Cultura e Spettacoli

Il cordofono ad aria

Tempo fa, utilizzando materiale di riciclo, Nino Notaristefano costruì un’arpa eolia fra i resti del bosco del Parco Naturale di Palagianello distrutto da un incendio

L’arpa eolia è uno strumento musicale improprio. Pur rientrando nella categoria dei cordofoni, non può essere suonato dall’uomo, essendo pensato perché sia il vento, pizzicandone le corde, a estrapolarne suoni. L’effetto è molto suggestivo per l’irripetibilità e la casualità dei suoni, che cambiano in base alla potenza, alla direzione dei venti e al grado di tensione delle corde, generalmente fatte in budello, di uguale lunghezza e in numero variabile da otto a sedici. Bella la descrizione in proposito del matematico William Jones: «Non appena il vento si leva un poco, si sviluppa una molteplicità di suoni meravigliosi, che supera ogni descrizione. Assomigliano alla dolcezza di un canto di cori lontani, che sorge per poi svanire a poco a poco, e in generale più al divertimento armonico di esseri eterei, che ad un prodotto dell’arte umana». Tanto entusiasmo si spiega col fatto che i suoni «sorgono assolutamente senza alcun intervento dell’arte, per così dire da soli». Robert Bloomfield (1766-1823), poeta e musicista inglese, definisce l’arpa eolia “fonte di ispirazione ben nota ai poeti e agli spiriti sensibili”. In un suo recente studio Paolo d’Angelo esplicita le ragioni di tale famigliarità : “In una società come quella inglese dell’inizio Ottocento, che già conosceva gli effetti della industrializzazione ed il rapido accrescersi della popolazione urbana, uno strumento capace di suonare per il semplice soffio del vento, e di portare nelle case la musica della natura, si caricava inevitabilmente delle prime nostalgie per la vita in campagna, per il contatto diretto con un mondo non alterato dall’artificiale intervento umano, libero dalla invadenza delle macchine.” Ma l’arpa eolia ha origini ben più remote dell’era romantica. Secondo la mitologia greca ad inventarla fu il dio dei venti, Eolo, e c’è una leggenda ebraica nella quale si racconta che la lira di Re David, sospesa la notte a capo del letto, suonava al vento del nord. Tuttavia il primo a parlarne fu nel Seicento padre Athanasius Kircher, dottissimo gesuita tedesco, curioso di ogni materia e infaticabile progettista delle più strane apparecchiature, autore di una infinità di opere che abbracciano quasi ogni ramo dello scibile. Egli offre una accurata descrizione dello strumento, composto da una cassa di risonanza in legno entro cui corde metalliche di differente spessore sono sottoposte a differente tensione. Al centro della cassa sono praticati fori attraverso cui entra il vento e dai quali escono i suoni prodotti dalla vibrazione delle corde sollecitate dalla corrente d’aria (normalmente non è sufficiente collocare l’arpa all’aperto ; è necessario convogliare l’aria verso i fori per mezzo di pareti laterali collocate a creare una sorta di imbuto). L’unica arpa eolia di cui si abbia avuto notizia in Puglia suonava a suo tempo fra i resti del bosco del Parco Naturale di Palagianello distrutto da un incendio; ad impiantarla era stato Nino Notaristefano, utilizzando materiale di riciclo. Adesso si pensa di applicare il principio dell’arpa eolica alle pale eoliche allo scopo di abbatterne l’inquinamento acustico. La corrente d’aria generata dalle pale, canalizzata dentro l’arpa, sprigionerebbe un fluido musicale da sovrapporre al suono cupo e monotono dell’impianto. Funzionerà?

 

Italo Interesse


Pubblicato il 24 Maggio 2023

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