Il ciuccio meglio del vento
La Revinco Italy srl preme per la realizzazione di nuovi parchi eolici nei territori di San Paolo Civitate, Troia, Bovino e Orsara, mentre la Trevi Energy spa insiste per l’installazione di cinquanta torri al largo dell’Adriatico nel tratto di costa compreso tra Manfredonia e Barletta. Piove sul bagnato. Il foggiano è l’area più compromessa d’Italia sul piano paesaggistico per colpa di questi generatori di energia (per dirne una, solo nel territorio di Sant’Agata sono presenti per 102 aerogeneratori). Gli ambientalisti sono insorti. Vedremo come andrà a finire. E’ strano che una terra quasi del tutto piatta come la nostra e perciò esposta ad ogni vento balcanico si sia ricordata solo adesso di questa risorsa. Eppure lo sfruttamento dell’energia eolica è noto all’uomo dall’era precristiana. Tra grano e olive in Puglia c’è sempre stata ragione di macinare. Non potendosi ricorrere al mulino azionato dalla forza dell’acqua a causa della storica carenza di fiumi e torrenti, qui la risorsa-vento venne trascurata a beneficio del trappeto, il frantoio a trazione animale (e qualche volta addirittura umana). Forse fu solo una la ragione che concorse a determinare questa esclusione : In una regione storicamente esposta a invasioni barbariche ed incursioni saracene un elemento architettonicamente vistoso come un mulino a vento avrebbe facilmente attirato invasori e predoni verso luoghi dove il saccheggio si annunciava facile e produttivo. Ecco perché da noi la maggior parte dei trappeti funzionava all’interno di ipogei, impianti industriali sotterranei che fungevano pure da ‘invisibili’ magazzini. Tuttavia il mulino a vento non dovette essere del tutto estraneo alla Puglia. Perché, per esempio, nell’entroterra otrantino una località è detta Mulino a Vento? Si dice che lì un ingegnoso imprenditore provò a far girare la mola di un frantoio ipogeo sfruttando l’energia del vento. Pensiamo che la mola fosse collegata ad un albero di trasmissione il quale, salendo in verticale attraverso un foro presente nel tetto dell’ipogeo, una volta all’aperto, si collegava alla corrispondente torre del vento. Forse il tentativo non funzionò, la torre venne abbattuta e là sotto si tornò a massacrare di fatica poveri ciucci. Ora spostiamoci a Margherita di Savoia, dove l’uomo estrae il sale dall’età della pietra. Lì l’attività estrattiva ha conosciuto nel tempo numerose migliorie tecniche. La più innovativa aveva per oggetto (la cosa risale alla fine dell’Ottocento) una ruota ad alimentazione eolica che in forma di castello d’acciaio e sormontato da una volanda, cioè il complesso delle pale, di quaranta ‘vele’, svettava a quindici metri d’altezza. Un mulino per triturare il sale grosso e ricavare quello fino come ancora oggi si fa nelle Saline di Trapani? No, un meccanismo per azionare una pompa idrovora con cui pompare l’acqua di mare da una vasca all’altra. La macinazione del prodotto grezzo avveniva con un mulino azionato invece dalla forza del vapore.
Italo Interesse
Pubblicato il 4 Settembre 2018