Cultura e Spettacoli

Il diario della camicia rossa Michele

Quando si parla di camicie rosse vengono in mente i Mille e null’altro. E invece in occasione della terza guerra d’indipendenza le forze del neonato Regno d’Italia si arricchirono di un Corpo di Volontari Garibaldini costituito da elementi non soggetti alla leva. Di questo corpo fecero parte alcuni pugliesi. Il solo di cui si abbia notizia si chiamava Michele De Anna ed era nato a Sannicandro il 2 marzo 1845. Michele De Anna lasciò traccia di quell’esperienza in un diario che un suo bisnipote, Luigi De Anna, custodisce gelosamente e che qualche tempo fa è stato dato alle stampe. Non fu una grande esperienza quella del giovane Michele, che all’epoca aveva ventun’anni. Un esercito senza organizzazione, armato malamente e affidato ad ufficiali impreparati. Per di più il Comandante delle forze italiane, La Marmora, non vedeva di buon occhio gli ‘irregolari’ garibaldini, chiamati con tipico sprezzo sabaudo : ‘soldati di corda e sacco’. La guerra di cui scrive Michele non contempla scontri epici ed episodi eroici :  in queste pagine si parla più che altro di fame e di  freddo, di notti all’addiaccio e di lunghe, improduttive marce. A quest’ultimo proposito è molto interessante un passo di una missiva del 12 agosto 1866 diretta ai genitori : “Appena giunti a Salò un contr’ordine pressantissimo ci fa tornare nel Tirolo… Eravamo giunti a Storo, terra Tirolese, ed un altro avviso ci ordina di sgombrare entro il termine di 24 ore quelle terre ed immediatamente ci siamo messi in cammino di nuovo per Brescia… Figuratevi dunque questo andare, venire e ritornare quante fatiche ci avrà costato… Dirvi poi la cagione di questo sgomberamento, per quanto mi sono accinto a saperla, nessuno mi ha saputo spiegarla perché mi si adducevano argomenti vaghi, dubbi e confusi”. Dopo tre mesi il Nostro ne ha abbastanza. Tornerà con la consolazione  di aver viaggiato (Brescia, Bergamo e Milano incantano Michele allo stesso modo che i panorami montani e le “nordiche” , cioè le belle ragazze dell’alta Italia) e soprattutto di aver incontrato Garibaldi. De Anna ne parla in questi termini nella stessa lettera di cui prima : “Ho veduto diverse volte il nostro caro Garibaldi e credetemi lealmente e da figlio che la prima volta che lo guardai, ebbi una certa impressione tanto violenta che poco mancò che non cadessi a terra, tanto fu la scossa. Mi sentii commosso, e piansi! Sì, caro padre, piansi come un fanciullo… Egli ci salutava col capo e io mi sentiva rinvigorito, ma non aveva voce per aggiungerla alle grida di evviva dei miei compagni. Oh, quanto è caro, bello, simpatico, ma… la mia penna s’arresta a parlare di Lui… a voce vi parlerò di questo essere sovrannaturale”.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 20 Febbraio 2016

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