Cronaca

Il Comune di Bari “ci mette la faccia” nella lotta contro il femminicidio

In occasione della festa dell’8 marzo, la festa della donna, il Comune di Bari “ci mette la faccia” nella lotta contro il femminicidio, un fenomeno sociale sempre più diffuso e troppo spesso ignorato dalle istituzioni. A Bari, invece, e più in generale nella regione Puglia, si è costituita una rete sociale per sostenere le donne e i minori vittime di violenza. Le associazioni Giraffa Onlus e Un desiderio in comune, al fianco di Palazzo di Città, hanno così deciso di incentivare una campagna d’immagine, sottolineando l’importanza di una risposta collettiva al fenomeno. E così, a partire da ieri, la città di Bari è stata tappezzata di manifesti che ritraggono volti di donne e uomini che dicono “stop al femminicidio”, con lo scopo di incentivare le istituzioni ad essere maggiormente vigili sulla comunicazione, che troppo spesso rappresenta il corpo femminile in modo offensivo e denigrante, come denunciato da Luciano Anelli, delle Pari Opportunità: “Dovremmo avviare una commissione per cancellare tutte le pubblicità sessiste, perché la violenza sulle donne non è un problema delle sole donne, ma è un problema di tutti”. Difficile portare avanti un progetto del genere, in una società dove da circa 50 anni esiste la cultura della pornografia e dove è possibile acquistare giornali e riviste porno dalle edicole. Dunque, prima di tutto, appare evidente l’importanza di un mutamento culturale profondo, che parta dalle scuole e che coinvolga anche e soprattutto i genitori, chiamati ad assolvere un compito importante, quello di educare i propri figli al rispetto dell’altro e del corpo altrui. Dall’inizio del 2013 sono già 19 le donne uccise nel nostro Paese, per mano di uomini, partner e fidanzati che troppo spesso si comportano da padri e padroni nei confronti delle proprie mogli e delle proprie fidanzate. Forse uno degli aspetti più inquietanti riguarda quel 93% di donne che, nonostante le violenze subite tra le mura domestiche, non denuncia il proprio compagno. “Quotidianamente siamo costrette a confrontarci con questa realtà – ha spiegato amareggiata Maria Pia Vigilante, presidente di Giraffa Onlus – In virtù di questo proponiamo la realizzazione di un tavolo permanente, nel quale vengano coinvolti anche gli uomini, perché è soprattutto a loro che ci rivolgiamo con la nostra campagna. Il Comune di Bari ha già fatto molto per arginare il fenomeno, ma è indispensabile fare di più”. Ogni 10mila abitanti, infatti, vi dovrebbe essere un centro anti-violenza, ma a Bari, al momento, ve n’è soltanto uno. La campagna “Bari dice no al femminicidio e ci mette la faccia” è partita per iniziativa di Magda Terrevoli, presidente della Commissione delle Pari Opportunità, la quale ha postato una propria foto su Facebook, con la quale denunciava il grave fenomeno dilagante nel nostro Paese. Subito dopo è stata seguita da Maria Pia Vigilante, “e da lì il passo per dare il via alla campagna di sensibilizzazione, è stato davvero molto breve, grazie soprattutto all’intervento e al contributo del Comune di Bari”. “Io ci metto la faccia è un’espressione forte – ha poi proseguito Magda Terrevoli – non dobbiamo banalizzarla, perché sta a significare che dobbiamo cambiare mentalità. Basti pensare al cimitero da poco inaugurato a Monopoli, il cimitero dei feti. Anche quella è una grave forma di violenza”. Ludovico Abbaticchio, assessore al Welfare, non ha nascosto la sua indignazione di fronte alla notizia del neo cimitero, sottolineando come sia importante un mutamento radicale della mentalità e della moralità pubblica.

Nicole Cascione


Pubblicato il 8 Marzo 2013

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