Il cinema ai confini del cinema
Già drammaturga e regista teatrale, Eleonora Danco quattro anni fa ha intrapreso anche la strada del cinema con ’N – Capace’, un lungometraggio prodotto da Angelo Barbagallo e Rai Cinema. Il film è stato proiettato martedì pomeriggio al Galleria nell’ambito del Bif&est. Mossa dall’intento di risolvere il conflitto col padre, una donna, che non ha ancora rimosso la scomparsa della madre, ripercorre come ‘un’anima in pena’ i luoghi dell’infanzia (Terracina), assillando di domande l’attempato genitore e, non bastasse, donne e uomini, ragazzi e anziani. Ponendo domande a proposito di Dio, delle madri, del sesso, della morte, dell’amore e della famiglia, la quasi invisibile protagonista sembra voler individuare e poi mettere a fuoco nel prossimo la stessa difficoltà di vivere che la lacera. Protagonista e non, Eleonora Danco si colloca a metà strada tra finzione e realtà, nel senso che adesso è voce interrogante fuori campo, in altri momenti è figura irrequieta che gira per strada brandendo un piccone, oppure disarmata ma in pigiama, quando ancora per strada non dorme in un letto dalle lenzuola d’un bianco abbagliante (abbastanza palesi i richiami alla metafisica di De Chirico e al surrealismo di Buñuel, ma non mancano altrove richiami anche a Pasolini). Un film “estremo e controcorrente”, così l’ha definito la sua stessa autrice. Di certo l’opera prima della Danco è di difficile collocazione. Se non è un docufilm (e non lo è), cos’altro resta per classificarlo?… Frutto di un complicato lavoro di montaggio, eseguito da Desideria Rayner e Maria Fantastica Valmori con la collaborazione di Marco Tecce, Il film della Danco vede belle e inafferrabili sequenze di gusto onirico intervallare momenti dai contorni ben definiti (le interviste). Sarebbe stato meglio il contrario. Settanta minuti d’interviste su ottanta minuti complessivi sono troppi, tanto più che il film si ripete spesso, funzionando meno quando nel muoversi alla ricerca dell’effetto forza le cose e dà di artificioso. Ma nonostante il taglio deciso, ‘N – Capace’ è anche lavoro fresco, che si lascia seguire e ispira simpatia. In qualche momento diverte, persino. In definitiva, un film ai confini del cinema, un prodotto nemico del senso dello spettacolo apprezzato anche dalla critica (nel 2014 è stato premito al Torino Film Festival come ‘Miglior film e Miglior cast d’insieme ; l’anno dopo gli sono stati riconosciuti il ‘Ciak d’oro Bello e Invisibile e un premio del Sindacato Critici Cinematografici Italiani). Bene la fotografia di Daria D’Antonio e le musiche di Markus Acher. Vasto il numero dei contributi, forse una cinquantina le persone che si sono prestate all’invisibile microfono di Eleonora, a cominciare dal padre della stessa regista. Particolarmente preziosi i contributi di una decina di ragazzi fra i 13 e i 18 anni, scelti “dopo una massacrante serie di provini”.
Italo Interesse
Pubblicato il 27 Aprile 2018