Il Duca delle Puglie, la resa e la gloria
Alto esponente dell’omonima casa reale, Amedeo di Savoia (il celebre Duca) annoverava fra i suoi titoli anche quello di Duca delle Puglie. Questo aristocratico, fu definito da chi lo conobbe ‘anomalo’ per via dell’atteggiamento affatto scostante, ‘democratico’ e nemico del formalismo. Si racconta che, avviato alla carriera militare a quindici anni presso il Reale collegio della Nunziatella di Napoli, il giovanissimo Amedeo si scontrasse con le rigide consegne imposte agli altri studenti, per effetto delle quali nessuno doveva rivolgersi per primo al principe e, se interpellato, doveva mettersi sull’attenti e rispondere esclusivamente: «Sì, Altezza reale» o «No, Altezza reale». Infastidito da tanta formalità, Amedeo permise ai propri compagni di dargli del tu e di omettere il titolo di Altezza reale. Amedeo d’Aosta è passato alla storia per il coraggio e la dignità messe in mostra durante la seconda guerra mondiale. Già viceré d’Etiopia, con l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940, Amedeo d’Aosta fu nominato comandante superiore delle forze armate dell’Africa Orientale Italiana. Nel 1941, di fronte alla travolgente avanzata degli inglesi, le poche truppe italiane rimaste al suo comando si ritirarono per organizzare l’ultima resistenza sulle montagne etiopiche. Amedeo s’asserragliò dal 17 aprile 1941 sull’Amba Alagi, la più alta montagna (‘amba’) di quel paese (3.438 metri). Erano con lui 7.000 uomini, una forza composta di carabinieri, avieri e marinai della base di Assab, 500 soldati della sanità e circa 3.000 militari delle truppe indigene. Lo schieramento italiano venne ben presto stretto d’assedio dalle forze del generale Cunningham, il quale disponeva di 39.000 uomini. La ferocia di quell’assedio, durato un mese, è stata di recente raccontata da Gabriella Ghermandi, scrittrice italo-etiope, nel suo ‘Regina di fiori e di perle’ (2011, Donzelli editore). Si tratta di un viaggio nel tempo e nello spazio, in cui scorrono le vicissitudini di una famiglia etiope nel periodo che va dal conflitto con l’Italia alla dittatura di Mengistù Hailé Malram dei giorni nostri. Significativo un passo di quell’opera :”Per anni la carne arrosto da quelle parti si è chiamata ‘carne all’Amba Alagi’. Pensa, ottomila persone bruciate…” Dopo un mese di resistenza disperata, i nostri soldati, inferiori anche per mezzi, stremati dal freddo e dalla mancanza di munizioni e acqua, il 17 maggio si dovettero arrendere ai britannici. Questi, in segno d’omaggio ed ammirazione per la fermezza da loro mostrata, resero gli onori delle armi ai superstiti (vedi immagine), facendo conservare agli ufficiali la pistola d’ordinanza. Prigioniero di guerra numero 11590, Amedeo venne trasferito in Kenia in aereo e internato nei pressi di Dònyo Sàbouk, una località infestata dalla malaria, a 70 chilometri da Nairobi. Il Duca vi si ammalò. Morì il 3 marzo 1942 nell’ospedale di Nairobi.
Italo Interesse
Pubblicato il 17 Maggio 2022