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Il deserto delle aree commerciali nella nuovissima ala est dell’aeroporto

Sotto il vestito ancora poco e niente, all’aeroporto di Bari-Palese. Che, tradotto fuor di metafora, significa pochissima sostanza dopo gli investimenti milionari per rilanciare l’aerostazione del capoluogo. Un ‘battage’ enorme infatti, all’inizio dell’anno, quello che ha accompagnato l’inaugurazione, anzi le inaugurazioni della nuova ala dell’aeroporto “Karol Woytila” di Bari fino alla vigilia delle elezioni regionali. Sui palchi e dietro ai microfoni si sono dati il cambio un paio di volte il governatore Nichi Vendola e il primo cittadino Decaro, col solito stuolo di autorità politiche e militari e civili seduti tra le prime, seconde e terze file ad ascoltare i sermoni sul mancato decollo del Mezzogiorno, ma che “…è giunta l’ora”, “finalmente ci siamo…” eccetera. Ma adesso, che il clamore di parole, giuramenti, promesse e proclami s’è un po’ spento e i primi otto mesi sono filati via senza altri scossoni, cosa resta dei circa 25 milioni di euro spesi per realizzare, appunto, la nuovissima e luccicante ’Ala Est’ all’aerostazione di Bari-Palese? Soprattutto, è decollata qualcuna delle attività che, pur essendo corollario, dovrebbero rappresentare il vero traino per l’economia locale, basata su un’area realizzata, è bene ricordarlo, con particolare attenzione alla “gradevolezza estetica”, come si leggeva nei comunicati ufficiali distribuiti prima di conferenze stampa, galà e cene di rappresentanza? Un’area studiata anche in funzione dell’attrazione, però, che dovrebbe esercitare sul viaggiatore, soprattutto quello che non è ‘low cost’. Le pareti a vetro del rinato aeroporto barese, pensate un po’, consentirebbero l’accesso alla luce in senso verticale e orizzontale, mentre le parti non vetrate ricoperte di piante acquistate – a quanto sembrerebbe….- coi cospicui ribassi d’asta delle imprese locali. Che, per far vedere che facevano sul serio, hanno messo su per allietare i passeggeri anche fontane e pietre pregiate, che calpestarle è un piacere unico per chi arriva e parte da Bari. Il problema serio, però, è che l’affidamento in subconcessione di circa 360 mq. circa all’interno della nuova zona imbarchi, compresa un’area ‘non food’, anch’essa all’interno della nuova zona imbarchi e al secondo piano per attività ricettive, di accoglienza, ricreative, sportive e culturali, con anche offerta di ristorazione, non ha sortito effetti. Niente attività commerciali, niente vetrine, niente scaffali e soprattutto niente incassi per gli imprenditori locali e non, pure se diversi e originali sono i rimandi alla tradizione pugliese, in quelle magnifiche aree inaugurate da Vendola, dal sindaco Decaro e dall’assessore ai trasporti Giannini. Tutto spento, pure se finora quegli spazi futuristi risultano distribuiti su tre piani di una nuova ala che, mancando degli esercizi commerciali, rassomigliano a una particella del deserto egiziano, nonostante un paio di bandi pubblicati dalla società aeroportuale, puntualmente andati deserti, appunto. Come mai? Eppure i pilastri della zona pregiata, rivestiti in pietra locale, hanno forma ottagonale con richiamo alla pianta di Castel del Monte, decantavano a squarciagola i vari amministratori delegati e direttori generali che finora, però, non hanno trovato terreno fertile in imprenditori disposti a investire nelle attività commerciali all’interno dei luccicanti stand aeroportuali del capoluogo pugliese. Forse a loro interessa davvero poco il ‘patchwork’ coloratissimo realizzato con fasciame di vecchie barche, rimando alle tradizioni marinaresche. La piccola effigie di San Nicola, protettore di Bari, non sembra aver invogliato molto i commercianti locali e non che non hanno risposto ai bandi pubblicati sul sito di Aeroporti di Puglia nei mesi scorsi senza esito, purtroppo, pur se l’ala dell’Est è stata realizzata con criteri per il risparmio energetico e ricoperta di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia. Ed anche se sul pavimento dove già si affrettano i viaggiatori è visibile un percorso in resina che ingloba sabbia e conchiglie di mare, mentre il controsoffitto ondulato ricorda mari e venti di Puglia, non c’è ancora chi è disposto a investire con un adeguato contratto di locazione commerciale. Un vero schiaffo per un ‘management’ ancora fin troppo esposto per colpa di ‘benefit’ e stipendi al di sopra, troppo al di sopra della media nazionale. “No food, no party” anche nell’ala aeroportuale ipermoderna e luccicante dell’Est all’aeroporto “Karol Woytila”, magari in attesa magari di altri bandi, lustrini e gare…

 

Francesco De Martino 


Pubblicato il 4 Novembre 2015

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