Cronaca

Il decreto che salva la Popolare di Bari non dà certezze agli azionisti

Il decreto che salva la Banca Popolare di Bari, che martedì scorso ha avuto l’ok  della Camera dei Deputato, è un provvedimento che non da alcuna certezza agli azionisti dell’Istituto barese, che rischiano comunque di veder svanito il proprio investimento, quanto meno nel valore del capitale a suo tempo impegnato per l’acquisto delle azioni. A spiegare nei dettagli il contenuto dell’iniziativa governativa per il salvataggio della Popolare di Bari da un fallimento quasi certo è stato l’onorevole Mancini del Pd, durante un incontro svoltosi nella sede barese del partito. Mancini, che è stato anche il relatore del decreto in commissione Finanze prima e nell’aula di Montecitorio successivamente, ha chiarito che la condizione fondamentale per il salvataggio della Popolare di Bari è la sua trasformazione in società per azioni. Operazione, questa, che passa attraverso l’accordo in essere tra Fondo interbancario per la tutela dei depositi, il Mediocredito centrale ed i commissari di Bankitalia che dal 15 dicembre scorso hanno in mano le sorti dell’Istituto bancario pugliese in crisi. Il decreto del Governo già approvato alla Camera – ha sottolineato Mancini – esclude rischi per i correntisti e per tutti coloro che operano con la popolare di Bari con altro tipo di movimentazione, oltre che tutelare le posizioni occupazionali dell’azienda, mentre per i soci l’unica certezza è quella di aver evitato il default della banca e, quindi, una perdita certa dell’intero importo delle somme a suo tempo impegnate nell’acquisto delle azioni. Con il salvataggio – ha evidenziato, infatti, Mancino – si è sventato l’azzeramento di valore delle azioni della Bpb che saranno rideterminate nel loro valore nominale dal rapporto di cambio che verrà fuori dalla ricapitalizzazione e trasformazione il spa dell’Istituto. Diversamente l’azionisti avrebbero solo potuto sperare in un eventuale modesto ristoro per il capitale perso, così come è avvenuto per i soci delle banche dichiarate fallite. Di tutt’altro tenore è invece il giudizio che il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, e il deputato pugliese  di Fdi, Marcello Gemmato, hanno dato in merito al decreto sulla Banca popolare di Bari . Infatti, Lollobrigida e Gemmato con una nota congiunta hanno  sottolineato che il loro partito  “anche questa volta” si è distinto “dal voto della Boschi, di Renzi, fino a pezzi dello stesso centrodestra, ritenendo le misure per il salvataggio della Popolare di Bari  del tutto
insufficienti a intervenire su una vicenda spinosa che ha messo a rischio un pezzo dell’economia e dei risparmi di oltre 70 mila pugliesi e abruzzesi”. “Un decreto – hanno evidenziato inoltre i due esponenti del partito di Giorgia Meloni – quello approvato martedì, annunciato come in favore del Mezzogiorno, ma che però non parla di Sud”. Quindi, Lollobrigida e Gemmato hanno riferito di aver sollevato “in Commissione, il tema dei controlli per l’attuazione delle norme e più controlli dei processi attuativi che, pur enunciando miracoli in favore dei cittadini, poi si traducono quasi sempre in pezze messe in ritardo”. “In Aula – hanno proseguito Lollobrigida e Gemmato – abbiamo poi chiesto con nostri emendamenti, tutti bocciati dalla maggioranza, una maggior tutela dei risparmiatori”, denunciando “il gravissimo ritardo dell’istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche” che solo il Gruppo parlamentare del partito della Meloni ha “pervicacemente tentato di far insediare, arrivando all’occupazione dell’Aula dopo l’ennesimo rinvio da parte del Pd e del Movimento 5 Stelle”. Lollobrigida e Gemmato, in fine, hanno chiesto “chiarezza, tutela dei risparmiatori e condanne per i responsabili”. Motivi, questi, per i quali – a detta di entrambi i deputati meloniani –  il partito di Fdi si voluto distinguere nel voto da tutti gli altri con l’astensione sul decreto che salva la Popolare di Bari. E ciò – sempre a detta di Lollobrigida e Gemmato – “in nome della coerenza che contraddistingue” la forza politica rappresentata. Polemiche a parte, ora il decreto governativo in questione è atteso – come è noto –  al massimo tra un paio di settimane al vaglio dell’aula di Palazzo Madama. Quindi, dopo il “Sì” praticamente scontato ad decreto anche del Senato, si potrà dare inizio a tutte le operazioni che metteranno concretamente e definitivamente in sicurezza la Popolare di Bari. E la speranza degli azionisti di poter a lungo termine rendere liquidi i loro titoli di Bpb da tempo ormai illiquidi ed ultra svalutati.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 23 Gennaio 2020

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