Il decentramento a Bari tra storia, promesse e realtà
A Carbonara un incontro-dibattito sul tema organizzato dalla "Pro Loco" con la presenza della vice sindaco Giovanna Iacovone e il presidente della Commissione sul decentramento, Antonello Delle Fontane (M5S)

Tra le problematiche più scottanti ereditate al Comune dalla neo-amministrazione Leccese c’è sicuramente quella di un inesistente decentramento amministrativo, che però in pratica “brucia” circa tre milioni di euro l’anno di entrate comunali autonome, per gli esagerati costi (diretti ed indiretti) che l’Ente cittadino sostiene per tenere in vita i 5 istituti politici per il decentramento e che – come è noto – dal 2010 sono facoltativi, come pure facoltativi sono (legge n. 39 del 25/3/2024) gli emolumenti ai politici in questi impegnati e che perciò potrebbero anche essere calibrati in concreto a quella che è la reale situazione in cui versano, da oltre quant’anni, gli istituti di decentramento amministrativo nella città di Bari. Possibilità che la neo-amministrazione cittadina non ha ritenuto di prendere in considerazione, considerato che lo scorso ottobre ha confermato al massimo consentito emolumenti facoltativi al solo fine, verosimilmente, di non dispiacere ad un ceto politico che a Bari è tenuto in vita per soli fini elettorali. Sul tema la “Pro Loco” di Carbonara, guidata dal già presidente di Circoscrizione Rocco De Adessis e dall’ex dirigente comunale barese Alessandro Grieco, recentemente ha organizzato un incontro nel Castello di piazza Trieste, per discutere pubblicamente di “Decentramento, tra storia, promesse e realtà” nella nostra città. L’evento, che ha registrato il patrocinio del “Municipio 4” ed una folta partecipazione di pubblico, ha avuto inizio con il saluto introduttivo del presidente della “Pro Loco” del Municipio 4 di Bari-Aps, De Adessis, seguito dalla presentazione sul tema da dibattere effettuata dalla Presidente del “Municipio 4”, Maria Chiara Addabbo, la quale ha fatto da apri pista all’excursus storico sull’argomento tenuto dal vice presidente della “Pro Loco”, Grieco. Quest’ultimo, infatti, ha ripercorso tutte le tappe che dalla nascita della Repubblica hanno portato nel 1976, con la legge n.278, alla formale introduzione nell’Ordinamento degli enti locali dell’istituto di decentramento amministrativo, dapprima obbligatorio per i Comuni con popolazione superiore a 100mila abitanti e dal 2010 facoltativo (legge n. 42) per i soli Comuni con più di 300mila abitanti e la soppressione per quelli di popolazione inferiore. Grieco nel suo intervento tecnico sul tema ha ricordato, in particolare, la genesi con cui si giunse ad istituire gli Organi politici di decentramento a Bari e la loro evoluzione dagli originari Consigli di quartiere, nominati in rapporto proporzionale alle forse politiche all’epoca presenti in Consiglio comunale, all’elezione nel 1981 di 9 Consigli di Circoscrizione eletti a suffragio universale unitamente al rinnovo del Consiglio comunale. Fino agli odierni 5 Municipi, frutto di una riforma del Regolamento sul decentramento avvenuta nel 2013 sotto l’egida dell’allora sindaco Michele Emiliano. Una riforma che però, come tutte le precedenti, ha prodotto ben poco, o nulla, ai fini dell’introduzione di un reale decentramento amministrativo nella città di Bari. Perciò, – ha concluso Greco – a distanza di oltre 10 anni da quest’ultimo vano tentativo di rendere effettivamente operativo il decentramento in una città come Bari, di poco meno di 320 mila abitati, la nuova amministrazione cittadina su questo tema ha tecnicamente tre opzioni su cui orientarsi, ovvero: 1) quella di far finta che il “problema decentramento” non esiste e, quindi, continuare a lasciare la situazione così come gli è stata lasciata dalla precedente amministrazione Decaro; 2) mettere subito in atto un’attività di deleghe gestionali da affidare ai cinque Municipi cittadini in applicazione a quanto già previsto dal Regolamento sul decentramento amministrativo del 2013 ed eventualmente potenziarle, visto che – per altro – ha riconosciuto ai politici dei Municipi compensi che sono di gran lunga superiori a quelli di sindaco e consiglieri comunali di importanti realtà come – ad esempio – Gravina di Puglia, Corato e Monopoli; 3) abolire gli istituti di decentramento o gli esosi emolumenti a questi già riconosciuti, per dichiarata carenza di personale e risorse economiche da poter destinare ad essi. Fin qui la storia e la realtà odierna su questo tema nella nostra città. Invece sulle promesse il dibattito è stato sviluppato negli interventi della vice-sindaco, nonché assessore al decentramento, Giovanna Iacovone, della presidente del “Municipio 2”, nonché delegata ad intervenire anche in rappresentanza delle altre colleghe presidenti, Alessandra Lopez, e da ultimo nell’intervento del consigliere comunale pentastellato e presidente della Commissione speciale al decentramento, Antonello Delle Fontane. Tutti entusiasti nel promettere ed assicurare una concreta svolta a Bari sul decentramento con l’odierna amministrazione Leccese e nell’annunciare anche uno stanziamento di complessivi 300mila euro, da assegnare a breve ai 5 Municipi cittadini con la prossima manovra di assestamento di Bilancio e cioè 60 mila euro per ciascuno di questi. In definitiva, una piccola elargizione che si andrebbe ad aggiungere ai 95mila euro già concessi precedentemente ad ogni Municipio con il bilancio di previsione. Il tutto per forse dimostrare ai baresi che anche gli esosi politici dei Municipi di un finora finto decentramento hanno “qualcosa” da gestire in proprio. Ed al di là dei propositi, annunci e qualche elargizione, a Bari resta il fatto che sul decentramento amministrativo, tra il “dire” ed il “fare”, c’è sicuramente ancora di mezzo un “mare”!
Giuseppe Palella
Pubblicato il 1 Luglio 2025