Cronaca

Il carcere specchio della società: le cifre dello sfascio

Non c’è pace nelle carceri pugliesi: in Puglia nei dieci istituti di pena, almeno fino a maggio scorso, l’affollamento sfiorava il 150% (detenuti previsti 2284, detenuti presenti 3342) mentre l’organico di polizia penitenziaria è all’86% (poliziotti previsti 2448, presenti 2118). La situazione di affollamento più grave è a Brindisi (164%), come ha spiegato ieri il segretario generale del Spp (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo – che ha cominciato da una decina di giorni e precisamente dal 20 ottobre scorso lo sciopero della fame e avviato un giro negli istituti penitenziari. Ieri era a Bari in conferenza          stampa davanti al carcere “Francesco Rucci” in Corso Alcide De Gasperi, dove ha snocciolato altri dati per esempio sugli stranieri detenuti, pari al 15% del totale, mentre nell’organico di polizia penitenziaria presente 26 sono commissari, 130 ispettori, 98 sovrintendenti e 1.864   agenti-assistenti.   I   ovrintendenti   registrano   la   carenza   maggiore   con   una   copertura dell’organico previsto pari al 40%. <<Ho deciso lo scioperodella fame – ha spiegato Di Giacomo- perché il carcere è lo specchio fedele dell’emergenzasicurezza  che coinvolgetutti gli italiani e perché nel nostro Paese, per responsabilità dellapolitica, non c’è più alcuna distinzionetra vittima e carnefice.Proprio così: se nel carcere non c’è sicurezza con il personale quotidianamente a rischio di aggressioni, minaccee continuamente offeso, con la “legge dei detenuti” che è più forte della legalità alpunto che evadere, come dimostrano i numerosi episodi di questa estate, è un gioco da ragazzi, figuriamoci se possiamo  pretendere sicurezzanelle città e nelle case dei cittadini>>. E non basta. <<Il Ministro Orlando, il Governo e il Parlamento fanno come le tre scimmiette: non vedono, non sentono e non parlano. Anzi, se parlano, si limitano a dichiarazioni formali miste ad annunci di programmi, progetti e provvedimenti puntualmente disattesi e rinviati, sottovalutando i problemi veri. Per noi che abbiamo raccolto in tutto il Paese oltre 2 milioni di firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare sulla legittima difesa, da due anni è affossata in Parlamento – ha continuato il segretario SPP – l’impegno è dalla parte di tutte le vittime di questa situazione, siano essi appartenenti alle forze dell’ordine, cittadini costretti a sparare i ladri in casa, donne che subiscono violenza, pensionati scippati all’uscita dell’ufficio postale o della banca con l’aggravante che la politica non è capace di mettere un freno alla dilagante criminalità esercitata da immigrati e profughi padroni assoluti di piazze, stazioni ferroviarie e periferie della nostre città>>. Insomma, per Di Giacomo il nuovo sistema carcerario che dà più fiducia ai detenuti con il cosiddetto sistema “celle aperte” e premialità con i permessi di uscita si è rilevato un meccanismo di aggravamento dell’emergenza che si registra da anni. Gli “eventi critici” vale a dire aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria, intimidazioni, atti di violenza tra detenuti hanno avuto un incremento del 700% e ogni giorno dodici poliziotti in media sono costretti a ricorrere alle cure di sanitari. Tutto ciò accade mentre il Ministero Grazia e Giustizia ha deciso dal primo ottobre scorso di aumentare dell’83% la paga oraria dei detenuti al lavoro e il personale degli istituti di pena attende il rinnovo del contratto collettivo di lavoro da otto anni. Ma se picchiano i poliziotti proviamo ad   immaginare   quale sicurezza ci può essere per i cittadini fuori dal carcere”.

 

Francesco De Martino

 


Pubblicato il 31 Ottobre 2017

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