Cronaca

Il dilemma di Minervini, essere o non essere candidato alle primarie

“Essere o non essere candidato alle primarie”. Questo è ora il dilemma per l’assessore pugliese alla Trasparenza e Protezione civile del Pd, Guglielmo Minervini, unico rivale del segretario regionale Michele Emiliano nella contesa di partito, per essere candidato alle primarie del 30 novembre prossimo e contendergli ai gazebo i voti degli elettori ‘democratici’ pugliesi. Infatti, ora la partita di Minervini per essere candidato dal Pd alle primarie si è resa alquanto complicata dal fatto che l’ex sindaco di Molfetta non sarebbe in grado da solo di raccogliere le firme necessarie a poter presentare la candidatura tra i componenti dell’Assemblea regionale del Pd. Firme che, in base allo statuto nazionale del partito, dovrebbero essere almeno il 35% dei 275 membri dell’Assemblea, vale a dire almeno 96 firmatari. E su questo punto si è aperta la controversia di Minervini con il segretario Emiliano che, non tanto per bloccare la candidatura alle primarie dello stesso Minervini quanto, forse, dimostrare ai vertici nazionali del Pd la debolezza politica di tale candidatura, avrebbe fatto in modo che l’assessore alla Trasparenza della giunta Vendola non abbia neppure i numeri sufficienti a presentare autonomamente la propria candidatura all’Assemblea pugliese del Pd. Stante alle accusa di Minervini, il segretario regionale ha ‘militarizzato il partito’ per impedire che altri esponenti, oltre lo stesso Emiliano, potessero raggiungere il quorum di firme necessarie ad ottenere il via libera a candidarsi alle primarie da parte dell’Assemblea regionale, costringendoli così a praticare l’altra modalità prevista dallo statuto del partito, per ottenere il via libera a correre per le primarie, che è quella più difficoltosa di raccogliere almeno il 20% delle firme degli iscritti al partito nella regione. Infatti, secondo qualche bene informato, la strategia messa in atto da Emiliano non è finalizzata ad impedire la corsa di Minervini alle primarie, quanto ad evitare che vi sia un terzo esponente del Pd in campo il 30 novembre prossimo. Anzi, sempre secondo lo stesso bene informato, Emiliano mira ad avere nel Pd l’ex sindaco di Molfetta come ‘competitor debole’ nella corsa delle primarie, per legittimare maggiormente la propria leadership nel partito e presentarsi come l’unico ‘esponente forte’ del Pd pugliese in grado di correre da candidato presidente per le regionali del 2015. Tanto forte da voler già ora dimostrare che è lui a concedere a Minervini di partecipare alle primarie, procurandogli il resto delle firme necessarie a raggiungere quota 96 e che l’assessore pugliese alla Trasparenza al momento non avrebbe. Infatti, secondo indiscrezioni, Minervini sarebbe in grado di raccogliere poco più di una quarantina di firme tra i 275 membri dell’Assemblea pugliese del Pd, perché oltre 230 di essi si sarebbero già schierati a favore di Emiliano. Quindi, dovrebbe essere quest’ultimo a ordinare ad una cinquantina dei suoi supporter di sottoscrivere la candidatura di Minervini, per consentirgli la presentazione all’Assemblea. Oppure il segretario regionale dovrebbe far deliberare alla stessa una deroga alla norma statutaria, in modo da autorizzare ugualmente la presentazione di Minervini, pur in assenza delle firme necessarie  E, quindi, il via libera alle primarie. Però, l’ex Primo cittadino di Molfetta ha capito evidentemente la strategia di Emiliano e non intende di certo sottostare al gioco. Per cui ha già reso noto, nel corso dell’Assemblea dello scorso lunedì, che la propria presenza alle primarie non sarà di certo dovuta ad una compassionevole concessione del segretario regionale del partito che, tra l’altro, è rivale nella corsa. Minervini, infatti, sembrerebbe addirittura intenzionato ad utilizzare una terza modalità prevista dallo statuto per la presentazione alle primarie che è quella di raccogliere nella regione almeno 10mila firme di elettori che ne richiedono la candidatura. Infatti, ha denunciato subito l’ex sindaco di Molfetta ai microfoni di un’emittente radiofonica nazionale durante un’intervista: “Se il partito intende impedire che (ndr – la candidatura alle primarie) transiti all’interno dei suoi organismi attraverso uno sgambetto è un problema del partito che da ieri mattina è stato militarizzato. Anche attraverso le strutture sono state fatte pressioni sui delegati per impedire la raccolta delle firme”.  A questo punto è chiaro che Minervini punta a farsi candidare passando attraverso la terza modalità statutaria di presentazione. Vale a dire con la sottoscrizione popolare, per presentarsi come ‘vittima’ dell’apparato partitocratico militarizzato dal segretario Emiliano, che predica bene, ma che in realtà agisce male quando si tratta di dimostrare con i fatti ciò che afferma. Tesi, questa, sostenuta dal predecessore di Emiliano alla segreteria pugliese del Pd, il consigliere regionale salentino Sergio Blasi che, in un’intervista apparsa sulla cronaca locale di un noto quotidiano nazionale, ha affermato: “Michele Emiliano fa machiavellismo alle cime di rape”. E Blasi nella stessa intervista si è apertamente schierato a favore della candidatura di Minervini. Infatti, alla domanda conclusiva per chi voterà, ha risposto: “L’ho detto e lo ripeto: per Guglielmo Minervini. Io sto con le persone perbene, come sempre”. Una risposta che la dice lunga sulla tensione politica che è presente nel Pd pugliese in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Minervini, intanto, ha tempo fino al 20 settembre prossimo per decidere effettivamente che fare. E ciò, verosimilmente, per gentile concessione di Emiliano, a suo tempo segretario pugliese del Pd all’unanimità. E, quindi, verosimilmente anche per volere di Minervini e Blasi.

    

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 10 Settembre 2014

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