Il cilindro del nonno
Chi non è stato rovinato dalla guerra ? Il primo a denunciarlo – a modo suo – fu un attore : Ettore Petrolini (“Se non c’era la guerra a quest’ora stavo a Londra…” – dal monologo di Gastone). Per una ragione o per l’altra, molti altri operatori dello spettacolo avranno detto la stessa cosa. Uno di questi fu Michele Cipriani, un pugliese di Castellaneta, il quale, prossimo a fare ingresso nel grande teatro di giro, vide la propria carriera interrotta dal secondo conflitto mondiale. Nel dopoguerra, sopravvenute e superiori esigenze di famiglia ebbero il sopravvento su ogni possibilità di ricominciare da zero. Michele Cipriani, così, dovette cercarsi un impiego e dare l’addio alla magia dell’arte scenica. Ma, quando non estirpate del tutto, certe ‘radici’ hanno il potere di tornare a cacciare germogli anche a distanza di due generazioni. Sicché, come obbedendo a un irresistibile richiamo genetico, oggi Michele Cipriani – nipote di quel talentoso e sfortunato attore – è un affermato professionista del teatro. Grato a chi gli ha infuso nelle vene questa inguaribile ‘malattia’, Michele Cipriani ha voluto omaggiare l’antenato con uno spettacolo (‘A me mi ha rovinato la guerra’) che giovedì scorso è andato in scena al Nuovo Abeliano nell’ambito della rassegna I Solisti. L’omaggio al nonno è però solo il punto di partenza di una riflessione sul teatro e il mestiere dell’attore. Schegge interpretative intervallano un racconto gustoso e acuto, anche polemico, un’analisi che demitizza senza dissacrare e che si offre al pubblico con leggerezza tragicomica. Un retrogusto amaro intride lo spettacolo : Anche Cipriani junior è stato rovinato dalla guerra. Una guerra tutta speciale, senza bombe e sirene d’allarme, tuttavia capace di mandare al tappeto una categoria, quella dei teatranti. Che botta la pandemia. Attori si sono spenti, altri hanno gettato la spugna, compagnie si sono sciolte. Per fortuna la maggior parte degli attori (che sono come l’erba cattiva) ha rialzato la testa. Il bravo Michele Cipriani rientra in una maggioranza rabbiosamente reattiva che in questi due anni di stop sembra precocemente maturata. Il logoro, glorioso cilindro (appartenuto al nonno) che Michele con devozione regge fra le mani nella parte iniziale della performance è il testimone di una staffetta che scavalca un dopoguerra e ne raggiunge un altro. – Prossimo appuntamento al Nuovo Abeliano, venerdì 29 ottobre con ‘Mudanzas’, monologo in poesia, musica e azione ‘”dedicato alla vulnerabilità di ogni essere errante”. Azione scenica e drammaturgia di Rosalba Gravina, regia di Rosalba Gravina e Manila Prado, collaborazione musicale di Mariano Gonzalez e Nicolás Kamien.
Italo Interesse
Pubblicato il 26 Ottobre 2021