Cultura e Spettacoli

Il Dio preso a calci

Una folla curiosa e ‘anomala’ affollava la sera dello scorso giovedì i locali d’un’ Agenzia di scommesse di viale Einaudi. L’anomalia nasce dal fatto che quella folla non era composta da scommettitori. In quei locali, infatti, Fabio Cursio Giacobbe metteva in scena ‘Il fango del dio pallone’, un testo scritto a quattro mani con Vito Pepe in cui si solleva il sudario sul calcio delle scommesse, del doping, delle combine e degli arbitraggi pilotati. Solo in scena, avendo per fondale un maxi schermo (spento) di quelli su cui ludopatici (e non) seguono le partite di calcio, ora in piedi davanti ad un microfono, ora seduto su una comoda poltroncina girevole da slot, per un’ora e passa e con cadenze da stand-up commedy Giacobbe ha raccontato lo sconcio del calcio sporco da una prospettiva inconsueta, ovvero quella di chi certe cose le ha vissute sulla propria pelle sino a pagarne le più dolorose conseguenze. Giacobbe, idealmente rivolto al popolo ludopatico, non grida una sola volta : Pentitevi! Semplicemente, solleva brutalmente un velo ipocrita e invita ad osservare, a riflettere e tirare le somme. ‘Il fango del dio pallone’ è una miniera di rivelazioni : la ‘violetta’ è la banconota da 500 euro, lo scudetto dell’87 fu vinto non dal Milan ma dal clan partenopeo che aveva scommesso contro la propria squadra, i calciatori con l’urina ‘sporca’ fanno urinare nella provetta figure compiacenti… Si potrebbe continuare. E se Giacobbe avesse voluto continuare in proposito, lo spettacolo avrebbe battuto il record mondiale di durata (senza escludere qualche rischio …). Come già detto, Giacobbe non sale in cattedra, né veste i panni del predicatore. Al contrario, si mette a nudo e, senza vittimismo, vuota un sacco pesantissimo ; e mettiamo anche in conto un sottile piacere dinanzi allo strisciante disagio della platea. La sua è una confessione condotta con brio e atteggiamento ambiguo. Giacobbe gioca col pubblico come il gatto col topo, nel senso che lo tiene costantemente sospeso sul filo di un dubbio ingombrante : E’ tutto vero oppure  ‘Il fango del dio pallone’ è solo cronaca enfatizzata di fatti di modesto rilievo ? L’interrogativo viene costantemente tenuto in caldo con la stessa malizia comunicativa che intride quei format dove di mezzo sono crimini impuniti, complotti internazionali, presenze aliene… In questo Giacobbe si manifesta abile manipolatore : Un po’ Pinocchio, un po’ Gian Burrasca, in altri momenti vicino al modello dell’adorabile canaglia, Giacobbe sembra racconti – tra acuti grevi  – di marachelle e compagni di merende, quando invece qui si tratta di ricatti miliardari, di fior di carogne e di strisce chilometriche di coca. Per cui  ‘Il fango del dio pallone’ strappa spesso (amare) risate, complice qualche uscita alla Zalone degna d’un “vitellone di periferia”. Giacobbe conferma buone doti attorali. Quanto al testo, è palese la difficoltà incontrata nel cavare 70’ di drammaturgia senza intoppi da una matassa troppo intricata per individuarne capo e fine. Ma va bene lo stesso, bastando il solo gesto morale. Conclusione ? Non è il caso di cadere dalle nuvole. Queste porcherie sono ben più remote di Calciopoli  : Lo scudetto vinto dal Torino nella stagione ‘26/’27 venne revocato (e senza che venisse assegnato alla squadra seconda classificata, che era il Bologna) per una combine in occasione del derby della Mole vinto dai granata per 2-1 e che coinvolse il dirigente granata Guido Nani e il terzino della Juventus Luigi Allemandi. Si abolisca la parola ‘sport’ e i conti torneranno a tutti.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 22 Marzo 2022

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