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Il consiglio comunale di Bari per due volte incappa sulla trasparenza

In appena una settimana il consiglio comunale di Bari è incappato per ben due volte su questioni di trasparenza amministrativa. Infatti, durante la penultima seduta dell’assemblea cittadina, quella del 9 ottobre scorso, lo scontro tra maggioranza ed opposizione si è consumato su una norma antiparentopoli da introdurre nelle linee di indirizzo al sindaco per le nomine nelle società partecipate del Comune, al fine di vietare per iscritto che nelle aziende a partecipazione comunale fossero nominati congiunti fino al secondo grado di consiglieri, assessori e dirigenti dell’Amministrazione cittadina. Questa proposta, come è noto, era stata effettuata dal consigliere d’opposizione Desirèe Digeronimo dell’omonima Lista civica, che l’aveva presentata attraverso un emendamento da introdurre nella bozza di delibera presentata dalla maggioranza di centrosinistra. L’emendamento della Digeronimo era stato, poi, condiviso anche dalle altre forze di opposizione presenti in consiglio, ma non dalla maggioranza, che alla fine lo ha respinto con il voto contrario anche del sindaco Antonio Decaro, nonostante quest’ultimo avesse dichiarato in Aula di non voler nominare parenti di amministratori e dirigenti comunali, cosa che in passato è pure accaduta al Comune di Bari. Durante la seduta consiliare del 16 ottobre, invece, ad infuocare il dibattito nell’aula “Dalfino” ci ha pensato il gruppo del “Movimento 5 Stelle” con una mozione, sempre sulla trasparenza, presentata dal consigliere grillino Sabino Mangano, che proposto di rendere obbligatorio la pubblicazione on-line, sul sito istituzionale del Comune, di tutti i verbali dei lavori delle Commissioni consiliari. Una proposta, quella di Mangano, sostanzialmente ed apparentemente semplice da discutere, e forse anche da approvare, da parte di pubblici amministratori che non hanno nulla da nascondere o temere sul proprio operato in Commissione. Invece, la mozione di Mangano è diventato un ennesimo terreno di scontro tra una parte delle opposizioni e la maggioranza che sostiene il sindaco Decaro, che evidentemente non vuol rendere di facile dominio pubblico ciò che avviene quotidianamente nelle Commissioni consiliari. Però, a non volere la pubblicazione on-line dei verbali delle Commissioni non sono stati soltanto gli esponenti di maggioranza, ma anche una parte di quelli dell’opposizione. Infatti, alla fine del lungo dibattito che a preceduto il voto a schierarsi a favore di tale mozione, oltre ai due consiglieri grillini, Mangano e Colella, si sono aggiunti soltanto altri due rappresentanti dell’opposizione, Giuseppe Carrieri della civica “Impegno civile” e la Digeronimo dell’omonima civica “Desirèe”, perché quelli di Forza Italia, Lista Schittulli, Nuovo centrodestra e Fratelli d’Italia hanno unito il loro voto a quello contrario dei colleghi consiglieri di maggioranza. Infatti, la proposta del rappresentante del M5S, dopo circa cinque ore di dibattito, è stata respinta con 20 no, 4 sì e 2 astensioni. E così per la seconda volta in otto giorni il consiglio comunale di Bari ha negato ai baresi l’introduzione di norme che avrebbero potuto rendere più trasparente l’attività amministrativa comunale. Questa volta, infatti, persino il sindaco Decaro, dopo lo scivolone della scorsa settimana sulla mancata introduzione della norma anti parentopoli per le partecipate che ha attirato anche l’attenzione di alcuni Media nazionali sul Comune di Bari, era propenso a trasformare la “mozione Mangano” in una “raccomandazione”, ovvero in linea di indirizzo con l’allargamento all’attività delle Commissioni dei cinque Municipi. Sta di fatto, però, che la maggioranza e gran parte delle forze all’opposizione si sono espresse negativamente sulla pubblicazione on-line dei verbali delle Commissioni. “Ma cosa non vogliono far sapere ai cittadini i consiglieri che nell’ultima seduta hanno respinto la proposta del M5S?” si chiedono ora, infatti, molti baresi alla luce di quest’ultimo denegato atto di trasparenza. “Capiamo le remore – affermano sconcertati sempre gli stessi baresi – di chi la scorsa settimana non ha voluto la norma antiparentopoli, visto che alcuni di loro in passato o ancora oggi ha stretti congiunti nei Cda della partecipate. Però, negare pure la possibilità di leggere on-line i loro interventi in Commissione è davvero strano”. E concludono: “Anzi è addirittura sospetto”. In effetti, aver voluto evitare di rendere facile accesso e diffusione ad atti che sono pubblici più di un dubbio lo solleva nella cittadinanza barese sull’operato giornaliero dei propri rappresentati a Palazzo di Città. Però, a costoro i rappresentanti comunali baresi potrebbero lapidariamente affermare: “A Bari, noi facciamo così!” parafrasando l’ateniese Pericle, che in Grecia, già quatto secoli prima di Cristo, sicuramente “qualcosa in più” dei baresi ne sapeva di democrazia e trasparenza.       

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 18 Ottobre 2014

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