Cronaca

Il dimissionario Di Rella succede a se stesso nella guida del Consiglio

 

Il premier e leader del Pd, Matteo Renzi, meno di due mesi fa ha “promosso” il sindaco di Bari, nonché capofila nel Pd della corrente renziana pugliese, Antonio Decaro, alla presidenza dell’Anci, però la maggioranza che sostiene il Primo cittadino barese nell’aula “Dalfino”, con la recente riconferma del dimissionario Pasquale Di Rella (Pd) alla presidenza del consiglio comunale,  sostanzialmente lo “boccia”. Infatti, come è  noto, il presidente riconfermato dell’Aula comunale barese la scorsa settima si era dimesso dall’incarico, per tornare a svolgere il ruolo di semplice consigliere comunale, perché – aveva preannunciato la moglie Angela De Manna nel profilo su Facebbok – “Ritiene che, svincolato dal ruolo istituzionale ‘super partes’ e rinunciando alla relativa indennità di carica, possa meglio servire le cittadine ed i cittadini baresi!”. Incarico che, come si ricorderà, Di Rella ricopre dal 2009 con l’era di Emiliano sindaco e che nel 2014 gli era stato riconfermato anche dalla maggioranza che sostiene il sindaco Decaro per l’indiscussa capacità, competenza ed equilibrio; qualità, queste, già dimostrate nella conduzione dei lavori dell’Aula. Competenza ed equilibrio che nei due anni e mezzo di amministrazione a guida Decaro evidentemente devono averlo messo in imbarazzo non poco quando si è spesso trovato ad affrontare situazioni a dir poco dilettantistiche da parte di chi guida una città come Bari, capoluogo di regione di oltre 330mila abitanti. Infatti, come è noto dalle cronache, è stato proprio Di Rella in questi ultimi due anni e mezzo ad aver richiamato in diverse occasioni l’attenzione del Primo cittadino e di alcuni dei suoi assessori su talune irregolarità amministrative. In altre occasioni, poi, è stato sempre lo stesso Di Rella a polemizzare con Decaro su tempi, procedure e scelte seguite per certi atti come, ad esempio, è accaduto per la delibera sulla gestione dello stadio “San Nicola”. Ed a metà della scorsa settimana deve essere stato forse l’insieme di tali situazioni, o di altre analoghe, ad indurre Di Rella alla rinuncia da capo dell’Assemblea comunale, per preferire di sedere tra i banchi come semplice consigliere. Ma così non è stato perché, dopo le iniziali manifestazioni di indisponibilità a rimanere in carica da presidente, Di Rella si è lasciato sedurre dalle lusinghe di chi nei giorni successivi alle dimissioni lo ha probabilmente a lungo corteggiato per farlo ritornare sui propri passi e recedere dal proposito manifestato. Infatti, nella seduta consigliare ultima Di Rella è succeduto a se stesso, avendolo la maggioranza rieletto nel ruolo di presidente del consiglio con 28 voti favorevoli ed otto schede bianche. Quindi, non solo la maggioranza in modo compatto ha voluto riconfermare il presidente dimissionario, ma anche qualche esponente dell’opposizione ha espresso il proprio voto a favore di Di Rella. La decisione di rieleggere il presidente dimissionario è arrivata dopo numerose riunioni e consultazioni, dalle quali la maggioranza è uscita con l’unica alternativa alle dimissioni di Di Rella, ovvero riproporre il nome del presidente uscente, avendolo preventivamente convinto a rimanere in quel ruolo. Quali sono le promesse e gli impegni che il sindaco Decaro, in primis, ha preso con Di Rella, per indurlo ad accettare la riconferma, al momento non sono ancora noti. Di certo, però, il passo indietro di Di Rella avrà impegnato non poco il sindaco Decaro ed, in particolare, i vertici regionali del Pd e, forse, anche qualche dirigente nazionale, per evitare che, con il tentativo di trovare un nome che succedesse a Di Rella alla presidenza del consiglio,  il “puzzle” politico che tiene in piedi l’amministrazione Decaro andasse rovinosamente in frantumi. Di Rella, prima della riconferma, ha ribadito la propria posizione sulla situazione in cui versa il consiglio comunale e la maggioranza espressa da detta Assemblea, ricordando le criticità che sono state alla base della decisione della scorsa settima di dimettersi, a cominciare da una giunta che non partecipa al question-time o non risponde alle interrogazioni o  che non coinvolge nella sua attività i consiglieri comunali, come è avvenuto, ad esempio, con la vicenda della mancata tempestiva comunicazione sui contenuti dell’ispezione ministeriale del Mef (Ministero dell’economia e finanze).  “Confermo  – ha affermato Di Rella appena rieletto – che c’erano e ci sono cose che non vanno. Interpreto l’invito affettuoso e amichevole del sindaco e del capogruppo del Pd come un formale impegno in merito alle criticità che ho rilevato”. E , continuando, ha poi aggiunto: “Sono onorato di aver ottenuto in un clima diverso la fiducia di 28 colleghi. Io adesso però voglio restare libero, voglio essere più utile alla città, accetto l’incarico ma non sarò più un mero notaio, ma un protagonista del Consiglio comunale”. Fin qui la spiegazione di Di Rella sul ripensamento che – da non dimenticare – fino a qualche giorno fa sembrava impossibile da avverarsi. Ma in politica – come si sa – le “vie del Signore” sono sempre infinite, per cui c’è stato. Sta di fatto, però, che, con l’ampia fiducia riaccordata al dimissionario Di Rella, la maggioranza ha dimostrato di condividere a pieno le esternazioni di critica manifestate dal Presidente del consiglio comunale appena riconfermato. E, quindi, di condividere anche tutte le perplessità e criticità avute da Di Rella, nei due anni e mezzo appena trascorsi, nei confronti del sindaco e della sua Amministrazione. Vale a dire che, pur non dichiarandolo, la maggioranza ha validato quelle critiche ed ha implicitamente “bocciato” Decaro per i suoi primi 30 mesi circa da Primo cittadino e per questo ha voluto ridare fiducia a Di Rella. Infatti, l’effettivo significato politico di detta riconferma, nella sostanza, non potrebbe essere altro.  

      Giuseppe Palella


Pubblicato il 29 Novembre 2016

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