Il cuore dei numeri
Nel 1941, a Copenaghen, in una Danimarca occupata dai tedeschi, Karl Heisenberg, premio Nobel per la fisica nove anni prima, andò a trovare il suo maestro David Bohr, un altro premio Nobel per la fisica (1922). I due ebbero un colloquio a proposito dell’utilizzo dell’energia nucleare a fini bellici. Heisenberg e Bohr partivamo da posizioni antitetiche : il primo lavorava intorno al programma nucleare tedesco, il secondo due anni dopo sarebbe fuggito negli USA, dove avrebbe collaborato al progetto Manhattan, un programma di ricerca destinato alla realizzazione della prima bomba atomica. Cosa si dissero è rimasto un segreto. Ma la natura di quella conversazione ebbe il potere di allontanarli per sempre. Dopo quel giorno non si videro più. All’appassionante tema Michael Frayn ha dedicato un testo teatrale che dopo il debutto londinese, nel 1998, è rimasto in cartellone per oltre mille repliche. Di recente quel testo è stato riallestito dalla Compagnia Orsini/Teatro di Roma-Teatro Nazionale, per la direzione di Mauro Avogadro. Lo spettacolo è stato in cartellone al Petruzzelli all’inizio di questa settimana. In un luogo indefinibile, segnato dal monocromatismo, vicino nel disegno all’aula universitaria e tappezzato di vaste lavagne su cui campeggiano minacciose formule matematiche, si ricostruisce l’incontro tra Heisenberg e Bohr, in presenza della moglie di quest’ultimo. E c’è di più : un vago riferimento in apertura adombra il sospetto che l’incontro avvenga nell’Aldilà, nel quale però i due rivali riprendono quella loro conversazione come se dopo la stessa il tempo avesse smesso di scorrere, perciò senza considerare i sensibili progressi compiuti dalla fisica teorica già all’indomani del 1941. E’ un dialogo, il loro, ora serrato, ora rarefatto, intervallato da silenzi statici, da spostamenti frequenti lungo l’ampio fronte scenico ; nei quali spostamenti, volendo, si possono leggere i capovolgimenti e i mutamenti di prospettiva che diventano inevitabili quando a confrontarsi a proposito di scissione nucleare sono due geni. Lei, leggermente esclusa, fa quasi da paciere. L’atteggiamento, materno con entrambi, ha sapore super partes. ‘Copenaghen’ richiede pazienza alla platea, che però ripaga, quando dopo una ventina di minuti l’ha finalmente serrata nel pugno. La mano di Avogadro è sicura nel gestire la forza etica che il testo di Frayn sprigiona. Umberto Orsini e Giuliana Lojodice si confermano highlanders. Il ‘giovane’ Massimo Popolizio regge magnificamente il confronto con i due mostri sacri. – Prossimo appuntamento stagionale : dal 5 all’8 aprile al Nuovo Abeliano con ‘Ahia!’, uno spettacolo per famiglie interpretato da Lucia Zotti e Raffaele Scarimbolo/Damiano Nirchio. Drammaturgia e regia di Damiano Nirchio.
Italo Interesse
Pubblicato il 23 Marzo 2018