Cronaca

Il capogruppo dei Popolari: “No a una nuova stagione Casiniana nell’Udc”

Che all’interno di quasi tutti i partiti italiani ci sono “nani e ballerine” è da tempo un dato di fatto nella scena politica nazionale. Ma che un capogruppo regionale mettesse in evidenza, con un comunicato stampa, tale situazione a livello centrale nel suo stesso partito forse non era mai accaduto. Nell’Udc ci ha pensato di recente  il neo consigliere regionale Napoleone Cera (capogruppo di tale formazione nell’Aula di via Capruzzi) che, dopo aver forse letto un’intervista a  Pierferdinando Casini, apparsa qualche giorno fa su un’importante testa nazionale, ha ritenuto di intervenire con un’apposita nota di commento dal tono non solo critico nei confronti dell’intervistato, ma anche prevalentemente ironico, se non financo caricaturale, su chi per circa un ventennio era addirittura indicato come il leader del partito centrista che più di altri è sempre stato considerato come il discendente diretto della vecchia Democrazia cristiana. Infatti, il neo esponente regionale dello scudo crociato esordisce nel comunicato, il cui titolo è “Perferdinando il ballerino”, rilevando: “Ancora una volta Pierferdinando Casini ci regala uno dei suoi memorabili giri di valzer, degni di segnalazione a Milly Carlucci per una ospitata a Ballando con le stelle”. Fatta la premessa, il consigliere Cera (figlio dell’omonimo deputato foggiano Angelo, unico esponente che l’Udc pugliese attualmente annovera in Parlamento) passa a commentare la nuova strategia politica di Casini, appresa probabilmente solo attraverso l’intervista rilasciata qualche giorno fa al quotidiano “Repubblica”, ed afferma: “Casini dopo aver detto peste e corna di Berlusconi, dimentica tutto e tende la mano al leader di Arcore, forse nel tentativo di accreditarsi come  erede di parte del patrimonio di voti di Forza Italia. Cioè Casini mette in vendita la sua identità per cercarne una nuova in un altro contenitore politico questa volta di sponda piddina, osannando il leader di turno:  prima Berlusconi ora Renzi, passando da Monti e Letta”. E, sempre riferendosi all’ex presidente della Camera, aggiunge: “Ogni volta cambia idea” e rivolgendosi ai lettori della nota, ma forse ancor più agli elettori ed ai rappresentanti del suo stesso partito, chiede: “Vi ricordate  i tweet e le dichiarazioni su Berlusconi che aveva bisogno dell’etilometro? E quelle su Monti, dopo averlo esaltato (a suo dire) davanti ai leader europei?” E Cera junior, poi, passa al commento: “Ora Casini vuole farsi aggregatore dei moderati per superare le vecchie logiche che hanno portato alla frammentazione del Centro. E lo vuole fare buttando a mare  l’esperienza dell’Udc, l’unico partito che ha rappresentato un punto di riferimento dei moderati che non si riconoscevano nella politica ‘interessata’ di Berlusconi o in quella ‘gridata’ della Lega e di Fratelli d’Italia”. Ed anziché partire da quella esperienza – rileva ancora il capogruppo dei “Popolari” (Udc) alla Regione – “basata su valori veramente cristiani e democratici, Casini vuole aggregarsi all’agglomerato partitico di Renzi che per democrazia difetta quanto Berlusconi”. Infatti, secondo Cera, “L’Udc non è un calesse sul quale salire e scendere secondo convenienza”, per cui afferma pure che l’identità del partito “non è in vendita al migliore offerente”. E, quindi, per il giovane esponente regionale dello scudo crociato “non si possono aprire nuove aste” sui valori, dimenticando che il  ruolo in Italia e in Europa degli esponenti dell’Udc “non è di gregari ma di sentinelle delle libertà democratiche, specie in questo momento dove, con la motivazione di rendere più snello lo Stato e le sue istituzioni, si rischia di attribuire troppo potere a un singolo soggetto”. “Ecco, – sottolinea inoltre Cera – se Casini avesse a cuore il futuro dell’Italia e degli italiani, dovrebbe preoccuparsi di questo e lanciare un allarme chiaro, netto, preciso, magari sottolineando contenuti (Mezzogiorno, occupazione, immigrazione) invece di preoccuparsi dei contenitori politici. La storia dell’Udc va proprio in questa direzione: non abbiamo avuto paura di schierarci contro i più forti per mantenere salda la nostra identità di partito ancorato al progresso civile e democratico della nostra nazione, così come volevano i nostri padri costituenti”. Facendo poi una sintesi delle impressioni percepite nelle parole rilasciate dal presidente nazionale dell’Udc all’intervistatore di “Repubblica”, Cera dichiara: “A me pare che Casini voglia superare Berlusconi e la stagione di divisione dei moderati recitando ancora una volta il ruolo di eterno protagonista della politica dei salotti e dei poteri forti; quella che rischia di essere spazzata via dal malcontento popolare o da movimenti populisti, contro i quali l’Udc è baluardo se resta radicata sul territorio e alle sue origini” ed afferma: “Siamo nati per portare avanti un progetto. Sono cambiate le condizioni non le motivazioni”. E, continuando, ribatte: “Noi siamo il Centro, gli altri sono venuti dopo e in ordine sparso. Non vogliamo attribuirci altro ruolo se non quello ricevuto dal mandato elettorale, senza rinnegare noi stessi per un piatto di lenticchie”, concludendo che l’Udc non ha “bisogno di una ennesima stagione casiniana, in attesa di un altro giro di valzer del ballerino Pierferdinando”. A cui lo stesso Cera si rivolge, poi, direttamente parlando al plurale (perché evidentemente la richiesta non è solo sua, ma verosimilmente di tutto gruppo che rappresenta alla Regione) per chiedergli “di continuare ad essere presidente della Commissione esteri (ndr – del Senato) e adoperarsi per riportare a casa i marò”. “Anzi, – termina Cera in modo ancor più ironico di come aveva cominciato la nota – vista la voglia di protagonismo del bolognese, si potrebbe proporre uno scambio alle autorità indiane: Casini al posto di Girone”. Affondo, quest’ultimo, che toglie ogni probabile dubbio su quella che è la reale considerazione che il consigliere pugliese Cera, ma con lui sicuramente il padre Angelo e verosimilmente gli altri suoi colleghi in via Capruzzi, hanno ora della leadership di Casini. Cera junior ha solo dimenticato di dire che il “bolognese” oltre ad essere un “ballerino” della politica (come lo definito nel titolo della sua nota) è forse pure un “nano”. Infatti, come ricordò un altro autorevole rappresentate dello scudocrociato dopo la debacle elettorale del partito alle politiche del 2013, Casini dalla caduta dalla scomparsa della vecchia Dc in poi “vedeva il mare non perché era diventato un gigante, ma solo perché erano crollati i ‘Palazzi’ che precedentemente gli stavano d’avanti”. Come dire che, in precedenza, era considerato semplicemente un “porta borsa” di uno dei leader della vecchia Dc. E tale era rimasto. Ora, infatti, potrebbero essersene accorti anche i superstiti pugliesi dell’Udc.

 

Giuseppe Palella

  

     


Pubblicato il 29 Aprile 2016

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