Il ddl sul reddito di dignità verso la conclusione, pochi i contrari
Via libera delle Commissioni regionali Sanità (III) e Lavoro (VI), riunite ieri, in seduta congiunta e presiedute rispettivamente da Pino Romano (Pd) e Alfonso Pisicchio (civica “Emiliano per la Puglia), al disegno di legge che introduce e disciplina in Puglia il Reddito di dignità (Red) e le politiche per l’inclusione sociale attiva. Presente all’incontro anche all’assessore al Welfare, Salvatore Negro (Udc), in rappresentanza anche dell’esecutivo regionale. Il provvedimento ha ottenuto i voti favorevoli dei rappresentanti dei partiti della maggioranza che sostiene il governatore Michele Emiliano ed il voto contrario degli esponenti dell’opposizione che fa capo al partito dell’ex governatore di centrodestra Raffaele Fitto (CoR), e l’astensione invece di quelli del M5S, Area Popolare e Forza Italia. Prima di passare all’esame del disegno di legge, l’assessore Negro ha comunicato ai componenti delle due Commissioni la volontà, espressa durante l’incontro con i capigruppo di tutte le forze politiche, di accogliere diversi emendamenti presentati dai gruppi di Forza Italia, Area Popolare e M5S e allo stesso tempo ha rivolto l’invito ai consiglieri di CoR di ritirare i loro, perché considerati complessivamente una proposta alternativa al testo del governo regionale. Il consigliere Nino Marmo di FI, pur avendo ricevuto parere favorevole del governo su alcuni dei suoi emendamenti (poi approvati), ha dichiarato di astenersi, riservandosi di presentarne altri in Aula. L’astensione sul provvedimento finale è stata espressa anche dai consiglieri del M5S e da quelli di Area Popolare. Dei circa ottanta gli emendamenti presentati, la metà sono stati accolti, trattandosi per lo più di correttivi proposti dalla stessa maggioranza, tra cui anche un emendamento del governo regionale che sintetizzando le indicazioni dei gruppi consiliari, riscrive l’articolo 4, riguardante le definizioni e finalità della legge.
Il Red, secondo i propositi della maggioranza di governo regionale, rappresenta una misura di integrazione del reddito, finalizzato a contrastare la povertà assoluta con un preciso programma di inserimento sociale e lavorativo, in cui l’indennità economica è accompagnata da un “patto” di inclusione sociale attiva, che il nucleo familiare beneficiario, attraverso un suo componente, stipula con i servizi sociali locali e che è tenuto a rispettare. Tale “patto” è differenziato a seconda delle caratteristiche individuali e finalizzato alla presa in carico complessiva del nucleo familiare. Obiettivo del Red, nelle intenzioni del legislatore regionale pugliese, è fornire mezzi sufficienti per una vita dignitosa e favorire l’inclusione lavorativa e sociale delle persone e delle famiglie in condizione di povertà. Il beneficio, riconosciuto per un periodo limitato e predeterminato, comprende una indennità economica nella forma di integrazione al reddito; un programma di inclusione sociale e lavorativa, sotto forma di tirocinio di orientamento, formazione e inserimento finalizzato all’inclusione sociale e all’autonomia delle persone; l’accesso a opportunità formative; un programma di prestazioni sociali a sostegno delle funzioni educative e genitoriali nei confronti dei minori e della cura per i familiari in condizioni di non autosufficienza. Il “patto” individuale di inclusione sociale attiva è invece un accordo in forma scritta tra il Comune capofila dell’ambito territoriale di riferimento e il soggetto richiedente per conto del proprio nucleo familiare, mirato a definire il percorso integrato e gli obiettivi di inclusione sociale, di occupazione ed inserimento socio lavorativo, gli impegni e gli obblighi reciproci, i risultati attesi del percorso di inclusione attiva. Il testo, così come licenziato da entrambe le Commissioni (III e VI), sarà trasmesso alla commissione Bilancio per il parere di competenza, dopodiché dovrebbe approderà in Aula, per l’approvazione da parte dell’Assemblea regionale pugliese, entro la prima decade di marzo. A conclusione della seduta congiunta delle due Commissioni permanenti regionali, il consigliere Marmo (Fi) ha affermato: “Rimaniamo fermi nella nostra convinzione che il Red costituisca