Basilica di San Nicola. Mittente era Bona Sforza, regina di Polonia e Duchessa di Bari ; oggetto della lettera, indirizzata al “Vicario e Capitolo di S. Nicolò”, una “acerbissima riprensione”. Era accaduto che una povera “mentecatta”, sorella del cantore della Basilica, Theseo di Geraldinis, rimasta orfana di entrambi i genitori fosse stata circuita da quei canonici nel disegno di impossessarsi dei suoi beni. L’ipotesi più ragionevole è che la de Geraldinis fosse stata messa davanti ad un ‘notaro’ e convinta a firmare un testamento che, ignorando altri aventi diritto, beneficava solo la Chiesa. Chi avvertì Bona? La chiusa della missiva, di cui più avanti, esclude lo stesso Theseo. Certamente, la firma in calce alla denuncia dovette fugare ogni dubbio dalla mente della Regina-Duchessa. Possiamo pensare ad un Capitano di Giustizia investito del caso e che, sentendosi scottare la causa fra le mani, data l’entità dei personaggi in ballo, per prudenza ritenne di rimettere il caso in più altolocate mani. La Sforza, che evidentemente già da tempo era al corrente di altri misfatti compiuti da quei canonici, non perse tempo e senza domandare che fosse aperta un’indagine rimproverò esplicitamente i rei. Li accusò d’essere “lupi rapaci intenti et totalmente dati alla cupidigia del quatrino che non fate al servitio di Dio”. Più avanti la lettera ammoniva che non “si debbano opprimere, circonvenire né ingannare gli poveri pupilli, orphani, vedove né altri miserabili persone”. Il prezioso documento si chiude accennando ad un confuso e ‘clamoroso’ contorno al fatto : “Alloché ne scrivete dello successo tumulto fatto alle case del quondam abbate Theseo di Geraldinis cantore di quessa chiesa rispondemo qualmente non meno dovemo dolerne et grandemente meravigliarne di voi et vostri inconvenientissimi diportamenti in ciò usati”. Che si intende per “tumulto”? Theseo sopraggiunto a sorpresa cacciò a pedate di casa ‘notaro’ e canonici ivi convenuti in sua assenza per far deporre alla povera ‘mentecatta’ rovinose deposizione testamentarie? Oppure gentaglia assoldata da quei canonici si recò a lisciare il pelo al di Geraldinis dopo la temeraria denuncia? Chissà.
Italo Interesse
Pubblicato il 24 Dicembre 2013