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Il caso degli “impresentabili” manda in scena un’altra farsa pre-elettorale

Il teatrino della politica pugliese manda in scena un’altra farsa pre-elettorale, quella per l’appunto scaturita dalla diffusione dei nomi di quattro candidati al consiglio regionale che, secondo la Commissione parlamentare antimafia, sarebbero da ritenersi “impresentabili” perché su di loro esisterebbero ipotesi di reato che li renderebbero incompatibili con il codice etico della lista in cui sono ospitati o con quello del candidato presidente che la stessa lista sostiene alla presidenza della Regione. E che di “farsa” si tratta lo si desume dal fatto che l’aspirante governatore del centrosinistra, Michele Emiliano, con riferimento all’impresentabile presente tra i candidati della propria coalizione, Fabio Ladisa, si è subito precipitato a prendere le distanze da detto candidato, dichiarando che è un nome non candidato lui, ma dagli organizzatori della lista triciclo “Popolari per Emiliano”, che racchiude le sigle di tre partiti: Udc, Realtà Italia e Centro democratico. E ciò per sottolineare evidentemente che la responsabilità di tale candidatura non è sua, come se lui da candidato presidente collegato a tale lista (che tra l’altro si richiama espressamente a lui anche nel nome) potrebbe ritenersi esentato financo da quello che nei manuali viene tradizionalmente definito “culpa in vigilando”. Però, a stupire ancora di più è l’affermazione di Emiliano che, per rimarcare forse ancor di più la presa di distanza dal candidato Ladisa, sostiene di ‘non conoscere’ il personaggio in questione. E questa affermazione, in verità, ci sembra davvero esagerata da parte del pm-antimafia in aspettativa Emiliano, visto che Ladisa è stato, tra l’altro, uno dei consiglieri della  maggioranza di Emiliano al Comune di Bari, eletto il 2009 nella civica “Realtà pugliese” della famiglia Degennaro della Dec. Affermazione che suscita meraviglia e stupore in chi conosce le vicende politiche del capoluogo pugliese dell’ultimo decennio ed i personaggi che di tali vicende ne sono parte. Insomma, Emiliano anche per la vicenda degli “impresentabili” ricalca il solito copione dell’esponente della cosiddetta società civile prestato alla politica, che è immune ed esentato da colpe ed addebiti, sia perché non c’era prima, sia perché la politica è un mondo che non gli appartiene. Però, obietta qualche attento elettore, ora per l’ex Primo cittadino barese non è più così, sia perché da tempo Emiliano è un politico inserito a pieno titolo nella categoria, sia perché sono ormai più di dieci anni che fa politica a tempo pieno. Per cui il ruolo del “duro e puro” che Emiliano ‘recita’ ogni qualvolta si verifica una vicenda che direttamente o indirettamente riguarda la sua parte politica o le sue responsabilità politiche, non è più una sceneggiata credibile agli occhi di chi segue le cronache locali. Come non credibili agli occhi di molti cittadini sono pure la recente “morale” di Emiliano sui “conta voti a pagamento” ed i suoi “appelli a scoppio ritardato” ai candidati delle sue otto liste, affinché non si avvalgano di quel genere di meccanismo illegale di acquisizione del consenso. Ed a poco servono dichiarazioni come quella della ex pm della Procura di Bari, Desirèe Digeronimo (candidata al consiglio regionale in una delle liste di Emiliano), che si disgusta dei casi di voto di scambio recentemente denunciati in un servizio giornalistico di una nota emittente televisiva, ma che probabilmente non prova altrettanto disgusto su chi, pur non dichiarandosi politico di professione e vantandosi della propria estrazione professionale (la stessa della Digeronimo), per anni ha taciuto su tale meccanismo di accaparramento dei voti, avvantaggiandosene, verosimilmente, pure a piene mani. Infatti, la candidatura nel Pd di Anita Maurodinoia (di cui  Emiliano almeno di questa dovrebbe assumersi a pieno la responsabilità) non è stata certo una scelta dettata da motivazioni di carattere ideale, anzi tutt’altro. Tale candidatura ha verosimilmente come suo fondamento quello di mettere in lista nel centrosinistra una transfuga del centrodestra che aveva già dimostrato lo scorso anno di essere un’abile maestranza per un preferenzificio. E cosa c’è di più “impresentabile” per un candidato governatore che ha impostato chiaramente la propria elezione su criteri di cui ora dichiara di scandalizzarsi? Allora più che di farsa pre-elettorale, sarebbe forse più appropriato in Puglia parlare di “comiche” finali prima del voto di domenica prossima.              

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 28 Maggio 2015

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