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Il Comune nega l’esistenza a un’edicola di Catino

A Bari neppure gli edicolanti hanno più vita facile. “Ormai al Comune della città capoluogo di regione non c’è da meravigliarsi più di nulla” ha esordito l’ex gestore di un’edicola di Catino, quando il nuovo titolare dell’attività esercitata nel suo ex chiosco di via delle Azalee gli ha mostrato la risposta dell’Amministrazione alla domanda di subentro nella gestione del l’edicola da lui fatta installare nel 1995. Infatti, quasi non bastasse a rendere difficoltosa la situazione dei venditori di giornali e riviste nelle attuali condizioni di profonda crisi economica, a Bari ora è anche l’amministrazione Emiliano a rendere più difficile questo genere di attività. Ed in particolar modo a chi la svolge in un chiosco, a suo tempo autorizzato su un’area pubblica per la quale, tra l’altro, il Comune applica ed incassa una tassa di occupazione (Tosap) tutt’altro che irrisoria. A far scoprire le clamorose complicanze burocratiche create dal Comune agli edicolanti che svolgono la propria attività nei chioschi con più di 15 mq, posti su aree pubbliche, è stato un cittadino di Santo Spirito, subentrato nella gestione dell’edicola di Catino. Infatti, il “malcapitato” neo-edicolante quando, agli inizi del 2012, ha rilevato l’azienda, ha pensato che il subentro nei permessi comunali sarebbe stato una semplice formalità, considerato che la rivendita aveva già tutte le autorizzazioni dal 1995. Ma così non è andata, perché  si è visto negare dal Comune il permesso a subentrare nel diritto alla già costituita occupazione di suolo pubblico e, quindi, pure nell’obbligo a pagare la relativa tassa. Il Comune, infatti, ha negato il diritto a mantenere il chiosco esistente, perché ha una superficie di 24 mq, mentre le attuali norme  del regolamento comunale, approvato nel 2011 dall’attuale Amministrazione,  prevedono una superficie massima concedibile di 15 metri quadrati. Evidentemente la competente Ripartizione si è limitata soltanto ad una interpretazione letterale della norma, che con tutta evidenza dovrebbe riguardare le nuove installazioni o, al più, quelle per le quali vengono chieste modifiche, visto che la fattispecie in esame non è stata prevista dell’Amministrazione nella formulazione del nuovo testo, che non terrebbe conto della situazione di molte edicole pre-esistenti, che occupano superfici maggiori e che sono state a suo tempo realizzate, con regolari permessi comunali. In altri termini, l’attuale amministrazione Emiliano, per il caso delle edicole pre-esistenti, non ha esplicitamente previsto la “irretroattività” normativa. E questa “dimenticanza”  ha consentito ora a qualche funzionario comunale molto zelante, ma altrettanto poco elastico nella interpretazione ed applicazione delle norme, di complicare l’iter procedurale di subentro commerciale ad un intraprendente che, nonostante il periodo poco felice per la categoria degli edicolanti, pur di avere un lavoro stabile e poter mantenere la famiglia, ha deciso di rilevare un’edicola esistente dal 1995. “E’ paradossale – constata furibondo il vecchio gestore dell’edicola – che l’Amministrazione barese, anziché invogliare i nuovi soggetti che si affacciano in un’attività già di per se difficile, come quella della vendita dei giornali, complica l’esistenza commerciale di questo tipo di aziende dislocate sul territorio barese”. Un atteggiamento che, nel caso specifico dell’edicolante di Catino, è ancor più incomprensibile, se si considera che per la pratica di subentro la Polizia Municipale ha dato parere favorevole, mentre la Ripartizione Patrimonio ha rifuggito da ogni responsabilità, assumendo una condotta a dir poco pilatesca, quando ha reso noto di “astenersi” dalla decisione su un’istanza a cui, invece, dovrebbe dare una risposta certa, assumendosi le responsabilità del caso. E ciò induce il vecchio titolare dell’edicola ad affermare: “Un’ astensione che denoterebbe in modo inequivocabile lo stato confusionale in cui versa l’amministrazione Emiliano, che da prima vara lacunose norme regolamentari e poi, all’atto pratico, nonostante l’evidenza dell’errore commesso, quando non ha disciplinato i casi di subentro, che – rileva con tono ancor più aspro l’ex gestore – non equivale affatto ad una nuova installazione.” E poi lo stesso rincara la critica: “L’Amministrazione, poi, persevera pure col suo  irresponsabile comportamento, perché chiude gli occhi di fronte alla realtà e non si rifà neppure al generale principio della irretroattività delle norme e dei diritti acquisiti, per evitare che alla fine siano sempre gli onesti cittadini a pagare le conseguenze degli errori di politici e funzionari”.Una constatazione, quest’ultima, che purtroppo evidenzia la leggerezza di amministratori e funzionari  locali, i quali anche un momento di grande sofferenza per il commercio barese, come l’attuale, anziché preoccuparsi di semplificare l’eccessiva burocratizzazione comunale nella vita delle aziende, la rendono più farraginosa al punto che, in alcuni casi, metterebbero addirittura a repentaglio l’esistenza stessa dell’attività commerciale, come per  il neo edicolante di Catino. “Cui prodest ?” (ndr – A chi giova?) si chiede il vecchio titolare dell’edicola, che inoltre aggiunge: “Quali sono i veri motivi che si celano in questo modo di fare da parte del Comune?”. E lo stesso avanza un sospetto: “Al Comune c’è chi tenta, forse, di poter fare clientelismo politico anche con questo genere di situazioni!” Per intanto a Bari città, nei primi sei mesi del 2012, hanno cessato l’attività commerciale ben 445 operatori. Ed a Palazzo di Città, forse, non se ne saranno neanche accorti, visto che l’edicolante di Catino dovrà attendere una sentenza del Tar per sapere se potrà continuare nella vendita dei giornali, oppure dovrà cercarsi un’altra attività da gestire, amministrazione Emiliano permettendo.

 

Giuseppe Palella      

       


Pubblicato il 27 Settembre 2012

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