Cultura e Spettacoli

Il dardo d’Odisseo non perdona

Martedì prossimo a Polignano, nell’Atrio del Museo Pino Pascali

Martedì 5 agosto, a Polignano, nell’ambito della IX edizione di ‘Ad Libitum’, rassegna di eventi a cura di Maurizio Pellegrini, Moni Ovadia (accompagnato dai bouzouki di Dimistrios Kotsiouros) racconterà il Canto XXI dell’Odissea. L’appuntamento è alle 21:00 nell’Atrio del Museo Pino Pascali; progetto realizzato e diretto da Sergio Maifredi, produzione Teatro Pubblico Ligure. Il canto XXI dell’Odissea è incentrato sulla strage che Ulisse fa dei Proci utilizzando un arco che gli apparteneva e che da vent’anni giaceva inoperoso nella stanza ultima, dov’erano i tesori del re”. Omero racconta la storia di questo arco, del quale era stato proprietario “Ifito, figlio di Eurito, simile agli dei immortali”. Quando Ifito incontrò Ulisse a Messene in casa del “saggio Ortiloco”, gli fece dono dell’arco e “a lui Odisseo diede invece una spada affilata e una solida lancia in segno di amicizia”. Non si trattava di un arco comune. Omero parla di un’arma dalle particolari caratteristiche. La principale consisteva nella sua rigidezza, il che rappresentava anche un limite, essendo necessario per tenderlo uno sforzo muscolare di cui solo pochi erano capaci. Tale limite, però, col concorso della perfezione nelle dimensioni, nella curvatura e nell’impugnatura resistente ad ogni vibrazione da scocco, ne faceva un’arma di precisione insuperata. Solo con un arco così era possibile, ma solo per un arciere capace, far passare una freccia attraverso gli anelli ben allineati di dodici scuri. Dopo vani sforzi fatti ora da questo, ora da quel pretendente, Odisseo “toccò con la mano destra la corda ed essa emise un suono bellissimo, simile a voce di rondine. Così, senza sforzo, tese il grande arco”. Ulisse “non fallì il primo colpo, tutte le scuri attraversò uscendo dall’altra parte il dardo dalla punta di bronzo”. Al che, “presi da grande spavento, impallidirono i Proci…. E allora dai cenci si spogliò l’accorto Odisseo e sulla grande soglia balzò impugnando l’arco e la faretra piena di frecce, poi rovesciò per terra i rapidi dardi, lì, davanti ai suoi piedi e disse ai pretendenti… Ora un altro bersaglio quale nessuno ha mai colpito io coglierò… e su Antinoo (il capo dei Proci – n.d.r.) puntò il dardo amaro… Lui stava alzando una coppa a due anse, d’oro, bellissima, la teneva tra le mani per bere il vino e non pensava alla morte… Odisseo lo colse col dardo alla gola, la punta trapassò il morbido collo. Colpito, si piegò all’indietro, la coppa gli cadde di mano, un denso fiotto di sangue scorreva dalle narici.” – Nelle immagini: Moni Ovadia e Bekim Fehmiu, quest’ultimo in un fotogramma di ‘Odissea’, miniserie televisiva co-prodotta da svariati Paesi nel 1968 e diretta da Franco Rossi, Piero Schivazappa e Mario Bava.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 3 Agosto 2023

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