Il ‘cunto’ di Bellafronte
Circa una ventina d’anni fa l’Ensemble Terrae dedicò una splendida incisione alla favola di Bellafronte. L’ispirazione fu casuale : Conversando con alcuni pescatori di Bisceglie alcuni dei componenti della formazione ebbero modo di mettere assieme numerosi frammenti relativi ad un ‘cunto’ marinaro pugliese di cui protagonista è Bellafronte, un giovane biscegliese. Una versione della stessa storia era già stata raccolta negli anni trenta dal più celebre etnologo di casa nostra, Saverio La Sorsa. Secondo un altro studioso, Giovani Battista Bronzini, tale cunto potrebbe rifarsi a un poemetto popolare del Settecento a firma di Giovanni Orazio Brunetto. Tuttavia alcune discrepanze tra le due opere lascerebbero supporre per entrambe l’influenza di fonti anteriori e di tradizione orale. Nella versione di Terrae l’avventura del giovane biscegliese è questa : Al tempo dei Turchi, Bellafronte, figlio di un mercante, salpa da Bisceglie diretto in Oriente. Al terzo giorno di navigazione incrocia un brigantino carico di cristiani fuggiti dalle prigioni turche. Essi hanno a bordo un ostaggio prezioso : la figlia del Gran Sultano. Il giovane s’invaghisce della principessa e la riscatta spendendo tutto il denaro che gli era stato affidato per comprare spezie e tessuti. Vedendolo rientrare a mani vuote, il padre lo rimprovera duramente. ma poi, conquistato dalle grazie della fanciulla, acconsente all’unione. La principessa viene battezzata, quindi si celebra il matrimonio. Dopo tre anni, il genitore affida a Bellafronte un’altra cospicua somma perché vada a Venezia ad acquistare altra merce. Giunto a Venezia, Bellafronte vede sul molo un vecchio senza vita che non può essere sepolto per volontà dei creditori rimasti insoddisfatti. Mosso a pietà, il giovane mette mano alla tasca, rifonde i creditori e regala al poveraccio solenni esequie e sepoltura. Tornato a Bisceglie di nuovo a mani vuote, non viene più perdonato dal padre, che lo caccia di casa insieme alla moglie. Per fortuna lei sa tessere e ricamare. I due s’imbarcano così per la Fiera dei Turchi, dove Bellafronte conta di vendere i manufatti della sposa. Tra i mercanti che incontrano ci sono però alcuni emissari di corte che non hanno mai smesso di cercare la figlia rapita del Gran Sultano. Dall’intreccio dei tappeti e dallo stile del ricamo essi riconoscono la mano regale e domandano a Bellafronte di vedere altra merce. Ingenuamente il giovane li accoglie nella sua casa dove i falsi mercanti individuano la principessa e la convincono a tornare nella reggia. Solo e disperato, il giovane si ritrova a vagabondare. Nel suo peregrinare si unisce ad un vecchio, a sua volta errante per necessità. I due hanno stabilito un patto, divideranno tutto in parti uguali, la buona come la cattiva sorte. Molti anni dopo, rapiti dai soliti Turchi, i due vengono venduti come schiavi proprio al Gran Sultano. Per il fatto di avere una bella voce e saper suonare la viola, Bellafronte diventa musico di corte. Dalla sua stanza la ragazza riconosce la voce del marito. Con la complicità di ancelle ed eunuchi, gli sposi si ritrovano, quindi insieme al vecchio e un piccolo equipaggio s’imbarcano e prendono il largo. Una volta al sicuro in alto mare, il vecchio ricorda a Bellafronte il patto stipulato : avrebbero diviso tutto, dunque anche la sposa ritrovata. Con la morte nel cuore il giovane impugna la spada e sta già per tagliare in due la sua donna quando l’altro lo sblocca e gli si rivela : Egli altri non è che quel morto cui Bellafronte regalò messa e sepoltura. Detto questo, l’uomo scompare fra le brume marine mentre la barca fa rotta nuovamente verso Bisceglie.
Italo Interesse
Pubblicato il 8 Dicembre 2017