Il Colosso e il fraticello
Circa l’origine di Eraclio, il Colosso di Barletta, molto credito incontra presso gli studiosi un resoconto del 1279 del frate minorita Tommaso da Pavia. Quella cronaca racconta di quando, fra il 1231 e il 1232, Federico II fece effettuare scavi nei dintorni di Ravenna e nello stesso punto in cui qualche secolo prima li aveva fatti eseguire Carlo Magno (entrambi gli imperatori, che erano interessati alla renovatio imperii, cercavano testimonianze di quell’impero romano d’Occidente di cui i loro domini pretendevano essere la prosecuzione storica). Nel corso di quegli scavi sarebbe emersa la statua di Eraclio. Ma in un suo saggio Gianfranco Purpura fa notare una cosa : Tommaso da Pavia non parla neanche una volta di statue. Parla piuttosto di calzature di metallo di dimensioni smisurate rinvenute da uomini del seguito dell’Imperatore. Per capire come ciò si colleghi alla storia del Colosso bisogna dare ascolto ad un ‘cunto’ (del tutto inverosimile) raccolto dal religioso pavese : A Ravenna erano convenuti molti principi tedeschi ai quali Federico voleva chiedere conto della situazione giuridica dell’Impero. “Giunse con i principi tedeschi un soldato di nome Ricardo che ai tempi di Carlo Magno era stato a Ravenna”… Facciamo osservare che essendo Carlo Magno morto nell’814 e Federico II nato nel 1194, quel Ricardo avrebbe dovuto avere non meno di trecento anni… Questo Ricardo raccontò che nel ‘comitatus’ di Carlo c’era un soldato la cui statura era tale che poteva vestire e calzare sole cose confezionate appositamente. “Accadde che una volta partendo Carlo all’improvviso da Ravenna molti dei soldati non l’appresero in tempo… tra i quali quest’uomo altissimo che per la fretta dimenticò i calzari… avendo lasciato le scarpe in una certa finestra…”. Al racconto del Ricardo i dignitari che accompagnavano Federico “investigando le finestre dal lato del quale si diceva rivennero i calzari abbandonati per l’antichità arrugginiti… e di tanta grandezza erano che suscitavano ammirazione in tutti…”. E’ dunque possibile avanzare l’ipotesi, conclude Purpura, che in questa maniera “favolosa” venisse descritta almeno la prima fase del rinvenimento di una statua imperiale. Mettiamo assieme le cose : la statua ora detta di Eraclio giace sommersa dal terriccio, ne spuntano i piedi, tuttavia. L’enormità di quella calzature attirano l’attenzione di qualcuno. Il seguito della storia è l’ingaggio di una squadra di braccianti che in capo a poche ore riportano alla luce una statua enorme. Sull’episodio, una cinquantina d’anni più tardi, ricamerà (e malamente) un povero fraticello altrimenti destinato a restare un illustre sconosciuto.
Italo Interesse
Pubblicato il 26 Agosto 2014