una misura di carattere meramente assistenziale che si rivelerà incapace di produrre un solo posto di lavoro”. “Sarebbe stato più saggio e più opportuno – ha sottolineato, inoltre, l’esponente dell’opposizione forzista in via Capruzzi – ricorrere ad uno strumento già esistente come la Social Card Straordinaria, una misura nazionale in grado di assolvere, in maniera più snella e coerente, la stessa funzione del Red, ma senza ricorrere a fondi comunitari”. Premesso ciò, “Forza Italia – ha dichiarato ancora Marmo – non poteva porsi in antitesi pregiudiziale nei confronti di un intervento che mira ad alleviare il disagio crescente e le povertà emergenti della società pugliese, ragion per cui abbiamo provato a migliorare il testo della legge con una serie di emendamenti, tratti dalle istanze pervenuteci dal Forum delle Famiglie, dall’Anci e da Confartigianato”. Ed in quest’ottica, pur senza anticipare quale sarà il voto in aula di Forza Italia, Marmo si è dichiarato “moderatamente soddisfatto” per l’accoglimento di alcuni emendamenti, in particolare quelli caldeggiati dal Forum, tesi ad individuare i beneficiari del Red, circoscrivendoli in un preciso contesto di nucleo familiare, con i suoi disagi ed i suoi fabbisogni complessivi. Invece, Fi è nettamente contraria all’idea di un comitato di coordinamento, in cui far confluire anche l’Anci, incardinato in seno alla Presidenza della Giunta. “Di gran lunga meglio collocare strategicamente tale Coordinamento presso l’assessorato ai Servizi Sociali o al Lavoro”, secondo Marmo, che ha concluso: “Riscontriamo poi che anche la maggioranza prova a far riferimento, nel testo emendato, alle Politiche del Lavoro. Con ciò confermando quanto da noi già denunciato nelle scorse settimane: Il Red interviene in una materia di competenza governativa, il Decreto Povertà, e si pone quindi in palese concorrenza con la legislazione statale, al punto da non potersi escludere fondati rilievi di costituzionalità”. In posizione critica al provvedimento è anche l’opposizione del M5S alla Regione che ha definito la misura “confusionaria” e teme che, alla fine, in questo tipo di Red la “dignità” rimarrà solo nel nome. A difendere il Red dalle critiche è invece capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Michele Mazzarano, che, replicando alle critiche sollevate da alcuni esponenti di opposizione al termine della seduta congiunta delle Commissioni III e VI, ha affermato: “Nessun contrasto con il decreto povertà del Governo nazionale. La Puglia con Red ha anticipato la legge delega, rendendo così le previsioni della norma nazionale immediatamente esecutive nella nostra regione”. Infatti, ha spiegato Mazzarano: “Il ddl delega prevede tre obiettivi: l’istituzione dei Lep (Livelli essenziali di prestazione sociale); riordino delle prestazioni assistenziali già erogate dall’Inps e riforma della normativa sui servizi sociali”. “Ma solo il primo di questi obiettivi – ha rimarcato il capogruppo del Pd – riguarda in maniera specifica le politiche di contrasto alla povertà mediante forme di sostegno al reddito. Inoltre, la legge delega demanda alla disciplina regionale l’eventuale integrazione dei fondi nazionali con risorse della Ue ed eventualmente di altre delle stesse Regioni”. Per cui il Reddito di dignità regionale e le Politiche per l’inclusione sociale attiva del governo Renzi (ddl 116/2015) non dovrebbero presentare alcun profilo di conflitto. “Si tratta – ha ribadito Mazzarano – della prima misura in Italia di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, che consentirà alle famiglie che vivono sotto la soglia di povertà (ovvero con reddito inferiore a 3.000 euro all’anno) di ricevere fino a 600 euro al mese”. Ed in Puglia sono circa 20.000 famiglie, cioè non meno di 60.000 persone, che potranno beneficiare di tale misura suppletiva. Infatti, il ddl delega presentato dal Governo nazionale risponde, in realtà, a un vincolo posto dalla legge di stabilità 2016 e, nell’ambito del percorso avviato, rispondere ai richiami della Commissione Europea sulla reiterata assenza, nell’ordinamento giuridico nazionale, di una misura universalistica di sostegno al reddito.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 24 Febbraio 2016